Cultura & Società
Il Tempo del Creato chiede a tutti di giocare la propria parte
Per decarbonizzare dobbiamo modificare le nostre fonti di creazione di energia abbandonando appena possibile le fossili a favore delle rinnovabili e del nucleare
Il sistema socioeconomico capitalista è una potentissima macchina settata al momento della sua costruzione sull’obiettivo di creare il massimo numero possibile di beni e servizi in minor tempo. Crescita dell’efficienza e produttività sono stati gli imperativi che hanno portato l’umanità a crescere e prosperare sul pianeta e a sviluppare progressi impressionanti in materia di innovazione, tecnologie, aspettativa di vita. Quella stessa impostazione risultata all’inizio ottimale per perseguire l’obiettivo di far nascere, uscire dalla povertà e portare benessere al maggior numero di persone dimostra tutti i suoi difetti di fronte alle sfide di oggi. Una produzione incontrollabile si rivela assolutamente mal distribuita e genera povertà e diseguaglianze. L’avventura partita in tempi in cui i limiti fisici del pianeta apparivano lontani e dunque irrilevanti si scontra oggi con il problema della sostenibilità ambientale che è la minaccia più grave che siamo chiamati ad affrontare.
Dobbiamo modificare il settaggio della «macchina» perché non possiamo più produrre più beni e servizi possibili materiali «non importa come». Il punto su cui rischia di saltare il banco è quello dell’effetto serra. I combustibili fossili sono stati la fonte energetica principale utilizzata in questa corsa. Producendo nella combustione livelli di anidride carbonica in eccesso hanno creato il cosiddetto effetto serra e, con esso, la causa dell’impazzimento del clima e del riscaldamento globale. Scetticismi e riserve verso il riscaldamento globale non sono più possibili.
Il Mediterraneo è una delle zone della terra che si sta riscaldando più rapidamente. Luglio e agosto sono sempre stati mesi più belli della nostra infanzia ma ora rischiano di trasformarsi in incubi per via di ondate di calore praticamente ininterrotte che stanno aumentando significativamente il numero di anziani che in questa stagione dell’anno aggravano le loro patologie. È normale che la dottrina sociale della chiesa non si sia occupata in passato di questo problema ma che lo abbia messo invece oggi al centro dell’attenzione, dapprima con una straordinaria enciclica e poi con una serie di iniziative come quelle della Giornata del Creato che si propongono di ricordare a credenti e non credenti il nostro comune impegno e sforzo da compiere per la salvezza del pianeta.
Come è noto la direzione di marcia è chiarissima. Per decarbonizzare dobbiamo modificare le nostre fonti di creazione di energia abbandonando appena possibile le fossili a favore delle rinnovabili e del nucleare. Fino a qualche tempo fa la domanda «e allora la Cina e l’India?» quasi paralizzava. A che serve il nostro sforzo se non coordinato con quello di tutti gli altri paesi del mondo? Oggi alcuni dati incoraggiano. L’Agenzia mondiale delle fonti rinnovabili (Irena) ci dice che quasi il 90 percento delle nuove centrali che producono energia costruite lo scorso anno nel mondo utilizza fonti rinnovabili. La Cina inoltre è uno dei paesi che sta oggi muovendo con più determinazione e dovrebbe dare nel prossimo futuro i risultati più impressionanti.
Al Festival nazionale dell’economia civile (Fnec) a Firenze dal 3 al 6 ottobre riprenderemo tutti questi temi con il supporto di chi alle Nazioni Unite se ne occupa ragionando sulle ricadute locali. Perché, infatti, noi cosa dobbiamo fare? Come paese essere fedeli alla nostra vocazione di patria del sole e del vento liberandoci dal giogo delle fossili che ci ha portato le due grandi crisi inflattive della storia del secondo dopoguerra (quella petrolifera degli anni ‘70 e quella del gas dei nostri giorni), trovando il giusto equilibrio tra rinnovabili e qualità del paesaggio.
Come individui adottando stili di vita sostenibili e mettendoci in testa che l’ambiente naturale non è un ornamento invariante alle nostre scelte ma una parte essenziale della nostra vita sulla terra che ci fornisce servizi fondamentali alla sopravvivenza se tenuto in buon ordine. La consapevolezza del problema è aumentata perché purtroppo cominciamo tutti a viverne le conseguenze sulla nostra pelle, la direzione di marcia c’è ma dovremmo muovere più in fretta. La giornata del creato arriva a sensibilizzarci personalmente e politicamente in questa direzione chiedendoci di giocare la nostra parte.