Vita Chiesa

Imam di al-Azhar: Papa Francesco «uomo di pace, felice di lavorare insieme per l’umanità»

L’intervista si è svolta presso la residenza dell’Ambasciatore di Egitto presso la Santa Sede e vi hanno partecipato due redattori della Radio Vaticana, p. Jean-Pierre Yammine, responsabile della sezione araba, e Cyprien Viet, della sezione francese, insieme a Maurizio Fontana de L’Osservatore Romano. L’intervista è stata ripresa in audio e video da Radio Vaticana e Centro Televisivo Vaticano e si è svolta interamente in lingua araba. «Proseguire la nostra missione sacra, che è la missione delle religioni: ‘rendere felice l’essere umano ovunque’». Così – si legge nella traduzione italiana diffusa oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede – l’Imam ha sintetizzato la missione comune sua e del Papa, definito «un uomo di pace, un uomo che segue l’insegnamento del cristianesimo, che è una religione di amore e di pace: un uomo che rispetta le altre religioni e dimostra considerazione per i loro seguaci, un uomo che consacra anche la sua vita per servire i poveri e i miseri e che si prende la responsabilità delle persone in generale; è un uomo ascetico, che ha rinunciato ai piaceri effimeri della vita mondana. Tutte queste sono qualità che condividiamo con lui e per questo ci siamo sentiti desiderosi di incontrare quest’uomo per lavorare insieme per l’umanità».

«Credo che sia giunto il momento per i rappresentanti delle religioni divine di partecipare fortemente e concretamente per dare all’umanità un nuovo orientamento verso la misericordia e la pace, affinché l’umanità possa evitare la grande crisi della quale stiamo soffrendo adesso». Nell’intervista esclusiva concessa ai media vaticani, l’imam di al-Azhar ha risposto così a una domanda sui «doveri delle grandi autorità religiose e dei responsabili religiosi nel mondo di oggi». «Sono responsabilità pesanti e gravi nello stesso tempo – ha spiegato – perché sappiamo, come ci siamo detti anche con Sua Santità, che tutte le filosofie e le ideologie sociali moderne che hanno preso in mano la guida dell’umanità lontano dalla religione e lontano dal cielo hanno fallito nel fare felice l’uomo e nel portarlo lontano dalle guerre e dallo spargimento di sangue. L’uomo senza religione costituisce un pericolo per il suo simile e credo che la gente adesso, in questo ventunesimo secolo, abbia cominciato a guardarsi intorno e a cercare le guide sagge che la possano guidare nella giusta direzione. Tutto ciò ci ha spinti a questo incontro e a questa discussione e all’accordo di cominciare il passo giusto nella direzione giusta». Come esempio di impegno, l’imam ha citato il lavoro di rinnovamento dei testi scolastici, in cui vengono spiegati «i concetti musulmani che sono stati deviati da coloro che usano violenza e terrorismo e dai movimenti armati che pretendono di lavorare per la pace».

«Io vengo dal Medio Oriente dove vivo e subisco, insieme agli altri, le conseguenze dei fiumi di sangue e cadaveri, e non c’è nessuna causa logica per questa catastrofe che viviamo giorno e notte». Nell’intervista esclusiva rilasciata ai media vaticani, il Grande imam  lancia «un appello al mondo intero affinché possa unirsi e serrare i ranghi per affrontare e porre fine al terrorismo, perché credo che se questo terrorismo viene trascurato, non solo gli orientali ne pagheranno il prezzo, ma orientali e occidentali potrebbero soffrire insieme, come abbiamo visto». Di qui l’appello dell’imam «al mondo e agli uomini liberi del mondo: mettevi d’accordo subito e intervenite per porre fine ai fiumi di sangue». «Sì, il terrorismo esiste, ma l’Islam non ha niente a che fare con questo terrorismo e questo vale per gli Ulema musulmani e per i cristiani e musulmani in Oriente», precisa l’imam: «E quelli che uccidono i musulmani, e uccidono anche i cristiani, hanno frainteso i testi dell’Islam sia intenzionalmente sia per negligenza». «L’Islam e il Cristianesimo non hanno nulla a che vedere con quelli che uccidono», ribadisce il leader religioso, esortando a «non confondere» un «gruppo deviato e fuorviato» con i musulmani e a tenere presente che non si tratta di «una persecuzione nei confronti dei cristiani in Oriente»: al contrario, «ci sono più vittime musulmane che cristiane, e noi tutti subiamo insieme questa catastrofe». «Non possiamo colpevolizzare le religioni a causa della deviazione di alcuni dei loro seguaci, perché in ogni religione esiste una fazione deviata che ha alzato il vessillo della religione per uccidere nel suo nome», conclude l’imam.