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IMMIGRATI: CARITAS, NELL’UE PRIMA DEL 1° MAGGIO 3 MILIONI E MEZZO DALL’EST

Nell’Unione europea, prima dell’adesione dei dieci nuovi Paesi membri, si stimava una presenza di immigrati dell’Est di 3 milioni e mezzo di persone (su 20 milioni di immigrati presenti nell’Unione), soprattutto in Germania, Italia, Austria e Spagna. “Il loro aumento avverrà in misura ridotta rispetto agli anni ’90, ma secondo uno studio recente della Fondazione per la promozione della condizione di vita e di lavoro di Dublino dovrebbe emigrare in Occidente l’1% della forza lavoro, circa 220.000 persone l’anno”. Mentre in Italia, alla fine del 2003 (dopo la regolarizzazione e i nuovi arrivi), su una popolazione straniera complessiva stimabile attorno alle 2.550.000/2.650.000 presenze, inclusi i minori, le persone provenienti dall’Est Europa raggiungono circa il 40% sulla presenza straniera totale e superano il milione di unità. Secondo stime recenti, in pochi anni più della metà degli immigrati in Italia sarà europea. Sono alcuni dei dati contenuti nel volume “Europa. Allargamento a Est e immigrazione” curato dalla Caritas italiana e presentato oggi a Roma.

“E’ stato voluto – spiega mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana – per togliere l’evento del 1° maggio 2004 dal novero degli avvenimenti che nascono e muoiono mediaticamente nello spazio di pochi giorni”. Il volume, che ha coinvolto 33 autori, tra cui 10 dall’Est Europa, presenta dati e analisi storiche, economiche, culturali, sociologiche e religiose sui flussi migratori.

Secondo il volume curato dalla Caritas risulta che in Italia la Romania è il primo gruppo nazionale tra gli Stati membri con quasi 250.000 soggiornanti, quindi l’Albania, con circa 240.000 soggiornanti, e la Polonia, con circa 70.000 soggiornanti. Milano e specialmente Roma sono le province nelle quali è insediato il maggior numero di immigrati delle varie nazioni dell’Est Europa. Nel Nord Italia vi sono però diverse province, a loro volta “capitali” dell’Est: Bolzano per gli slovacchi, Vicenza per la Bosnia Erzegovina e la Jugoslavia, Trieste per la Croazia e Treviso per la Macedonia. Prendendo in considerazione le domande di regolarizzazione del 2002 (delle quali 415.000 riguardano lavoratori dell’Est Europa) come misura della pressione migratoria dei prossimi anni, il volume della Caritas prevede l’arrivo di almeno 100.000 lavoratori (8.000 dalla Moldavia, 10.000 dalla Polonia, 15.000 dall’Albania, 27.000 dall’Ucraina e 35.000 dalla Romania).

Secondo mons. Nozza “l’Europa allargata può e deve servire, innanzi tutto per ripartire in maniera più equilibrata le risorse disponibili, tenuto conto che il reddito pro capite dei nuovi paesi è al di sotto della media comunitaria; quindi, per tutelare meglio i lavoratori in patria e anche i migranti che si spostano”. Giorgio Alessandrini, del Cnel, auspica che “l’ampliamento dell’Unione a Est costituisca un’occasione per riflettere sulla politica migratoria, rimuovendo gli ostacoli normativi e funzionali che rendono difficili le vie legali all’immigrazione, prevedendo quote realistiche, valorizzando le forze lavoro dell’Est e rendendo più agevole l’integrazione”.

Per Ugo Girardi, vice direttore vicario di Unioncamere, “l’allargamento a Est offre notevoli opportunità alle imprese dell’Europa occidentale, incrementando l’accesso a un mercato in rapida crescita con l’opportunità di investimenti produttivi e finanziari”. Per Predrag Matvejevic, dell’Università di Roma “La Sapienza”, sarebbe auspicabile “che l’Europa del futuro fosse meno eurocentrica di quella del passato, più aperta agli altri e meno egoista dell’Europa delle nazioni, più consapevole di se stessa e meno incline all’americanizzazione, più comprensiva che arrogante”.Sir