Opinioni & Commenti
Il vero o presunto ritorno della cultura cattolica
La domanda merita una risposta articolata. È evidente a tutti che un certo laicismo, ben radicato nella storia italiana fin dal Risorgimento, attraversa una profonda crisi ideale. Perfino nel suo versante più aggressivo quello che faceva leva sui diritti della scienza contro le «superstizioni» della fede esso si trova oggi radicalmente ridimensionato dalle nuove teorie che riducono di molto la pretesa assolutezza e incontrovertibilità del sapere scientifico. Completa questo quadro la fine del marxismo, come dottrina coerentemente professata e sostenuta a livello politico e culturale.
Mai come in questo momento l’una e l’altro appaiono destrutturati, disgregati da un individualismo e da un soggettivismo che ne compromettono l’universalità. Mai come in questo momento, in cui si insiste tanto sulla capacità delle dottrine evangeliche di dare «senso» alla vita delle persone, si parla così poco della loro verità. Forse perché mai come in questo momento ci sono state così poche persone anche tra i credenti disposte a pensare che ci sia davvero una verità. Col risultato che certi punti della visione cristiana, meno adatti ad apparire «significativi» agli uomini e alle donne d’oggi (ma non meno veri! ), come ad esempio quelli relativi alla vita nell’Aldilà, vengono accuratamente taciuti nella pastorale ordinaria.
La situazione, dunque, non si presta a facili trionfalismi. Ma neppure a sterili e ingiustificati pessimismi. Ci sono oggi per il Vangelo dei problemi, ma anche delle opportunità, forse più che in altri momenti storici, di cui dobbiamo prendere coscienza. Perché il Signore della storia e del tempo non debba un giorno rimproverarci di essere stati ciechi di fronte all’«ora» in cui eravamo stati chiamati.