Cet Notizie
Il viaggio in Azerbaijan e Bulgaria (22-26 maggio 2002)
1. IL SALUTO ALL’AEROPORTO DI BAKU (22 maggio 2002)
2. L’OMELIA AL PALAZZO DELLO SPORT DI BAKU (23 maggio 2002)
3. ALL’AEROPORTO DI SOFIA (23 maggio 2002)
4. VISITA AL PATRIARCA MAXIM (24 maggio 2002)
5. CON I RAPPRESENTANTI DEL MONDO DELLA CULTURA (24 maggio 2002)
6. PELLEGRINAGGIO AL MONASTERO DI S. GIOVANNI DI RILA (25 maggio 2002)
7. VISITA ALLA CATTEDRALE CATTOLICA DI RITO BIZANTINO-SLAVO, A SOFIA (25 maggio 2002)
8. SANTA MESSA CON BEATIFICAZIONI, NELLA PIAZZA CENTRALE DI PLOVDIV (26 maggio 2002)
9. INCONTRO CON I GIOVANI NELLA CATTEDRALE DI PLOVDIV (26 maggio 2002)
10. CERIMONIA DI CONGEDO, NELL’AEROPORTO DI PLOVDIV (26 maggio 2002)
All’arrivo all’aeroporto internazionale di Baku, previsto per le 16 (ora locale), il Papa è accolto dal Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, S.E. il Signor Heidar Aliev, dalle Autorità politiche e civili: i Capi Missione del Corpo Diplomatico, il Nunzio Apostolico Mons. Claudio Gugerotti, P. Daniel Pravda, S.D.B., Superiore della Missione “sui iris”, con gli altri due membri della Comunità Salesiana e Mons. Wojciech Zaluski, Consigliere della Nunziatura Apostolica. Dopo il saluto del Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Sig, Heidar Aliev, il Santo Padre pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:
1. A tutti il mio saluto deferente e cordiale. Ho accolto con viva gratitudine, Signor Presidente, il Suo reiterato invito a visitare questo nobile Paese, ed ora desidero manifestarLe la mia gioia per il dono fattomi da Dio di raggiungere la terra azera e di incontrarmi con i suoi abitanti.
Grazie per le cortesi parole di benvenuto, che Ella ha voluto rivolgermi. Questo viaggio si colloca nel decimo anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra l’Azerbaijan e la Santa Sede. L’indipendenza, conquistata dopo lunga dominazione straniera, è stata vissuta in questi anni tra non poche difficoltà e sofferenze, ma senza mai smarrire la speranza di poter
2. Pongo piede in questo antichissimo Paese, portando nel cuore l’ammirazione per
Anche dopo l’attenuarsi dell’iniziale fulgore della Chiesa, i cristiani hanno continuato a vivere fianco a fianco con i fedeli di altre religioni. Ciò è stato possibile grazie ad
3. L’Azerbaijan è
Da questa porta di civiltà che è l’Azerbaijan, rivolgo oggi un
4. Le religioni, che in questo Paese si sforzano di operare in armonia d’intenti, non sono e non devono essere tragico pretesto per contrapposizioni che hanno altrove la loro origine.
Qui, alla porte dell’Oriente, non distante dai luoghi dove continua, crudele e insensato, il crepitio delle armi, voglio levare la mia voce, nello spirito degli incontri di Assisi.
Il mio pensiero va anche agli
5. Ai
Sono certo che le difficoltà drammatiche, subite anche dalla comunità cattolica nel tempo del comunismo, saranno ricompensate dal Signore col dono di una fede viva, di un impegno morale esemplare e di vocazioni locali per il servizio pastorale e religioso.
Al momento di muovere i primi passi sul territorio azero,
All’Azerbaijan ed al suo nobile popolo l’augurio di prosperità, di progresso e di pace!
1. “Onore a voi che credete!” (1 Pt 2, 7).
Sì, amati Fratelli e Sorelle della
Onore tributa la Chiesa universale a quanti
2. “Onore a voi che credete!”. Onore ai vostri nonni e alle vostre nonne, ai padri e alle madri, che hanno coltivato in voi il germoglio della fede, e l’hanno irrorato di preghiera consentendogli di crescere e di portare frutto. Onore anche a te, lo voglio ripetere ancora una volta,
Un saluto particolare rivolgo al Superiore della “missio sui iuris” e alla comunità salesiana, che con lui opera per la cura dei cattolici. Cari Fratelli e Sorelle, voi siete la prova vivente che la fede in Dio opera prodigi. Pochi, appartenenti a vari gruppi etnici, dispersi in un vasto territorio, voi siete stati tenuti uniti insieme dal Buon Pastore.
3. “Io sono il Buon Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me“, dice il Signore nel brano evangelico che abbiamo sentito proclamare. Davvero, Signore Gesù, Tu conoscevi le tue pecore, anche quando erano perseguitate e costrette a nascondersi. Tu le conoscevi ed eri accanto a loro per sostenerle quando, scoraggiate dal duro isolamento fisico e morale, erano tentate di disperdersi.
Le tue pecore, per parte loro, non hanno cessato di conoscerTi e di riconoscerTi, di sentire il conforto della tua presenza, di seguirTi nonostante le asperità del cammino. Quale mirabile scambio! Tu avevi offerto la tua vita per loro, ed esse offrivano la loro vita per Te, supplicando che la loro fede non venisse meno. E come Tu ti sei ripreso di nuovo la tua vita, così la comunità dei sopravvissuti, tornata alla libertà, ha riscoperto la gioia di raccogliersi a celebrare la sua fede nella tua casa, donde adesso sale nuovamente verso il Cielo, come profumo d’incenso, la preghiera di lode e di ringraziamento.
4. Cari Fratelli e Sorelle, figli amatissimi della Chiesa cattolica,
Sostenuti da questa certezza, voi sentite che questo è tempo di gioia, tempo di speranza. Ne è segno e manifestazione la prima pietra della futura chiesa parrocchiale, che benedirò alla fine della Messa.
5. Chiesa che vivi in Azerbaijan, vorrei oggi
La vostra comunità, cari Fratelli e Sorelle, esprime simbolicamente questa universalità, costituita com’è da persone di varia provenienza, alcune con un passato e una prospettiva di stabilità, altre di passaggio verso altre terre. Tutti formiamo un solo popolo, animato da un solo Spirito. Dove si celebra l’Eucaristia, lì é presente la Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”.
Mi pare in questo momento che il colonnato del Bernini, quelle braccia che dalla Basilica di San Pietro si slanciano ad abbracciare il mondo, giungano idealmente fino a noi per stringere al petto di Cristo e della sua Chiesa anche te, piccola comunità cattolica dell’Azerbaijan. In questo abbraccio il cuore di tutta la Chiesa batte di commozione e di amore per te. Con essa e in essa batte il cuore del Papa, che è venuto fin qui per dirti che ti ama e non ti ha mai dimenticato.
6. Sii fedele alla tua missione! Lo sei stata nella prova, quando portavi nel pianto la semente da gettare. Siilo ora nella gioia, mentre ti accingi a raccogliere i covoni (cfr Sal 125, 6). La tua missione é quella di conservare la fede e di testimoniarla con una vita che sia profezia, perché il mondo creda. Guardando te, i tuoi fratelli e le tue sorelle di questo Paese possano vedere quanto credi, quanto speri, quanto ami. Sarà questo il tuo modo di mostrare la presenza del Risorto. La tua testimonianza, che non può contare sulla dovizia dei mezzi, s’imponga per la forza della grazia di Cristo, lievito invisibile, ma capace di fermentare tutta la pasta.
Condividi le gioie e le speranze dell’umanità che vive accanto a te e con te: tu ne sei parte, e con essa devi sperare e lavorare per
7. Guardali, questi giovani! Sono esposti a cadere nel miraggio dell’ozio demotivato, della ricchezza facile e disonesta. Ma sono in grado anche di vibrare per un ideale e di rischiare l’eroismo del sacrificio per far trionfare la giustizia e favorire l’affermarsi della libertà e della pace. Occorre insegnar loro a non aver paura di osare. Occorre dischiudere loro la luminosa prospettiva della fede, dell’amicizia di Cristo.
1. È con commozione ed intima gioia che mi trovo oggi in Bulgaria e posso rivolgervi il mio saluto cordiale. Ringrazio Dio Onnipotente per avermi concesso di
Ogni anno, in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio, apostoli dei popoli slavi, sono solito accogliere in Vaticano i rappresentanti del Governo e della Chiesa di Bulgaria. Vengo dunque oggi, in un qualche modo, a
Il pensiero va pure, in questa particolare circostanza, ad un altro mio predecessore, il Beato Papa Giovanni XXIII, che per una decina d’anni fu Delegato Apostolico in Bulgaria e restò sempre
2. Saluto cordialmente
Saluto con deferenza
3. Abbraccio con particolare affetto
Saluto i cristiani delle
4. La Bulgaria ha accolto il Vangelo grazie alla predicazione dei Santi Cirillo e Metodio, e quel seme deposto in terra fertile ha prodotto nell’arco dei secoli copiosi frutti di testimonianza cristiana e di santità. Anche durante il lungo e rigido inverno del sistema totalitario, che ha segnato nella sofferenza il vostro, insieme a tanti altri Paesi d’Europa, la fedeltà al Vangelo non è venuta meno, e numerosi figli di questo popolo
Voglio qui rendere omaggio a questi coraggiosi testimoni della fede, appartenenti alle diverse Confessioni cristiane. Il loro sacrificio non sia vano, ma serva di esempio e renda fecondo l’impegno ecumenico in vista della piena unità dei cristiani. Guardino ad essi anche quanti lavorano per l’edificazione di una società basata sulla verità, sulla giustizia e sulla libertà!
5. Occorre curare le ferite e progettare con ottimismo il futuro. Si tratta, certo, di un cammino non facile né privo di ostacoli, ma
Formulo l’auspicio che lo sforzo di rinnovamento sociale intrapreso con coraggio dalla Bulgaria trovi l’accoglienza intelligente e il sostegno generoso dell’Unione Europea.
6. Forse proprio qui, vicino alle tombe dei martiri, si radunarono nel 342 o 343 i Vescovi dell’Oriente e dell’Occidente per la celebrazione dell’
La Chiesa Cattolica, con l’impegno quotidiano dei suoi figli e la disponibilità delle sue strutture, intende contribuire a
7. Per collocazione geografica, la Bulgaria si trova a
La Madre di Dio, qui particolarmente amata e venerata, custodisca la Bulgaria sotto il suo manto ed ottenga al suo popolo di crescere e prosperare nella fraternità e nella concordia! Dio Onnipotente colmi delle sue benedizioni questo vostro nobile Paese, assicurandone un futuro prospero e tranquillo!
Alle 11.30, Giovanni Paolo II si reca in visita di cortesia a Sua Santità il Patriarca Maxim e al Santo Sinodo, nel Palazzo Patriarcale, a Sofia. Il Papa porta in dono al Patriarca una reliquia di San Dasio, martirizzato durante le persecuzioni di Diocleziano nel 303 d.C. in Pannonia, i cui resti sono da secoli ad Ancona. Era stato lo stesso Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa di Bulgaria, che intende celebrare i 1700 anni del martirio, a chiedere il dono di una reliquia del santo. Nel Palazzo Patriarcale, dopo il discorso del Patriarca Maxim, il Santo Padre rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:
Cristo è risorto!
1. Sono lieto di potervi incontrare oggi, 24 maggio, perché questo è un giorno particolare, iscritto profondamente nel mio cuore e nella mia memoria. Le visite delle Delegazioni bulgare che, fin dall’inizio del mio servizio quale Vescovo di Roma, ho avuto la gioia di ricevere in Vaticano il 24 maggio di ogni anno, sono state per me gradite occasioni di incontro non solo con la nobile Nazione bulgara, ma anche con la Chiesa ortodossa di Bulgaria e con Vostra Santità, nelle persone dei Vescovi che La rappresentavano.
Oggi il Signore ci permette di incontrarci di persona e di scambiarci “il bacio di pace”. Sono grato per la disponibilità con cui Vostra Santità e il Santo Sinodo mi hanno consentito di realizzare un profondo desiderio, che nutrivo da tempo nel cuore. Vengo a voi con sentimenti di stima per la missione che la Chiesa ortodossa di Bulgaria sta svolgendo, e intendo
2. Lungo i secoli, nonostante vicende storiche complesse e a volte ostili, la Chiesa che Vostra Santità oggi guida ha saputo annunciare con perseveranza l’incarnazione dell’Unigenito Figlio di Dio e la sua risurrezione. Ad ogni generazione
Santità, la visita, che
3. La piena comunione fra le nostre Chiese ha conosciuto dolorose lacerazioni nel corso della storia, “talora non senza colpa di uomini di entrambe le parti” (ibid., 3). “Tali peccati del passato fanno sentire ancora, purtroppo, il loro peso e permangono come altrettante tentazioni anche nel presente. E’ necessario farne ammenda, invocando con forza il perdono di Cristo” (Lettera ap. Tertio millennio adveniente, 34).
Un dato, tuttavia, ci conforta: l’allontanamento avvenuto tra cattolici ed ortodossi non ha mai sopito in loro
Già il Concilio Vaticano Secondo sottolineava, in proposito, che le Chiese ortodosse “hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, il Sacerdozio e l’Eucaristia” (Decr. Unitatis redintegratio, 15). Il Concilio, inoltre, ricordava e riconosceva che “una certa diversità di usi e consuetudini… non si oppone minimamente all’unità della Chiesa, anzi ne accresce il decoro e non poco contribuisce al compimento della sua missione” (ibid., 16), e aggiungeva: “La perfetta osservanza di questo tradizionale principio, invero non sempre rispettata, appartiene a quelle cose che sono assolutamente richieste come previa condizione al ristabilimento dell’unità” (ibid.).
4. Nell’affrontare questo discorso, non possiamo non volgere il nostro sguardo
L’esempio dei Santi Cirillo e Metodio si propone come emblematico
5. Mi è caro evocare, in questo nostro incontro,
Proprio con l’intento di alimentare la conoscenza reciproca, la carità vicendevole e la fraterna collaborazione, sono lieto di offrire alla comunità ortodossa bulgara di Roma l’uso liturgico della chiesa dei
Sono stato informato poi che il 5° Concilio della Chiesa Ortodossa Bulgara ha ripristinato nello scorso dicembre la Metropolia di Silistra, l’antica Dorostol. Da quella regione proveniva
6. Vorrei infine, Santità, esprimere a Lei e a tutti i Vescovi della Sua Chiesa
Con sentimenti fraterni, assicuro la mia costante preghiera, affinché il Signore conceda alla Chiesa ortodossa di Bulgaria di realizzare con coraggio, insieme alla Chiesa cattolica, la missione di evangelizzazione che Egli le ha affidato in questo Paese.
Voglia Iddio benedire gli sforzi di Vostra Santità, dei Metropoliti e Vescovi, del Clero, dei Monaci e delle Monache, accordando un’abbondante messe spirituale alle fatiche apostoliche di ciascuno.
La Vergine Santissima, teneramente venerata dai fedeli della Chiesa ortodossa di Bulgaria, vegli su di essa e la protegga oggi e sempre!
Cristo è risorto!
A conclusione dell’incontro con i membri della Comunità Ebraica bulgara, alle ore 18 Giovanni Paolo II si è trasferito nel Palazzo Nazionale della Cultura ove lo attendevano i Rappresentanti del mondo della Cultura, della Scienza e dell’Arte ai quali ha rivolto questo discorso:
Illustri Signori, Gentili Signore!
1. Sono lieto di incontrarmi con voi, esponenti delle diverse espressioni della cultura e dell’arte. Con le vostre rispettive competenze, voi rendete qui presente, in qualche modo, tutto il diletto popolo bulgaro. Mi rivolgo a voi con rispetto ed ammirazione, consapevole qual sono di
Ringrazio vivamente chi ha interpretato con nobili parole i sentimenti dei presenti, come pure quanti, in modi diversi, si sono fatti promotori della mia visita al vostro bel Paese. Saluto inoltre cordialmente i promotori dell’iniziativa “campane per la pace” e a loro affido volentieri questa “campana del Papa”, con l’auspicio che i suoi rintocchi richiamino ai bambini e ai giovani di Bulgaria il dovere e l’impegno di sviluppare l’amicizia e la comprensione tra le varie Nazioni della terra.
2. Questo incontro si svolge
Il Chan protobulgaro Omurtag ha scritto sulla colonna conservata a Veliko Tarnovo nella chiesa dei Santi Quaranta Martiri: “L’uomo, anche se vive bene, muore, e un altro nasce. Colui che nascerà più tardi, quando vedrà questa scritta, si ricordi di chi l’ha composta” (AA.VV., Le fonti della storia bulgara, ed. Otechestwo, Sofia 1994, pag. 24). Vorrei dunque che questo nostro incontro assumesse la caratteristica di un solenne atto comune di venerazione e di gratitudine verso i santi Cirillo e Metodio, che nel 1980 ho proclamato
3. Introducendo il Vangelo nella peculiare cultura dei popoli che evangelizzavano, i santi Fratelli – con la creazione geniale e originale di un alfabeto – hanno acquisito speciali meriti. Per corrispondere alle necessità del loro servizio apostolico, essi
Per il tramite dei loro discepoli, la missione di Cirillo e Metodio si affermò meravigliosamente in Bulgaria. Qui, grazie a san Clemente da Ocrida, sorsero
L’opera di Cirillo e Metodio costituisce
4.
Il patrimonio culturale che i Santi di Tessalonica lasciarono ai popoli slavi era il frutto dell’albero della loro fede, profondamente radicata nei loro animi. Successivamente, nuovi rami si svilupparono in quell’albero e nuovi frutti furono da questi prodotti ad ulteriore arricchimento di quello straordinario retaggio di pensiero e di arte che il mondo riconosce alle nazioni slave.
5. L’esperienza storica dimostra che l’annuncio della fede cristiana non ha
Chi voglia fattivamente lavorare all’edificazione di un’autentica unità europea, non può prescindere da questi dati storici, che hanno una loro inoppugnabile eloquenza. Come ho già avuto modo di affermare, “la marginalizzazione delle religioni, che hanno contribuito e ancora contribuiscono alla cultura e all’umanesimo dei quali l’Europa è legittimamente fiera, mi sembra essere al tempo stesso un’ingiustizia e un errore di prospettiva” (Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 10 gennaio 2002, n.2). Il Vangelo, infatti, non impoverisce né spegne quanto di autentico ogni uomo, popolo o Nazione riconosce ed attua come bene, verità e bellezza (cfr Slavorum Apostoli, 18).
6. Volgendo indietro lo sguardo, dobbiamo riconoscere che, accanto ad
Ecco allora il messaggio dei Patroni d’Europa e di tutti i mistici e santi cristiani che hanno testimoniato il Vangelo tra le popolazioni europee:
7. In questa prospettiva, saluto con vivo apprezzamento l’iniziativa dei Vescovi cattolici di provvedere alla traduzione in lingua bulgara del Catechismo della Chiesa Cattolica: esso “ha lo scopo di presentare una esposizione organica e sintetica dei contenuti essenziali e fondamentali della dottrina cattolica sia sulla fede che sulla morale, alla luce del Concilio Vaticano II e dell’insieme della Tradizione della Chiesa. Le sue fonti principali sono la Sacra Scrittura, i Santi Padri, la Liturgia e il Magistero della Chiesa” (Prefazione, 11).
Vorrei simbolicamente consegnarlo anche a quelli tra voi che, pur non essendo cattolici, condividono con noi l’unico Battesimo, affinché possano conoscere da vicino ciò che la Chiesa Cattolica crede e annuncia.
8. Il monaco Paisij, del Monastero di Chilandar, notava giustamente che una Nazione con un passato glorioso ha diritto ad un futuro splendido (cfr Istoria slavianobolgarskaia, 1722-1773).
Illustri Signori, gentili Signore, il Papa di Roma guarda a voi con fiducia e ripete davanti a voi la sua convinzione circa
Auguro alla Bulgaria, il bel Paese delle rose, un “futuro splendido” perché, continuando ad essere terra d’incontro tra Oriente e Occidente, con la benedizione del Dio Altissimo, possa prosperare nella libertà, nel progresso e nella pace!
Alle 9 di sabato 25, lasciata la Nunziatura Apostolica di Sofia dopo la Santa Messa celebrata in privato, il Papa si è trasferito all’aeroporto internazionale da dove è partito in elicottero per un pellegrinaggio alla volta del Monastero di S. Giovanni di Rila, considerato il cuore spirituale della Bulgaria. Al suo arrivo, il Santo Padre, dopo l’ingresso solenne e la Venerazione dell’Icona della Madre di Dio e delle reliquie di S. Giovanni di Rila, introdotto dall’indirizzo di saluto dell’Igumeno del Monastero, Vescovo Joan, ha rivolto ai presenti un discorso. Quindi si è raccolto in preghiera sulla tomba di Re Boris III di Bulgaria.
1. La pace sia con voi! Vi saluto tutti con affetto nel Signore. In particolare, saluto l’Igumeno di questo Monastero, il Vescovo Joan, che, quale Osservatore inviato da Sua Santità il Patriarca Cirillo, partecipò con me alle sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Nel corso della mia visita in Bulgaria, ho desiderato venire in pellegrinaggio a Rila per venerare le reliquie del santo monaco Giovanni e poter testimoniare a tutti voi riconoscenza ed affetto: “Noi infatti ringraziamo incessantemente Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra laboriosa carità e della vostra perseverante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo” (1 Ts 1, 2-3).
Sì, cari Fratelli e Sorelle, il monachesimo orientale, insieme con quello occidentale, costituisce un grande dono per tutta la Chiesa.
2. Diverse volte ho messo in risalto il contributo prezioso che voi recate alla Comunità ecclesiale mediante l’esemplarità della vostra vita. Nella Lettera apostolica Orientale lumen ho scritto di voler “guardare il vasto paesaggio del cristianesimo d’Oriente” come “da un’altura particolare”, quella cioè del monachesimo, “che permette di scorgerne molti tratti” (n. 9). Sono infatti convinto che l’esperienza monastica costituisce il cuore della vita cristiana, così da potersi proporre come punto di riferimento per tutti i battezzati.
Un grande monaco e mistico occidentale, Guglielmo di Saint-Thierry, chiama la vostra esperienza, che alimentò e arricchì la vita monastica dell’Occidente cattolico, “luce che viene dall’Oriente” (cfr Epistula ad fratres de Monte Dei I, Sources chrétiennes 223, p. 145). Con lui numerosi altri uomini spirituali dell’Occidente tributarono riconoscimenti elogiativi alla ricchezza della spiritualità monastica orientale. Sono lieto di unire oggi la mia voce a questo coro di apprezzamento, riconoscendo la validità del cammino di santificazione tracciato negli scritti e nella vita di tanti vostri monaci, che hanno offerto esempi eloquenti di sequela radicale del Signore Gesù Cristo.
3. La vita monastica, in virtù della tradizione ininterrotta di santità su cui poggia, custodisce con amore e fedeltà alcuni elementi della vita cristiana, importanti anche per l’uomo di oggi: il monaco è
Come insegna san Basilio il Grande (cfr Regulae fusius tractatae VIII, PG 31, 933-941), la vita cristiana è anzitutto apotaghé, “rinuncia”: al peccato, alla mondanità, agli idoli, per aderire all’unico vero Dio e Signore, Gesù Cristo (cfr 1 Ts 1, 9-10). Nel monachesimo tale rinuncia si fa radicale: rinuncia alla casa, alla famiglia, alla professione (cfr Lc 18, 28-29); rinuncia, poi, ai beni terreni nell’incessante ricerca di quelli eterni (cfr Col 3, 1-2); rinuncia alla philautía, come la chiama san Massimo il Confessore (cfr Capita de charitate II, 8; III, 8; III, 57 e passim, PG 90, 960-1080), cioè all’amore egoistico, per conoscere l’infinito amore di Dio e divenire capaci di amare i fratelli. L’ascesi del monaco è anzitutto un cammino di rinuncia per poter aderire sempre di più al Signore Gesù ed essere trasfigurato dalle energie dello Spirito Santo.
Il beato Giovanni di Rila che ho voluto raffigurato con altri santi orientali ed occidentali nel mosaico della Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo Apostolico Vaticano e di cui questo Monastero è testimonianza duratura udita la parola di Gesù, che gli diceva di rinunciare a tutti i suoi beni per darli ai poveri (cfr Mc 10, 21), lasciò ogni cosa per la perla preziosa del Vangelo, e si pose alla scuola di santi asceti per imparare l’arte della lotta spirituale.
4. La “lotta spirituale” è un altro elemento della vita monastica, che oggi è necessario reimparare e riproporre a tutti i cristiani. Si tratta di un’arte segreta e interiore, un combattimento invisibile che il monaco conduce ogni giorno contro le tentazioni, le suggestioni malvagie, che il demonio cerca di insinuare nel suo cuore; è una lotta che diventa crocifissione nell’arena della solitudine in vista della purezza del cuore che permette di vedere Dio (cfr Mt 5, 8) e della carità che consente di partecipare alla vita di Dio che è amore (cfr 1 Gv 4, 16).
Nell’esistenza dei cristiani oggi più che mai gli idoli sono seducenti, le tentazioni pressanti: l’arte della lotta spirituale, il discernimento degli spiriti, la manifestazione dei propri pensieri al maestro spirituale, l’invocazione del Nome santo di Gesù e della sua misericordia devono tornare a far parte della vita interiore del discepolo del Signore. Questa lotta è necessaria per essere “non distratti”, aperíspastoi, “non preoccupati”, amérimnoi (cfr 1 Cor 7, 32.35), e vivere in costante raccoglimento con il Signore (cfr S. Basilio Magno, Regulae fusius tractatae VIII, 3; XXXII, 1; XXXVIII).
5. Con la lotta spirituale, il beato Giovanni di Rila visse anche la “sottomissione” nell’obbedienza e nel servizio reciproco richiesti dalla vita comune. Il cenobio è il luogo della realizzazione quotidiana del “comandamento nuovo”, è la casa e la scuola della comunione, è lo spazio in cui ci si fa servi dei fratelli come ha voluto essere servo Gesù in mezzo ai suoi (cfr Lc 22, 27). Quale forte testimonianza cristiana offre una comunità monastica quando vive nella carità autentica! Di fronte ad essa, anche i non cristiani sono portati a riconoscere che il Signore è sempre vivo e operante nel suo popolo.
Il beato Giovanni conobbe, poi, la vita eremitica nella “compunzione” e nel pentimento, ma soprattutto nell’ascolto ininterrotto della Parola e nella preghiera incessante, fino a diventare come dice san Nilo un “teologo” (cfr De oratione LX, PG 79, 1180B), un uomo cioè dotato di una sapienza che non è di questo mondo, ma che viene dallo Spirito Santo. Il testamento, che Giovanni scrisse per amore dei suoi discepoli desiderosi di avere una sua ultima parola, è un insegnamento straordinario sulla ricerca e sull’esperienza di Dio per quanti desiderano condurre una autentica vita cristiana e monastica.
6. Il monaco, in obbedienza alla chiamata del Signore, intraprende l’itinerario che, partendo dalla rinuncia a se stesso, giunge fino alla carità perfetta, in virtù della quale egli prova gli stessi sentimenti di Cristo (cfr Fil 2, 5): diventa mite e umile di cuore (cfr Mt 11, 29), partecipa all’amore di Dio per tutte le creature ed ama – come dice Isacco il Siro – gli stessi nemici della verità (cfr Sermones ascetici, Collatio prima, LXXXI).
Reso capace di vedere il mondo con gli occhi di Dio, e sempre più assimilato al Cristo, il monaco tende al fine ultimo per cui l’uomo è stato creato:
7. Quanti testimoni del cammino di santità hanno brillato in questo Monastero di Rila durante la sua vicenda plurisecolare e in tanti altri Monasteri ortodossi! Com’è grande il debito di gratitudine della Chiesa universale verso tutti gli asceti che hanno saputo ricordare l'”unico necessario” (cfr Lc 10, 42), il destino ultimo dell’uomo!
Noi ammiriamo con gratitudine la preziosa tradizione che i monaci orientali vivono fedelmente e che continuano a trasmettere di generazione in generazione quale segno autentico dell’éschaton, di quel futuro a cui Dio continua a chiamare ogni uomo per mezzo dell’intima forza dello Spirito. Essi sono segno attraverso la loro adorazione della santa Trinità nella liturgia, attraverso la comunione vissuta nell’agape, attraverso la speranza che nella loro intercessione si estende a ogni uomo e a ogni creatura, fino alle soglie dell’inferno, come ricorda san Silvano dell’Athos (cfr Ieromonach Sofronij, Starec Siluan, Stavropegic Monastery of St. John the Baptist, Tolleshunt Knights by Maldon 1952 [1990], pp. 91-93).
8. Carissimi Fratelli e Sorelle, tutte le Chiese ortodosse sanno quanto i Monasteri siano un patrimonio inestimabile della loro fede e della loro cultura. Che cosa sarebbe la Bulgaria senza il Monastero di Rila, che nei tempi più oscuri della storia nazionale ha mantenuto accesa la fiaccola della fede? Che cosa sarebbe la Grecia senza la Santa Montagna dell’Athos? O la Russia senza quella miriade di dimore dello Spirito Santo che le hanno permesso di superare l’inferno delle persecuzioni sovietiche? Ebbene, il Vescovo di Roma è oggi qui per dirvi che anche la Chiesa latina e i Monaci dell’Occidente vi sono grati per la vostra esistenza e la vostra testimonianza!
Amatissimi Monaci e Monache, Dio vi benedica! Egli vi confermi nella fede e nella vocazione e vi renda strumenti di comunione nella sua santa Chiesa e testimoni del suo amore nel mondo.
Dopo aver visitato la Concattedrale Cattolica di rito latino, il Papa si è recato alla Cattedrale Cattolica di rito bizantino-slavo, dedicata alla Dormizione della Beata Vergine Maria. All’esterno della Cattedrale Giovanni Paolo II ha benedetto una campana e alcune prime pietre destinate alla costruzione di nuove chiese.
Carissimi Fratelli e Sorelle!
“La pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli” (Tb 12, 17). Sono lieto di incontrarmi con tutti voi in questa Cattedrale dedicata alla Dormizione della Beata Vergine Maria. Saluto con affetto il vostro Esarca Apostolico, Mons. Christo Proykov, e lo ringrazio per le amabili parole che mi ha rivolto. Abbraccio fraternamente l’Esarca emerito Mons. Metodi Stratiev, che ha vissuto la persecuzione e la prigionia insieme con
Con particolare affetto saluto le Monache Carmelitane e le Suore Eucaristine, ricordando specialmente quelle tra loro – vive sulla terra o vive nel cielo – che hanno vissuto durante il periodo della dominazione comunista
Insieme con voi, ricordo con ammirazione e gratitudine la figura e l’opera del Delegato Apostolico Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, il
La stessa fede coraggiosa di coloro che vi hanno preceduto in questa Chiesa cattolica che è in Bulgaria, vi esorta a rinnovare oggi in modo vivace la vostra testimonianza a Cristo Signore. Confortato dal mandato conferito a Pietro da Gesù stesso, desidero da parte mia sostenervi e confermarvi in questo vostro impegno. Il Signore vi assista e vi aiuti nel proposito generoso di vita cristiana e, per l’intercessione della sua Santissima Madre, venerata con il titolo di Patrona dell’unità dei Cristiani nel Santuario della Santissima Trinità a Malko Tyrnovo, vi doni l’abbondanza delle sue benedizioni.
La domenica della Santissima Trinità, il Santo Padre, lasciata la Nunziatura Apostolica di Sofia, si è trasferito a Plovdiv e nella piazza centrale della città, alle 10.15, ha concelebrato con i tre Vescovi e con i presbiteri della Bulgaria, con i Cardinali e i Vescovi ospiti e del Seguito Papale, la Santa Messa in rito latino. Nel corso della Celebrazione Eucaristica, Giovanni Paolo II ha proclamato Beati i Servi di Dio Kamen Vitchev (1893-1952), Pavel Djidjov (1919-1952) e Josaphat Chichkov (1884-1952), sacerdoti professi della Congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione, martiri, uccisi dal regime comunista bulgaro. Il sacro Rito è stato introdotto dagli indirizzi di omaggio del Vescovo di Sofia e di Plovdiv, S.E. Mons. Gheorghi Jovčev, e del Metropolita Ortodosso di Plovdid, S. Em. Arsenij. Questa l’omelia del Papa:
1. “A Te la lode e la gloria nei secoli!”
Così abbiamo cantato poc’anzi nel Salmo responsoriale. La nostra assemblea, cari Fratelli e Sorelle, si raccoglie oggi, nel giorno del Signore, per celebrare
Con la discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste è giunto al suo coronamento il ciclo degli avvenimenti con cui Dio, per tappe storiche successive, è venuto incontro agli uomini e ha offerto loro il dono della salvezza. La liturgia ci invita oggi a risalire
2.
Tutto il Nuovo Testamento è
3. Augurando a tutti con l’apostolo Paolo “la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo” (2 Cor 13, 13), saluto innanzitutto con affetto voi, cari Fratelli e Sorelle,
Un saluto particolare desidero rivolgere a
Un pensiero rispettoso desidero poi rivolgere ai fedeli dell’Islam, adoratori anch’essi, pur se in modo diverso, del Dio Unico e Onnipotente.
Saluto infine le Autorità civili che ci onorano della loro presenza e le ringrazio per il contributo efficace dato alla realizzazione di questo mio viaggio in Bulgaria.
4. Iddio, Uno e Trino, è presente nel suo popolo, la Chiesa. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo riceviamo il Battesimo; in questo stesso nome sono conferiti gli altri Sacramenti. In particolare, la Messa, “centro di tutta la vita cristiana”, è segnata dal ricordo delle Persone divine: del Padre a cui si rivolge l’offerta; del Figlio, sacerdote e vittima del sacrificio; dello Spirito Santo, invocato per trasformare il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo e per fare dei partecipanti un solo corpo e un solo spirito.
Avevano ben presente questa verità
Il Padre Josaphat Chichkov affermava: “Cerchiamo di fare nel miglior modo possibile tutto quanto si attende da noi per poterci santificare” e aggiungeva: “La cosa principale è giungere a Dio vivendo per lui, tutto il resto è accessorio”. Qualche mese prima dell’infame processo che li condannò a morte insieme al Vescovo Bossilkov, quasi prevedendo ciò che li attendeva, il Padre Kamen Vitchev scriveva al suo Superiore Provinciale: “Ci ottenga con la preghiera la grazia di essere fedeli a Cristo e alla Chiesa nella nostra vita quotidiana, per essere degni di testimoniarlo quando verrà il momento”. E il Padre Pavel Djidjov diceva: “Aspettiamo il nostro turno: sia fatta la volontà di Dio”.
5. Pensando ai tre nuovi Beati, sento il dovere di rendere omaggio alla memoria degli
Come potrebbe infatti non essere già perfetta la comunione che si realizza “in ciò che tutti noi consideriamo l’apice della vita di grazia, la martyria fino alla morte”? (Ut unum sint, 84). Non è forse questa “la comunione più vera che ci sia con Cristo che effonde il suo sangue e, in questo sacrificio, fa diventare vicini coloro che un tempo erano lontani (cfr Ef 2, 13)” (ibid.)?
6. La coraggiosa coerenza di fronte alla sofferenza e alla prigionia dei Padri Josaphat, Kamen e Pavel è stata riconosciuta dai loro ex-alunni – cattolici, ortodossi, ebrei, musulmani -, dai loro parrocchiani, dai confratelli religiosi e dai compagni di pena. Con il loro dinamismo, la loro fedeltà al Vangelo, il loro servizio disinteressato alla Nazione,
La speciale dedizione con cui i nuovi Beati hanno accompagnato
7. Il mistero della Trinità ci rivela l’amore che è in Dio, l’amore che è Dio stesso, l’amore con il quale Dio ama tutti gli uomini. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Il Figlio crocifisso e risorto, per parte sua, ha inviato nel nome del Padre lo Spirito Santo, perché alimenti nel cuore dei credenti il desiderio e l’attesa dell’eternità.
Questa attesa hanno vissuto attivamente i nuovi Beati, che ora godono della contemplazione appagante della Trinità Santissima. Ci affidiamo alla loro intercessione pregando con la Liturgia bizantina (Ora sesta, preghiera del congedo):
Cari giovani amici!
1. Con particolare gioia mi incontro con voi questa sera. Tutti saluto con affetto, mentre ringrazio quanti, a nome vostro, mi hanno appena rivolto cordiali parole di benvenuto. Al termine del mio soggiorno nel Paese delle rose, questo nostro appuntamento – proprio per la freschezza dei vostri anni e la vivacità della vostra accoglienza –
Fin dall’inizio del mio servizio come Successore di Pietro ho guardato a voi, giovani, con attenzione e affetto, perché sono convinto che la giovinezza
2. In questo momento particolare della vostra vita, il Papa è lieto di esservi vicino
Immagino che vi chiediate
E’ vero:
3.
E’ nei momenti difficili, nei momenti della prova – lo sapete – che si misura la qualità delle scelte.
Camminate dunque con senso del dovere e del sacrificio lungo le strade della conversione, della maturazione interiore, dell’impegno professionale, del volontariato, del dialogo, del rispetto per tutti, senza arrendervi di fronte alle difficoltà o agli insuccessi, ben sapendo che la vostra forza è nel Signore, il quale guida con amore i vostri passi (cfr Ne 8, 10).
4.
Nella Scrittura
5. Altrettanto ricco è il simbolismo della
“Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo”. Mai sono state dette all’uomo parole allo stesso tempo così semplici e così grandi! Certo,
Ma è Lui che, volendo farvi partecipi della sua stessa missione, rivolge oggi a voi senza mezzi termini queste parole di fuoco: “Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo”. Nel mistero dell’Incarnazione e della Redenzione, Cristo si unisce ad ogni cristiano e pone la luce della Vita e il sale della Saggezza nel più profondo del suo cuore, trasmettendo a chi lo accoglie il potere di diventare figlio di Dio (cfr Gv 1, 12) e il dovere di testimoniare questa presenza intima e questa luce nascosta.
Accettate dunque
6. Ricordate, giovani amici: voi siete chiamati ad essere sale della terra e luce del mondo! Gesù non vi domanda semplicemente di
Ciascuno è responsabile delle proprie scelte. Non vi è nulla di scontato, voi lo sapete. Gesù stesso ipotizza l’eventuale infedeltà: “Se il sale perdesse il sapore – dice -, con che cosa lo si potrà render salato?” (Mt 5, 13). Non dimenticate mai, cari giovani, che quando una pasta non lievita,
7. Rifulgono davanti a noi le figure dei Beati Martiri di Bulgaria: il Vescovo Eugenio Bossilkov, i Padri Assunzionisti Kamen Vitchev, Pavel Djidjov e Josaphat Chichkov. Essi hanno saputo essere sale e luce in momenti particolarmente duri e difficili per questo Paese. Essi non hanno esitato a dare anche la vita per custodire la fedeltà al Signore che li aveva chiamati. Il loro sangue feconda ancora oggi la vostra terra, la loro dedizione e il loro eroismo sono esempio e stimolo per tutti.
Vi affido alla loro intercessione, e vi ricordo al Beato Papa Giovanni XXIII, che li ha personalmente conosciuti e che tanto ha amato la Bulgaria. Sono certo di interpretare i sentimenti con cui egli guardava ai giovani bulgari del suo tempo dicendovi oggi: è nel seguire Gesù che la vostra giovinezza
Tutti vi stringo in un abbraccio e con affetto vi benedico!
1. La mia visita nell’amata terra di Bulgaria, sebbene di breve durata,
Vada l’espressione della mia riconoscenza a quanti hanno contribuito a rendere gradevole ed utile questo viaggio. Innanzitutto al
Un caloroso grazie va poi a
Un saluto cordiale rivolgo anche ai
2. La mia parola di commiato si volge, infine, con accenti di particolare affetto ai cari
Alla luce della loro gloriosa testimonianza, vi esorto: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3, 15). In questo modo servirete efficacemente la causa del Vangelo e contribuirete con originale creatività al vero progresso della Bulgaria.
3. Un’ultima parola a
Queste parole ripete oggi il Papa di Roma che, partendo dal bel Paese delle rose, conserva negli occhi e nel cuore le immagini dei suoi incontri con tutti voi.
fonte: Sala Stampa Vaticana
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