Toscana

Il turista religioso? È giovane

DI FRANCESCO PALETTIPiù «mondano» che in passato, prevalentemente giovane e impegnato nell’associazionismo d’ispirazione cattolica. È il profilo, sommario, del turista religioso del nuovo millennio: una «nicchia», come dicono gli esperti, che in Toscana, però, è piuttosto capiente se è vero che, ogni anno, scelgono di trascorrervi qualche giorno, per questo motivo, oltre 150 mila persone.

Gite parrocchiali (25 mila arrivi, il 40% delle quali provenienti da fuori regione), ma anche turisti «ufficiali», che scelgono i circuiti ricettivi classici (44 mila) e soprattutto ragazzi, legati ai gruppi degli Scout, piuttosto che dell’Azione Cattolica o di qualsiasi altra associazione: 82mila persone, ospitate in gran parte nelle strutture messe a disposizione dalle organizzazioni religiose.

Numeri, analisi quantitativa e indicatori di qualità sono contenuti in un dettagliato lavoro, curato dal Centro studi turistici di Firenze, e illustrato, lunedì scorso a Pisa, dal responsabile dell’area ricerca Marco Ricci, intervenuto insieme a don Enrico Vannoni della comunità di San Leonino di Fiesole, ad un seminario dedicato «Pellegrinaggi e turismo religioso», promosso nell’ambito della settimana di festeggiamenti in onore di Santa Bona, pisana e patrona degli accompagnatori turistici.

I dati ufficiali. Uno studio che ha innanzitutto il pregio di fare chiarezza. Perché, secondo i dati ufficiali dell’amministrazione regionale, i turisti che, ogni anno, visitano la Toscana per motivi religiosi sarebbero appena dieci mila. Ma l’«inghippo» è presto svelato: l’analisi della domanda turistica, dedotta dai dati ufficiali, si basa essenzialmente sugli arrivi e le presenze nei comuni, la cui risorsa principale viene catalogata dall’amministrazione regionale sotto sei voci diverse (arte e cultura, balneare, lavoro e affari, rurale, religioso e termale). «Tuttavia – ha spiegato Marco Ricci – questa suddivisione non appare quella migliore per conoscere i reali flussi turistici per ciascuna area, perché nell’ambito di alcuni comuni vi possono essere diversi tipi d’interesse». Su tutti valga l’esempio di Firenze: sei milioni di presenze annue, totalmente catalogate sotto la voce «arte e cultura».

L’offerta. I posti letto offerti dalle associazioni e dalle organizzazioni cattoliche sono oltre 10mila, divisi in 211 strutture di accoglienza. Le possibilità sono le più svariate, in grado di soddisfare quasi tutte le esigenze: eremi con celle singole, ospitalità per gruppi di preghiera, strutture ricettive in tutto simili agli alberghi e soprattutto tante camerate, perfette per i bisogni (e le tasche) dei più giovani. «L’attenzione alle necessità del cliente è, generalmente, inferiore rispetto a quella che si può trovare nella recettività imprenditoriale – ha precisato lo studioso –. Ma qualcosa sta cambiando: molte strutture d’accoglienza religiose hanno colto l’occasione del Giubileo per avvicinarsi agli standard qualitativi della ricettività ufficiale, con servizi sempre più efficienti e rispondenti alla richiesta di una domanda alla “mondanizzazione”, intendendo con questo termine una perdita d alcuni caratteri di severità e rigore in favore di modalità assai più vicine a quelle del turismo di massa».

I luoghi. La «calamita» è, ovviamente, costituita dal grande patrimonio culturale e paesaggistico: Firenze, Pisa e Siena in primo luogo, ma anche Cortona, San Gimignano, Volterra, Massa Marittima e l’elenco potrebbe proseguire fino a ricomprendere circa 1.600 luoghi religiosi, sparsi su tutto il territorio regionale, di rilevanza storica e artistica. Tanti, infatti, ne ha censiti il progetto «I luoghi della fede» promosso dalla regione, il più importante lavoro di catalogazione e censimento delle località d’interesse religioso della Toscana. Il Centro studi turistici ha preso in considerazione solo i 118 più noti mettendo in evidenza le relazioni che intercorrono fra importanza storico–religiosa, turistica e notorietà della località sulla base delle citazioni e dell’evidenza a loro dedicata dalle guide. E qui arrivano le dolenti note perché, alcuni luoghi, di particolare rilievo religioso, risultano ancora poco conosciute: è il caso di Montenero, Incisa Valdarno e Nomadelfia, ma anche, seppure in modo molto più attenuato, di Camaldoli, La Verna e Vallombrosa.

I musei. Qualche nota poco lusinghiera anche dai musei delle fabbricerie del Duomo, in particolare di quelle di Firenze, Pisa e Siena, accuratamente analizzate nello studio. Positivi i numeri dei biglietti staccati: circa un milione e mezzo nel capoluogo, poco meno sotto la torre e 600mila nella città del palio. Preoccupa, invece, la qualità dell’accoglienza: la formazione e l’aggiornamento delle guide appaiono «piuttosto saltuarie» e «poco sensibili alla fruizione religiosa», i «bookshop» dei musei (eccezion fatta per Firenze) «non offrono prodotti di grande qualità» e gli spazi per l’accoglienza dei visitatori sono una necessità che, al momento, rimane inevasa.