Opinioni & Commenti
Il terrorismo, atomica del terzo millennio
Ieri Madrid ha dovuto respirare la polvere impregnata di morte fra le macerie di palazzi e stazioni sventrate, piangendo i viaggi senza ritorno di pendolari, giovani e meno giovani, che hanno patito la scomparsa di tanti che non sono rientrati da giornate di lavoro o di impegno civile. Il governo iberico aveva riportato in questi ultimi anni una lunga serie di vittorie: arresti, pentimenti e dissociazioni che sembravano aver avviato il quasi completo smantellamento dell’Eta, quella che è stata una delle più grandi e meglio organizzate formazioni terroristiche europee e che ha segnato una delle pagine più buie della storia spagnola.
Ma il ritrovamento, avvenuto poche ore fa, di nastri audio con registrati versetti del Corano in lingua araba presso Madrid, a bordo di un furgone che si sospetta sia stato utilizzato in relazione agli attacchi dinamitardi di ieri, rende lo scenario ancora più confuso e terrorizzante. Proprio in questo momento così tragico per l’Europa, ci pare importante rivolgere un appello, proprio in nome di tanti che nel nostro povero mondo hanno già sofferto in prima persona, perché si vada a un totale e fermo impegno contro ogni forma di violenza. Oggi l’impegno contro il terrorismo deve richiedere una partecipazione totale da parte dell’intero consesso internazionale e le Nazioni Unite devono essere in prima fila con coerenza, anche nel rispetto della «memoria» di gente comune che mai avrebbe pensato d’essere falciata via così brutalmente.
Il terrorismo appare sempre più come la nuova atomica di questo primo segmento del terzo millennio dove i metal detector rischiano d’essere davvero dappertutto, anche nel portone di casa o all’ingresso del supermercato. Mai come oggi occorre diffondere una cultura pacificatrice che riaffermi, soprattutto nelle giovani generazioni, il senso di solidarietà universale e aborrisca ogni forma di prevaricazione. Una cosa è certa: mai come oggi le democrazie non possono permettersi di rinunciare alle garanzie proclamate dalle loro costituzioni e dal diritto internazionale. Se da una parte è vero che il terrorismo è studiato ad arte da menti perverse per spaventare le libere coscienze, dall’altra non possiamo ignorare che le centinaia di chili di esplosivo utilizzate negli attentati di ieri sono arrivate a destinazione, con ogni probabilità, grazie a reti internazionali del terrore legate a traffici d’armi e quant’altro. Le stesse reti che fanno disastri tutti i giorni nelle periferie del «villaggio globale». (Misna)