Pisa

Immigrati a Pisadi Francesco Paletti

Spera in un lavoro «normale», come lo chiama lei, cioè uno di quelli «che mi permetta di guadagnare da vivere dedicando tempo anche a mio figlio: l’ho fatto venire in Italia perché volevo costruirmi qua un futuro nuovo, ma dopo quello che è successo mi sembra tutto molto più difficile». È arrabbiata e preoccupata Daniela, 34 anni: arrivò a Pisa quattro anni fa dalla Romania, per fare la colf in una famiglia pisana. Ce l’ha soprattutto con il suo governo: «Hanno sbagliato tutto, non dovevano far uscire dal Paese così tante persone con la fedina penale macchiata da reati anche molto gravi: che cosa pensavano facessero una volta lontani da casa? Quello che è successo e sta accadendo era facilmente prevedibile: dovevano essere molto più attenti, sia per tutelare l’immagine nazionale, che soprattutto per non creare ulteriori difficoltà a noi, immigrati romeni onesti, che fatichiamo ogni giorno per costruirci una vita dignitosa».Il suo problema, oggi, si chiama lavoro: «Ne sto cercando uno nuovo. Ma, con quello che si dice di noi in questo periodo, che cosa penseranno i potenziali datori di lavoro quando gli dirò che arrivo dalla Romania?».Secondo Daniela l’immigrazione proveniente dalla Romania è cambiata «rispetto a quando siamo arrivati noi: prima veniva gente che voleva solo lavorare, per ricostruirsi una vita, rispettando le regole. Ora, invece, insieme a persone che hanno davvero il desiderio di vivere onestamente in Italia, arrivano anche tanti criminali, troppi. E ci rimettiamo tutti». Perché la tragedia di Giovanna Reggiani e il clima di tensione che ne è seguito, di cui gli episodi di xenofobia di Tor Bella Monaca sono un esempio, impatta anche la vita di tanti immigrati che hanno lasciato il loro Paese, in cerca, semplicemente, di una vita più dignitosa. «Per fortuna -dice Daniela- che, almeno a Pisa, la maggior parte dei cittadini è ancora capace di distinguere i delinquenti dalle persone che sono qui solo per lavorare».In ogni caso le generalizzazioni rischiano di tramutarsi in un ostacolo in più sulla via, già di per sé in salita, dei tanti immigrati che hanno scelto l’Italia come loro «patria d’adozione». Solo in Provincia Pisa, secondo l’edizione 2007 del «Dossier statistico» della Caritas, sono 26.727, circa un quinto in più (19,9%) rispetto alla fine del 2005: un aumento significativo, benché in linea con quello medio realizzato sia a livello regionale che nazionale, e che, se confermato anche alla fine di quest’anno, porterà per la prima volta il numero degli stranieri soggiornanti in provincia di Pisa oltre «quota» trenta mila.Numeri alla mano, l’area pisana è la «meta preferita» dagli stranieri fra quelle della Toscana costiera: molti di più che a Lucca, ferma a «quota» 20.424, e Livorno (16.718), quasi il doppio rispetto a Grosseto e circa il triplo nei confronti di Massa Carrara. «Questa stima può sorprendere solo chi non conosce bene il fenomeno su scala locale -spiega il direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli-: piaccia o meno, la realtà è che gli immigrati sono ormai una presenza radicata e strutturale sul nostro territorio». A livello regionale, invece, Pisa si colloca al quarto posto, alle spalle delle province di Firenze, Prato e Arezzo.Ma il paradosso arriva dal mercato occupazionale: il territorio provinciale è il primo della Toscana per numero di immigrati assunti; e tuttavia la loro presenza incide meno che in tutte le altre province della nostra regione sul numero totale degli occupati. Nel dettaglio: i lavoratori stranieri in provincia sono 12.702 (di cui 10.810 extracomunitari), ma coprono «solo» l’8,6% della manodopera complessiva impiegata nel territorio provinciale, circa cinque punti percentuali in meno rispetto all’incidenza regionale (13,2%) e a quella nazionale (12,5%). Nessuna sorpresa, invece, fra i banchi di scuola: gli alunni stranieri sono circa 3.600, in pratica il 7% della popolazione studentesca. Quota che sale alle elementari (8,4%) e alle medie (8%) e scende in modo repentino (4,9%) alle superiori. Fra queste le «preferite» dagli studenti stranieri sono gli istituti professionali (38,9%) e quelli tecnici (30,1%), «ad indicare -spiega don Morelli- la preferenza degli immigrati per quelle scuole secondarie che assicurano un titolo più rapidamente spendibile sul mercato del lavoro». Seguono le magistrali (12,3%) e il liceo scientifico (11,9%)