Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il vescovo scrive al ministro «Riapriamo San Domenico».

Una lettera al ministro dei beni e delle attività culturali per «salvare» la basilica di San Domenico ad Arezzo. È quella inviata dal vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Gualtiero Bassetti, insieme con il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani, a Sandro Bondi che guida il dicastero da cui dipendono gli stanziamenti delle Soprintendenze.Stanziamenti che, nel caso di San Domenico, non sono stati sufficienti a terminare il restauro del tetto. La paralisi del cantiere si è portata dietro la chiusura della chiesa per il rischio di cedimenti delle capriate che restano da sanare. Un blocco che si è tradotto in una mobilitazione della città, sollecitata dall’appello di monsignor Bassetti.«Con la chiusura della basilica – si legge nella lettera per il ministro – la Chiesa locale si sente orfana di un luogo di fede e di preghiera e l’intera città viene privata di un monumento di eccezionale importanza». Nel testo viene descritto l’attaccamento di Arezzo verso la basilica. «La comunità religiosa e civile la sente propria fin da quando fu iniziata a costruire, nel 1275. E chi vuole scoprire uno dei punti di svolta della storia dell’arte italiana non può che venire ad ammirare il Crocifisso di San Domenico, esemplare unico di Christus patiens del Cimabue dopo che quello di Santa Croce a Firenze è rimasto danneggiato nell’alluvione del 1966». Da qui l’appello a Bondi. «La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e il Comune di Arezzo si rivolgono a Lei affinché il ministero possa mettere a disposizione della locale Soprintendenza le risorse finanziarie necessarie al proseguimento dei lavori e quindi alla riapertura della basilica. Ci rendiamo conto del particolare momento economico del Paese. Problemi analoghi non consentono al livello locale di reperire i finanziamenti necessari. Stiamo facendo del nostro meglio e ad Arezzo tutti sono impegnati a dare il loro contributo: dalla diocesi al Comune, dalla Provincia al più importante istituto di credito locale». Il riferimento è ai 50mila euro stanziati dal vescovo, ai 50mila euro annunciati dalla Provincia e ai 50mila euro proposti da Banca Etruria. Non solo. «Persino i singoli cittadini hanno mostrato la loro generosità nella raccolta di fondi che è stata aperta», si legge nella lettera. «Il livello locale – conclude la missiva – potrà integrare le risorse che Ella deciderà di mettere a disposizione della basilica di San Domenico».La lettera è stata presentata in una conferenza stampa del vescovo e del sindaco di Arezzo. «Va superata al più presto la situazione di stallo che si è venuta a creare – ha spiegato monsignor Bassetti -. La basilica di San Domenico non può restare chiusa a lungo». Nei giorni scorsi il vescovo si era appellato alla città. «All’invito hanno risposto in molti – ha detto il vescovo -. E mi ha fatto piacere che siano arrivati contributi dai cittadini: anche di 20 o 50 euro. È questa la strada giusta per far tornare a vivere la chiesa domenicana».La riapertura della basilica è considerata una priorità anche per l’amministrazione comunale. E Fanfani ha spiegato l’iter con cui il Comune destina agli interventi sugli edifici di culto il 9% degli oneri di urbanizzazione secondaria. «Nel biennio 2006-2007 sono stati messi a disposizione delle chiese di Arezzo 200mila euro secondo un percorso che prevede la presentazione dei progetti, l’esecuzione delle opere e la verifica di congruità da parte dell’ammini-strazione. E per il prossimo anno è previsto un ulteriore versamento di 100mila euro». Il vescovo ha tenuto ha precisare che il comune di Arezzo non ha mai fatto mancare l’arrivo dei fondi legati agli oneri di urbanizzazione «a differenza di altri comuni che si sono rifiuti di destinarli alle parrocchie o che li hanno stanziati soltanto in minima parte». Per monsignor Bassetti, dovrebbe essere interesse delle amministrazioni locali «il mantenimento del patrimonio artistico del comprensorio che, nella nostra zona, per il 90% appartiene alla Chiesa». di Giacomo Gambassi