Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il vescovo: «Pellegrinaggio, evento di grazia». In Terra Santa alle sorgenti della nostra fede.

Carissimi amici pellegrini, ho la gioia di inviarvi in omaggio il nostro settimanale, che dedica questa settimana ampio spazio al recente pellegrinaggio diocesano in Israele e Palestina. E’ un modo per continuare un dialogo fecondo che ho intrapreso con voi nella terra di Gesù e che spero vorrete mantenere in futuro anche attraverso le pagine di Toscana Oggi, che vi invito a leggere ogni settimana e a sostenere attraverso l’abbonamento che vi viene offerto in sottoscrizione in forma agevolata.Conservo gelosamente negli occhi e nel cuore le immagini viste e i sentimenti provati nel recente viaggio in Terra Santa, dove ho avuto la gioia e l’onore di guidare gli oltre trecento pellegrini della nostra diocesi. Insieme abbiamo vissuto uno straordinario evento di grazia che ci ha consentito di seguire i passi del Signore nella sua esperienza terrena, offrendoci il particolare e insolito dono di celebrare, nello spazio di una settimana, i principali misteri della Salvezza nei luoghi in cui essi sono realmente accaduti.Lasciando le nostre case, le nostre città, le nostre occupazioni quotidiane, le tante distrazioni e infedeltà che spesso ci allontano dal Signore e dall’ascolto della sua Parola, ci eravamo proposti di vivere un vero pellegrinaggio, ossia un cammino di preghiera, penitenza e conversione, aiutati dalla esperienza diretta dei luoghi della vita di Gesù e fortificati dall’esempio dei cristiani che popolano ancora, tra notevoli difficoltà, quelle terre martoriate.Per molti di noi è stato così: in Terra Santa abbiamo sentito il desiderio di essere discepoli più fedeli e testimoni più autentici del Signore, riscoprendo la bellezza della vita cristiana e il sostegno che le deriva dalla partecipazione ai sacramenti.Mentre riordiniamo le emozioni e i pensieri provati in Terra Santa, rispondiamo con gratitudine e entusiasmo alla grazia che abbiamo ricevuto e sentiamoci chiamati a un nuovo impegno in diocesi, nelle nostre comunità parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti dei quali facciamo parte, perché il dono di una rinnovata chiamata ad essere discepoli di Cristo porti frutti per tutta la nostra Chiesa. Vi benedico di cuore.      Gualtiero Bassetti, vescovo

In Terra Santa alle sorgenti della nostra fede

«D’oro, di rame, di luce»: è così che vede Gerusalemme una canzone israeliana, una di quelle canzoni che da secoli accompagnano i pellegrini all’arrivo nella città santa. E così è apparso il cuore delle radici cristiane ai 312 pellegrini della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, giunti seguendo le orme di Gesù alla vista della «santa montagna». Sacerdoti, seminaristi, giovani, famiglie, anziani sono partiti dall’aretino per raggiungere la terra delle origini, per toccare con mano i luoghi della fede, per riconoscere il contesto familiare narrato nei Vangeli, per pregare insieme agli apostoli. Un pellegrinaggio guidato dal vescovo monsignor Gualtiero Bassetti e da padre Rodolfo Cetoloni, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza e partito dalla Nazareth di Maria e Giuseppe che conserva, secondo la tradizione e l’archeologia, il luogo dell’Annunciazione. Da lì è cominciata la visita – che è stata insieme preghiera, riscoperta della fede e conoscenza storica – a luoghi da molti mai visti, ma legati ad ognuno da una sorprendente consuetudine, come da una vecchia amicizia che deriva dalle Scritture. Nazareth, Betlemme e Gerusalemme le città da cui il gruppo di fedeli, divisi in sette pullman, ciascuno seguito da un sacerdote come guida spirituale e da alcuni referenti locali, si è mosso per il pellegrinaggio. Ogni giorno una celebrazione comune radunava tutto il «popolo» diocesano in un luogo significativo in base al programma di viaggio. E così eccoci entrare nella sinagoga da dove Gesù rivelò che «oggi si è adempiuta la Scrittura»; eccoci nella casa di Pietro, a Cafarnao, dove Gesù dimorò; eccoci sul lago di Tiberiade, il mare di Galilea teatro della chiamata dei discepoli, della predicazione di Cristo, di eventi miracolosi; eccoci nella grotta in cui venne al mondo il Figlio di Dio. E poco importa se su alcune pietre Gesù non ha davvero camminato, se la grotta non è quella originaria, se certi luoghi santi sono riconosciuti tali soltanto dalla devozione popolare. Quello che conta è che lì il pellegrino vede, sente, respira la verità di fatti che hanno cambiato il corso della storia e danno senso alla propria vita. Tanti i momenti di forte intensità vissuti dai fedeli della diocesi: c’è chi, nonostante la stanchezza della giornata, non ha voluto rinunciare alla recita del Rosario di sera nella grotta dell’Annunciazione; c’è chi alle sei di mattina ha partecipato alla S.Messa nella cappella della Natività; c’è chi all’alba ha voluto assistere all’affascinante e solenne apertura del Santo Sepolcro a Gerusalemme; ci sono le coppie di sposi che, con rinnovato amore, hanno confermato le loro promesse matrimoniali a Cana; ci sono i sacerdoti e il nostro Vescovo che sulla pietra del primato di Pietro, a Tabgha, hanno nuovamente pronunciato il loro «sì» al Signore; c’è chi si è commosso dopo l’incontro con i bambini palestinesi orfani e con quelli ammalati. E tutti hanno terminato il pellegrinaggio con la S.Messa celebrata di fronte all’edicola del Santo Sepolcro, cuore e fulcro della fede cristiana, dove armeni, cattolici, copti, ortodossi officiano i loro riti con rigida spartizione dei tempi. Bastano pochi giorni in Terra Santa per sentirsi già parte di essa: se eri arrivato come pellegrino, con l’originario significato di straniero, te ne distacchi con una nostalgia tipica di chi lascia la terra dove è nato e ha sempre vissuto. Non resta che raccontare ad altri l’esperienza provata, perché quei luoghi così amati e, forse per questo, così contesi, siano sempre più visitati dai cristiani. E come pregano gli ebrei ad ogni Pasqua, “l’anno prossimo a Gerusalemme!”.

«Noi fedeli, immersi nel mistero»

Durante il pellegrinaggio una delle esperienze più belle e significative è stata la lettura delle pagine del Vangelo». Così Chiara di Sansepolcro, racconta il viaggio in Terra Santa, a cui ha partecipato assieme ad altri 300 pellegrini della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, nello scorso mese d’agosto. «Mi sono resa conto che quelle stesse parole ascoltate tante volte, lette nei luoghi in cui i fatti sono accaduti, sono in grado di generare emozioni profonde e sconosciute, quelle parole hanno risuonato in maniera diversa dentro di me in un modo molto più forte». Toccare con mano i luoghi del Vangelo, dove tutto è iniziato cambiando in modo straordinario la storia dell’uomo, questo vuol dire andare in Terra Santa in pellegrinaggio. Un’esperienza unica che segna profondamente e che lascia un ricordo indelebile. In particolare è il poter pregare in questi luoghi, così importanti per la fede cristiana, ad aver colpito la giovane pellegrina di Sansepolcro. «Guardando le altre persone accanto a me ho visto la stessa commozione, la stessa condivisione di sentimenti e mi sono sentita parte anch’io di una storia e di un mistero più grande che ci parla di speranza». Un viaggio che Chiara, assieme agli altri 300 fedeli della diocesi, vorrà certamente rifare.