Arezzo - Cortona - Sansepolcro
Il saio «vero» di San Francesco fa accendere i riflettori su Cortona
La notizia ha preso il volo sulle ali delle agenzie di stampa e dei mezzi di comunicazione: la tonaca attribuita a San Francesco, da secoli custodita a Cortona nell’omonima chiesa, è autentica ed è compatibile con l’epoca in cui è vissuto il Santo. Per l’esattezza, il risultato medio fornisce un intervallo tra il 1155 e il 1225. Lo studio è stato presentato mercoledì 5 settembre a Firenze nel corso della Conferenza internazionale sulle applicazioni degli acceleratori di particelle (Ecaart) e sarà pubblicato nel volume L’eredità del Padre: le reliquie di San Francesco a Cortona, in cui sono riportati tutti i risultati di una ricerca interdisciplinare a carattere umanistico-scientifico promossa dalla Provincia Toscana dei Frati francescani minori conventuali, in particolare dall’impegno del Ministro provinciale padre Antonio Di Marcantonio che ha voluto avere una conferma scientifica su un rilevante reperto della storia francescana. Il volume sarà a disposizione del pubblico dal prossimo 14 ottobre, quando, nel corso di una cerimonia religiosa, saranno rese visibili, insieme al saio, anche altre reliquie francescane.
La stessa ricerca ha permesso di stabilire che una seconda tonaca attribuita a San Francesco e conservata nella basilica di S. Croce a Firenze non può essere invece considerata compatibile con l’epoca di vita del Santo (morto nel 1226), risalendo ad un periodo compreso tra la fine del XIII e la fine del XIV secolo: il tessuto sarebbe quindi posteriore di almeno 80 anni alla morte del Santo.
La ricerca è stata condotta con il metodo del radiocarbonio, misurato tramite la tecnica chiamata «spettrometria di massa con acceleratore» (Ams, Accelerator Mass Spectrometry). Da ciascuna delle due tonache i ricercatori hanno prelevato tra i 5 e i 7 campioni stoffa, di dimensioni inferiori ad un centimetro quadrato e don un peso di circa 10 milligrammi ciascuno. Il prelevamento di più campioni dello stesso tessuto consente di evitare possibili dubbi o ambiguità e accredita la validità dell’analisi. Ogni campione di lana è stato poi trattato allo scopo di estrarne il solo carbonio, ottenendo un piccola pastiglia di grafite del peso di circa 0,8 milligrammi, che è stata poi inserita nella sorgente dell’acceleratore. Un fascio di ioni di cesio, sparato sulla pastiglia di grafite, ne «gratta» al superficie estraendo il carbonio nei suoi isotopi C12, C13 e C14. La misura del rapporto delle quantità di isotopi carbonio C14 e carbonio C12, contate nei rilevatori dell’acceleratore «Tandem», consente di datare il reperto. Si tratta evidentemente di processi delicatissimi che richiedono strumenti di una sensibilità eccezionale. Nel nostro caso la ricerca è stata condotta a Firenze con l’acceleratore di particelle «Tandem» del laboratorio di tecniche nucleari per i beni culturali (Labec) dell’Istituto nazionale di fisica nucleare.
Nella chiesa di San Francesco si conservano, insieme al saio, altri «oggetti» francescani: un cuscino finemente ricamato, posto sotto la testa di San Francesco al momento della sua morte, e un Evangeliario, che si pensano donati a Cortona da frate Elia, primo successore del Santo alla guida dell’Ordine. I ricercatori del Labec, sempre col metodo del carbonio 14, hanno analizzato anche la composizione del prezioso filo metallico del ricamo. Mentre l’Evangeliario, un libro che contiene passi del Vangelo da proclamarsi nelle funzioni liturgiche, è stato oggetto di approfondite indagini codicologiche e paleografiche da parte di ricercatori dell’Università di Siena. Sulla base di evidenze scientifiche e umanistiche, sia il cuscino, sia l’Evangeliario sono risultati compatibili con il periodo di vita di San Francesco. Le ricerche sono state condotte in collaborazione con la Soprintendenza ai beni architettonicidi Arezzo, l’università di siena e il centro interdipartimentale di studi sui beni librario e archivistici di Arezzo.