Firenze

Immacolata: a Firenze la Messa presieduta dal cardinale Ernest Simoni, il prete albanese che ha commosso il Papa

All’inizio della celebrazione, Betori lo ha presentato come “un prete che ha subito 37 anni di prigionia e lavori forzati nell’Albania comunista di Enver Hoxha, il regime che si era proclamato ‘primo stato ateo del mondo’. Oggi a pregare con noi c’è un martire della fede in Cristo Gesù”. “Egli – ha proseguito – è ben degno di rivestire la sacra porpora per aver condiviso la sorte di tanti martiri nel dono di sé per la fede. Siamo lieti che egli abbia accettato di celebrare oggi con noi la festa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Lo sentiamo un po’ anche nostro, don Ernest, dal momento che ha scelto di soggiornare spesso nella nostra città e ha voluto esprimere il suo legame con noi inserendo nel suo stemma cardinalizio anche il giglio di Firenze. Sappia, Eminenza, che anche i fiorentini Le vogliono bene: siamo infatti lieti di avere tra noi un così insigne testimone di Cristo, che con la sua presenza ci ricorda il prezioso dono che è la fede in Gesù e ci spinge a essere fedeli alla sua Parola”.

Dopo la Messa il Cardinale Betori si è fermato, come tradizione, a rendere omaggio a Maria nella Loggia del Bigallo. “Aiutaci a essere ancora più uniti nel perseguire il bene comune, nel distinguerci solo per testimoniare un modo migliore di vivere insieme, mai di dividerci per interessi personali o di gruppo, per ragioni ideologiche, per arido egoismo” è la preghiera rivolta alla Madonna. Betori ha ricordato le parole di Papa Francesco che un anno fa, nella sua visita a Firenze, invitava a “Custodire e annunciare” la fede in Gesù, perché “nel riconoscere il mistero del Figlio di Dio fatto uomo noi potremo penetrare nel mistero di Dio e nel mistero dell’uomo”.

Nel nostro tempo, ha proseguito l’Arcivescovo di Firenze, “tale mistero è ripetutamente minacciato e sfigurato. Accade ogni volta che la vita nascente viene rifiutata e coloro che devono accoglierla non sono sostenuti nelle difficoltà del loro compito; la vita dei fanciulli e dei ragazzi viene offesa, manipolata, abusata o anche solo non viene sufficientemente custodita e rispettata la libertà dei suoi percorsi educativi; la vita dei giovani viene ostacolata nelle loro legittime aspettative di avere percorsi idonei di formazione umana, conoscenza e qualificazione professionale, di trovare lavoro, di formare una famiglia; la vita degli adulti fatica a mantenere un lavoro dignitoso, avere un’abitazione decorosa, intessere relazioni familiari e sociali costruttive; la vita delle famiglie è costretta a misurarsi ogni giorno con condizioni culturali e sociali che minano la stabilità e la fecondità dell’amore; la vita degli anziani viene condannata all’abbandono e alla solitudine, quella dei malati non sorretta da adeguate cure, quella dei poveri lasciata alla loro emarginazione, quella di quanti sono precipitati nel disagio sociale privata dei necessari sostegni; la vita dei profughi viene respinta e ricacciata nelle condizioni inumane di violenza, fame, sopraffazioni, lacerazioni sociali e sottosviluppo da cui hanno tentato di fuggire; la vita dei popoli in guerra condannata a subire ogni giorno violenza e morte; la vita dei credenti minacciata nella loro libertà di coscienza e di culto”.

Da qui dunque la preghiera “che la nostra Chiesa e la nostra città continuino a sentire sempre viva la loro vocazione a costruire ponti e legami che traggano ciascuno dalla propria prigione e ne liberino il germe di umanità seminato nel cuore, perché possa fiorire e produrre frutti di bene per tutti, i cui segni comunque non mancano tra noi”.