A chiunque sarà offerta una coperta e una ciotola di riso». Tornare alla genuina spiritualità dei padri medioevali questo è il sogno espresso da don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco fondata a Fermo nelle Marche e oggi presente in undici regioni d’Italia che promuove servizi per la riabilitazione e l’inserimento sociale e lavorativo dei disabili.Il sacerdote è stato il relatore dell’incontro sul ruolo del volontariato oggi organizzato dalla Caritas diocesana e dalla parrocchia guidata da don Aldo Celli, che si è tenuto nella sala parrocchiale della Santissima Annunziata ad Arezzo. In un mondo dove imperversano l’aumento della povertà, l’individualismo e il tentativo di monetizzare ogni cosa, c’è necessità di dare una carica innovativa alla solidarietà, il cui braccio operativo deve essere il volontariato. «La società ha affermato il presidente della comunità di Capodarco deve organizzarsi, altrimenti il rischio a cui andiamo incontro è quello di lasciare fuori chi non ha “risorse”, come ad esempio le persone non autosufficienti, gli emarginati, gli immigrati, creando ciò che oggi viene definito come “scarto”, incrementando l’ingiusta divisione delle persone in “categorie”».«Per evitare che le singole organizzazioni di volontariato si trovino da sole nella lotta alla povertà e alla sofferenza, è necessario instaurare un rapporto di collaborazione con le istituzioni pubbliche», ha sottolineato don Albanesi. Uno degli obiettivi è quello di invertire la tendenza che si verifica attualmente: aumentano le situazioni di disagio, ma diminuiscono i servizi. «Perseguire la felicità di tutti è l’ideale che contraddistingue i cristiani», ha dichiarato don Vinicio Albanesi che ha poi messo in evidenza la necessità di «avere più coraggio nel proporre progetti forti». Durante la tavola rotonda è emersa la mancanza, nel nostro territorio, di un luogo nel quale poter leggere la realtà aretina da parte delle organizzazioni di volontariato, che devono essere unite nel dare ciascuna il suo contributo, la sua specificità e non competere tra di loro.Riccardo Ciccarelli