Fiesole

Il Vescovo a don Massimo e don Felix:”Il vostro cuore sia come quello di Cristo”

DI GIOVANNI PIANILa vigilia della domenica «in albis», la domenica della Divina Misericordia, è tradizionalmente dedicata nella nostra diocesi alle ordinazioni presbiterali, che si collocano così all’interno del Tempo Pasquale, quei cinquanta giorni che «si celebrano nell’esultanza e nella lode come un unico giorno di festa», ricordava il vescovo Luciano Giovannetti all’inizio della Messa durante la quale due diaconi del Seminario diocesano, don Massimo Bini e don Felix Bolog, hanno ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Insieme al santo dottore Agostino, mons. Giovannetti ha chiesto: «Cosa significa “alleluja”? Significa “Lodate Dio”. E l’Alleluja sia vostro cibo e vostra bevanda», ha raccomandato agli ordinandi e ai fedeli saliti a Fiesole per questo giorno solenne, festa del Seminario e di tutta la Diocesi. Vivere la dimensione della lode, è stato il suo invito, nella pienezza della persona: «lodiamo il Signore con la voce e la condotta; la vita non contrasti mai con la lingua». Una lode che nasce dalla consapevolezza che Cristo è Redentore e Salvatore dell’uomo, Colui che ha compiuto l’espiazione di un peccato, Colui che ha vinto la morte, Colui cui devono essere intonati canti di vittoria.Il Vangelo di questa domenica vede protagonista Tommaso, l’apostolo del «vedere e toccare per credere», nel salmo responsoriale l’assemblea ripete «abbiamo contemplato le meraviglie del Tuo amore». Cosa l’uomo del 2008 può vedere, degno di suscitare in lui la lode? È la Domenica in Albis, la domenica delle vesti bianche, simbolo umano, fisico, allegorico dell’uomo rivestito di Cristo: «contempliamo le meraviglie di Massimo e Felix che si rivestono di Cristo sacerdote». Ed anche il saluto del Risorto, «Pace a voi» è invito alla lode, auspicio ed augurio a conservare la gioia di un giorno speciale come quello dell’ordinazione, significativo tanto per gli ordinandi quanto per le loro famiglie e per tutta la comunità diocesana che li ha accompagnati durante la loro preparazione e al cui servizio essi si pongono in virtù del ministero sacerdotale. «Pace a voi» è anche augurio di gioia, perché vince la paura che rende incerti ed esitanti; la pace e la gioia: i doni pasquali, i doni del Risorto, che «nascono dalla libertà e dalla verità». Una gioia che non ha timori: è la seconda lettura, dalla prima lettera di san Pietro, che invita ad essere colmi di gioia, pur nella consapevolezza di essere destinati ad affrontare delle prove dure.Prove che costelleranno la missione dei nuovi sacerdoti, come quella di ogni cristiano; e che potranno essere affrontate con coraggio grazie alla consapevolezza della missione stessa, che non richiede spiegazione alcuna perché già chiaro è l’esempio: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». E imitando tale Maestro, non c’è posto per la mediocrità, non c’è tempo per chiacchiere inutili e problemi insignificanti.Altro grande frutto della Resurrezione è la Chiesa, che vive delle «quattro perseveranze» delineate dalla Scrittura: l’insegnamento degli Apostoli, la preghiera, l’Eucarestia e l’unione fraterna. «Guai a me se non predicassi il Vangelo», ha ripetuto mons. Giovannetti con Paolo VI, facendolo diventare monito per i due ordinandi, invitandoli a testimoniare sempre Cristo, Figlio del Dio Vivente. Una testimonianza che vive dell’amore per i fratelli, ma che necessita anche della preghiera: «amare e pregare», così il cardinale Borromeo ammoniva don Abbondio ne I Promessi Sposi. La preghiera è la vela grazie alla quale, gonfiata dal vento dello Spirito, la Chiesa avanza nella storia; è il muro, come diceva santa Caterina, che serve a sostenere le mura della Chiesa. Non si può poi dimenticare il ruolo centrale dei sacerdoti nell’Eucarestia: sono essi che hanno ricevuto da Cristo il Suo santo sacerdozio, e ne perpetuano nei secoli il sacrificio, consacrando quel pane che e segno e fonte dell’unione fraterna.Il sacerdozio è «ministero della consolazione e della misericordia», e vive pure del «dinamismo della missione»: «ricevete lo Spirito Santo e sarete miei testimoni fino agli estremi confini del mondo». Il sacerdozio si nutre nella contemplazione di Cristo, e al tempo stesso diventa simbolo di Cristo per i fedeli: per questo «il vostro cuore sia come quello di Cristo». È un dono che porta gioia; un dono cui i nuovi sacerdoti debbono fedeltà: con queste intenzioni nel cuore il Vescovo ha affidato i nuoi sacerdoti a Maria, «madre di Cristo sommo ed eterno sacerdote e madre nostra».