Si tratta di poesie nate da un ritiro prolungato con i Monaci di Camaldoli. Il libro che raccoglie liriche di ispirazione religiosa è stato presentato a Pistoia grazie alla «Brigata del Leoncino», benemerita associazione culturale. Il volume, dal titolo Il terreno del silenzio è edito da Montedit per la collana «Le schegge d’oro».Orazio Tognozzi, quale è il messaggio delle sue poesie?«Solo dentro se stessi esiste il vero silenzio. Per raggiungerlo bisogna non più aggrapparsi a voci e parole che ci circondano attraverso i mass media. La fuga più profonda dal rumore del mondo è la ricerca del silenzio».Ci sono pensatori che l’hanno ispirata?«Dionigi L’Aeropagita ed i padri del Deserto hanno praticato la ricerca del silenzio come via di salvezza. Ma per me tutto è nato a Camaldoli. Con una metafora direi che si può essere soli anche in mezzo alla folla e viceversa. Il problema è essere se stessi. Occorre una sorta di regressione buona verso la fanciullezza, l’adolescenza, luogo delle radici di una società diversa. Poi si può tornare anche in mezzo alla confusione. Ma prima bisogna affrontare la crisi del riandare indietro. Digiuno, silenzio, preghiera: all’Eremo di Camaldoli, dove è nato questo libro di poesie, eravamo separati dal mondo, ma liberi. Quando stavo per venir via da Camaldoli, sono nate queste poesie: una satira sul mondo attuale più altre poesie ispirate dai luoghi».Chi l’ha spinta a pubblicare le sue poesie?«Queste poesie sono molto apprezzate dalla Brigata di amici noti ed importanti, di Pistoia, come Mauro Bolognini ed altri, tutti discreti e non amanti di facile pubblicità di cui non hanno peraltro bisogno. Il presidente però è un fiorentino».Quale messaggio vuol mandare?«La società del chiasso e dei consumi, attraverso figurazioni confuse, travia i ragazzi. Anche per i giovani si tratta di fare un passo indietro, ricercare il silenzio a contatto con la natura, ritrovare se stessi. E’un altro metodo».Luca Tognaccini