Vita Chiesa

Ilaria, Marco e Lorenzo: una famiglia in missione

di Emanuela PietraroiaUna missione per tre. Quando sono partiti da Prato per il Venezuela nel dicembre del 2003 Ilaria Dabizzi e Marco Petri, sposati da appena un anno e mezzo, sapevano già di essere in attesa di un bambino. La partenza per la missione venezuelana era prevista e preparata da tempo, quando i due sposi si sono accorti di non dover decidere solo per la loro partenza, ma anche per quella del loro primo figlio in arrivo. «La decisione di partire – ci diceva Ilaria, incontrata prima di partire – è maturata all’interno di un cammino di formazione che ci ha portati a diventare Terziari dell’ Ordine francescano e che, tra l’altro, ci ha fatti incontrare». Con tutte le cautele del caso, i due giovani pratesi hanno deciso di affrontare il viaggio in tre non senza ripensamenti e timori. Ricevuto il mandato dal Vescovo di Prato, mons. Gastone Simoni, sono partiti alla volta di Guanare in Venezuela. In questa diocesi Marco e Ilaria svolgono il loro servizio in un centro sociale, in una parrocchia animata da Frati Francescani Conventuali. La loro iniziativa è infatti stata seguita dal Centro Missionario dell’ Ordine Francescano Secolare (Cemiofs), che li ha destinati a questo Stato dell’America latina e ha scritto un progetto della durata di tre anni, alternato da soste per le verifiche periodiche. Fin dall’inizio e per ogni mese sono rimasti in comunicazione con tutti, tessendo un filo ininterrotto attraverso il sito del Cemiofs (www.cemiofs.it), che ospita le lettere e le foto da loro inviate. In accordo con la fraternità dei frati francescani, la diocesi di Guanare e soprattutto la comunità della Chiesa San Antonio nel Barrio La Importancia il loro impegno si è concentrato su alcuni interventi mirati come la ristrutturazione del Consiglio pastorale, il gruppo giovani, la commissione Caritas. All’interno del Centro Sociale «Paz y Bien» sono stati promossi con il loro aiuto dei corsi di formazione professionale in taglio e cucito e panetteria e pasticceria. Inoltre hanno iniziato i colloqui diretti ad alcuni educatori da inserire nel «Progetto Alejandro» per dare una risposta a uno dei problemi gravi della zona: l’abbandono dei figli per molte ore al giorno da parte di genitori che lavorano o che non sono presenti in casa. A chi guarda alla loro esperienza con stupore, con quella umiltà che richiama la loro spiritualità francescana dicono: «A noi è stato chiesto di rispondere a questa chiamata e noi non abbiamo fatto altro che accordare fiducia al progetto di Dio». Entrambi gli sposi hanno lasciato la loro occupazione. Ilaria che lavorava al Centro di solidarietà con i tossicodipendenti avrà un’aspettativa non retribuita. Marco ha dovuto licenziarsi dal suo impiego in un’azienda metalmeccanica e, con la determinazione di chi vive secondo la speranza cristiana, diceva a pochi giorni dalla partenza: «È un’altra la “carriera” che mi interessa». Il coraggio che ha guidato la decisione ha dato loro ragione quando, anticipando il tempo previsto per il suo arrivo, è nato il 29 aprile il piccolo Lorenzo. Oggi a cinque mesi e mezzo il piccolo pesa 8 Kg e gode di ottima salute.

Qualsiasi disagio o difficoltà per il bambino avrebbero fatto ripensare almeno la modalità se non la durata della missione: «La buona salute di Lorenzo – dice Ilaria – è il segno che la nostra permanenza è voluta dal Signore». Leggono così la loro esperienza alla luce del Vangelo Ilaria e Marco che, appena raggiunti da una nostra telefonata, dicendosi sereni e «a casa», aggiungono: «Come nel Vangelo delle nozze di Cana Gesù fa il miracolo e gli sposi non se ne accorgono, così succede qui ogni giorno: viviamo serenamente e non ci accorgiamo di quanti miracoli avvengono silenziosamente intorno a noi.» In occasione del Battesimo di Lorenzo hanno fatto visita alla famiglia in missione i genitori di Marco e il padre di Ilaria, Mario Dabizzi che, commosso per l’esperienza, ha raccontato: «Vivono francescanamente e mangiano quello che mangia la famiglia più povera». La figlia Ilaria, dimostrandosi ancora una volta restia alle celebrazioni, ci dice: «Quello che facciamo è solo un po’ di condivisione».

Il messaggio del Papa nel segno dell’EucaristaEucaristia e missione: è questo il tema del messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Missionaria Mondiale che si celebra domenica 24 ottobre. «Per evangelizzare il mondo – scrive il Papa – c’è bisogno di apostoli “esperti” nella celebrazione, adorazione e contemplazione dell’Eucaristia». La Giornata di quest’anno si lega quindi all’Anno dell’Eucaristia, inaugurato dal Papa proprio domenica scorsa. Dall’Eucaristia, infatti, scaturisce la missione: «Al termine di ogni santa Messa – scrive il Papa – tutti debbono sentirsi inviati come “missionari dell’Eucaristia” a diffondere in ogni ambiente il grande dono ricevuto. Chi, infatti, incontra Cristo nell’Eucaristia non può non proclamare con la vita l’amore misericordioso del Redentore». MISSIONARI ITALIANI NEL MONDOSecondo la banca dati del Cum (Centro unitario missionario) i missionari italiani nel mondo (dati 2001) sono 15.931, tra cui 718 sacerdoti, 6.297 religiosi, 7.309 religiose, 135 appartenenti a istituti secolari, 36 di vita contemplativa, 923 laici. È l’America Latina il continente con il maggior numero di presenze missionarie italiane: 6.989. Seguono l’Africa (4.569 in Africa e 351 in Africa del Nord) e l’Asia (1.445). MISSIONARI MARTIRISono 29 i missionari uccisi nel 2003; tra questi 3 sono italiani: padre Taddeo Gabrieli, dell’Ordine dei Frati minori, ucciso in Brasile il 19 luglio, il comboniano padre Mario Mantovani, ucciso in Uganda il 14 agosto, la volontaria Annalena Tonelli, uccisa in Somalia il 5 ottobre.

Messaggio per la giornata missionaria 2004