Toscana

Il viaggio di Giulia, a 21 anni volontaria in Africa: «Lo rifarei subito»

I mesi estivi ci «raccontano» delle belle storie. E per fortuna, soprattutto, ci sono ancora giovani che amano «spendere» una parte del loro tempo libero per dare una mano al prossimo. E che, a dispetto proprio della loro giovane età, hanno le idee chiare su quello che vogliono fare quando si tratta di esperienze legate al mondo del volontariato. Ed è bello che ciò accada durante l’estate, quando la maggior parte dei loro coetanei magari è attratta più dall’aperitivo in spiaggia o dal costume all’ultima moda.Una di queste storie è quella che ci ha raccontato Giulia Biancalani, 21 anni, volontaria della Misericordia di Campi, che dal 7 al 17 agosto scorsi è stata con altre persone, tutte della provincia di Firenze, nel villaggio di Namirembe, in Uganda. Una vera e propria missione, nata dalla collaborazione che la Misericordia di Campi ha attivato da qualche mese con l’associazione «Hands of life» e che ha portato, fra le altre cose, alla donazione di un defibrillatore da parte dell’associazione campigiana. «È stato consegnato dalla nostra volontaria Giulia Biancalani, in missione con noi in Uganda nel villaggio di Namirembe – si legge sulla pagina Facebook dell’associazione “Hands of Love” – il defibrillatore salva vita. Si ringrazia il governatore Cristiano Biancalani e i suoi volontari per la donazione e il supporto logistico. È stato un grande momento di gioia al Kirema Health Centre Hospital».Abbiamo incontrato Giulia pochi giorni dopo il suo rientro in Italia, con gli occhi che ancora le «sorridono» per l’esperienza vissuta. A partire dalle lunghe procedure che sono state necessarie per la partenza, per proseguire con il viaggio via Istanbul (con partenza da Roma) e l’arrivo finalmente a destinazione dove ogni giorno, insieme agli altri volontari, si è dedicata a varie attività nella scuola, nelle famiglie, in ospedale, sempre a strettissimo contatto con bambini che in media hanno da 3 a 12 anni e alcuni dei quali, prima di ora, non avevano mai usato una cannuccia per bere da una bottiglia o mangiato un intero piatto di riso. Studentessa in logopedia, Giulia si è calata subito nella nuova realtà e «anche l’esperienza come volontaria della Misericordia di Campi – racconta – mi è sicuramente servita. In ospedale ci sono solo due medici e in pratica fanno tutto loro ed è stato emozionante mettersi al servizio di chi sicuramente ha meno opportunità di quelle che possiamo avere noi». Ed è stata proprio questa una delle principali «molle» che ha spinto Giulia a partire, un’emozione che voleva provare da tempo nonostante la sua giovanissima età: «Mi sono detta: qui io ho tutto e spesso mi lamento, loro hanno poco o niente e sono sempre sorridenti…».È stato questo l’incipit «di dieci giorni davvero impegnativi, dal punto di vista emotivo e fisico», che iniziavano la mattina presto con la colazione per concludersi la sera abbastanza presto non solo per la stanchezza ma anche per la carenza di energia elettrica. Gli undici volontari partiti da Firenze erano ospitati infatti in una struttura realizzata di recente vicino all’ospedale e venire via dall’Uganda è stato per loro un grande dispiacere: «Fra i ricordi più belli – racconta Giulia – la “gita” di un giorno durante la quale sono venuti con noi due bambini rispettivamente di 8 e 12 anni che prima di allora non erano mai usciti dal loro paese; in pratica hanno vissuto con noi per 24 ore ed è stato uno dei momenti più belli di tutto il periodo trascorso a Namirembe».E per quanto riguarda il futuro? «Quando ho conosciuto l’associazione e chi ne faceva parte, ero già convinta di partire. E lo farei di nuovo, anche subito, magari per tornare di nuovo lì ad aiutare chi vive nel villaggio e che ci ha accolto nelle loro abitazioni sempre con dei grandi sorrisi». Gli stessi, grandi sorrisi di chi ha vissuto un’esperienza destinata a restare per sempre nello scrigno dei ricordi.