Vita Chiesa

Il sinodo visto dall’Africa: padre Alberto, comboniano lucchese in Uganda dal 1964

È originario del Piaggione (Lucca) e nel 2022 farà 60 anni di sacerdozio. Vive e opera a Alenga, nella diocesi di Lira, in Uganda dove con alcuni intervalli ha trascorso gran parte della sua vita religiosa, a partire dal 1964. Ma è stato anche negli Stati Uniti, in Georgia, «per assistere poche centinaia di cattolici sparsi in una popolazione a stragrande maggioranza battista» e poi a Lecce per fare animazione missionaria.A 84 anni, non ha smesso di guardare al presente e al futuro della Chiesa. E mentre nelle diocesi di tutto il mondo si apre la fase di ascolto, in vista del Sinodo dei vescovi del 2023, la sua esperienza missionaria lo porta a dare una visione più ampia di quella che possiamo avere in Italia. «A Lira – racconta – abbiamo una sovrabbondanza di sacerdoti. I seminaristi di teologia della nostra diocesi sono 100. Ma a Lucca come può un sacerdote già anziano essere responsabile di 15 parrocchie?». Nel Sinodo quindi, afferma, si dovrebbero affrontare coraggiosamente anche questioni delicate, come la possibilità di ordinare sacerdoti anche uomini sposati. Ma anche una maggiore cura per la liturgia: «Una celebrazione liturgica più vivace che incarni il modo di fare festa contemporaneo. Con momenti di silenzio e adorazione». Tra i temi su cui i cristiani devono impegnarsi, poi, la salvaguardia del creato: «Priorità assoluta salvare la terra. Quindi energie alternative – solare, auto ibride, piantare alberi…». Oltre all’accoglienza dei migranti, agli scambi di esperienze con i Paesi del mondo: aspetti, dice, su cui già molto viene fatto. Ultimo punto: «appoggio incondizionato alle riforme che papa Francesco sta portando avanti nella Chiesa come il dialogo con le religioni, l’inculturazione, animare e dare autorità alle conferenze episcopali per attuare queste riforme nei loro territori».L’amore di padre Alberto per l’Africa viene da lontano: la sua vocazione, racconta, è nata nel 1947. «Quando avevo 9 anni alla chiesa di San Concordio arrivò, mentre frequentavo la quarta elementare, un missionario che ci mostrò delle diapositive sulle missioni Africane. Si chiamava padre Luigi Crotti ed era molto sorridente. Io rimasi impressionato dalla sua giovialità e quando domandò chi voleva farsi missionario comboniano io detti il mio nome. E poi mi piaceva l’avventura. Inoltre un giovane paesano, Piergiorgio Bertolani che era entrato da qualche anno dai Comboniani venne in vacanza e noi ragazzetti lo seguivamo dappertutto». L’ordinazione nel 1962 dalle mani del vescovo Luigi Bartoletti: «Mi impressionò la sua affabilità e cultura».