Prato

Il Vescovo Simoni da venti anni in mezzo a noi

di Carlo Stancari *Il Vescovo: un padre, un fratello, un amico. E sempre al servizio del Vangelo. Un sacramento della Presenza del Signore che lava i piedi ai suoi. Il primo tra i discepoli ad essere impegnato nell’orazione e nell’annuncio della Buona Notizia dell’Amore che salva.Questi i tratti ideali caratteristici di ogni vescovo; questi i tratti peculiari del nostro vescovo Gastone. Con la consueta maestria del card. Carlo Maria Martini, il profilo possibile per un vescovo oggi è caratterizzato da «integrità, lealtà, pazienza e misericordia» (Carlo Maria Martini, «Il vescovo», Torino 2011, p.16). Così penso alla persona e al ministero ventennale del vescovo Gastone tra di noi.E sono passati in fretta questi 20 anni. Altri dirà la sua, sotto diversi aspetti, di questo episcopato. Senza alcuna piaggeria, né tanto meno panegirici a cui è allergico l’interessato, in libertà di spirito, mi pare di dover dire innanzitutto che ci siamo sentiti amati, anche se non sempre in tutto approvati, come è normale. Il triplice compito (sacerdotale, regale e profetico) comune a tutti i battezzati, ma particolarmente vissuto con radicalità e peculiarità dal vescovo, chiamato a reggere una Chiesa particolare, come la nostra pratese, può essere sostenuto solo in una grande fede e con una grande passione d’amore per il bene presente ed eterno di tutta la comunità, sia dei credenti che dei cercatori di Dio o, come si dice oggi, dei diversamente credenti. Il vescovo Gastone, con il suo tratto di ricca umanità, nella cordialità più grande e senza nascondere mai il suo desiderio di giovare evangelicamente all’interlocutore, è un grande tessitore di incontri, di amicizie, di cooperazioni, di iniziative tese a promuovere l’incontro con l’altro e con l’Altro. Ne fanno fede, ad esempio, i resoconti,anche se non esaustivi, pubblicati dal Bollettino Diocesano sotto il titolo «Diario del Vescovo». Anche a rischio di non essere condiviso e addirittura non poche volte frainteso (ma questa è la croce di tutti i servitori del Vangelo), è sentinella per tutta la città, stimolando singole persone e istituzioni, categorie e aggregazioni di ogni genere a tessere sinergie che promuovano speranza, fattiva soluzione ai problemi, intelligente lettura e assunzione di responsabilità conseguente alle attese dei singoli e delle famiglie.Non c’è aspetto della vita pastorale e della vita della città che non abbia avuto la sua attenzione vigile.Con altri confratelli, ho avuto il privilegio di stargli accanto a diverso titolo; per questo posso tranquillamente attestare che non l’interesse, la faziosità, l’imperiosità guidano il ministero del vescovo Gastone. Declinare insieme «nova et vetera», ci ricorda spesso con sapienza paziente cercando di mettere insieme chi tende a polarizzarsi ora su un aspetto ora su un altro. Per questo la «Regola Pastorale» di San Gregorio Magno da una parte e il «Christus Dominus» del Concilio Vaticano II dall’altra, si rispecchiano in questo nostro pastore dei nostri giorni segnati da grandi trasformazioni culturali e organizzative della società e della comunità ecclesiale. La preparazione in campo filosofico e teologico, e la sua competenza, riconosciuta in diverse parti d’Italia, sul Magistero Sociale della Chiesa, gli hanno facilitato un servizio che va ben oltre i confini della diocesi. Quante volte ho incontrato vescovi italiani e non, nelle più diverse circostanze, dichiarare la stima per «don» Gastone!«Governare», sia pure nelle vesti del Buon Pastore, Gesù, una diocesi non è mai stato facile, e oggi meno che mai. Le attenzioni, i problemi complessi pastorali e amministrativi, delle persone e delle istituzioni, non sono mai sufficienti. E nessuno può fare da solo. Un governo, anche nella Chiesa, molto dipende dai collaboratori che si scelgono. Ma l’impronta fondamentale là dà chi è il primo responsabile. Perciò voglio ricordare di mons. Gastone la sua passione e sensibilità per l’arte, per la partecipazione composta e bella alla liturgialargo e benevolo sorriso che nasconde una acuta percezione dei problemi; la sua ostinazione nel voler mettere insieme le forze vive della città al servizio del bene comune; il suo non tacere anche di questioni spinose e scomodanti, ma senza il cipiglio del Savonarola, partendo piuttosto dal soffrire dell’interlocutore prima che dalla norma mai negata della morale; sì, potrei menzionare tanto di altro. Si è anche detto della sua non propensione a decisioni forti e di altri limiti.Ma oggi, in occasione di questo fausto anniversario della ordinazione episcopale e dell’inizio del suo ministero possiamo ben dire: mons. Gastone, un uomo, un cristiano, un vescovo che ha sposato, letteralmente, la nostra Prato, con grande spirito di fede e dedizione. Un dono prezioso, una responsabilità quindi, un pegno per il nostro futuro. E, come si diceva una volta alla fine dell’ordinazione episcopale, l’accompagni il nostro augurio: «Ad multos annos!»* Vicario episcopale per la Pastorale e le Opere diocesane(dal numero 8 del 26 febbraio 2012)