Per avere un laicato vivace, c’è bisogno di un presbiterio che si metta al servizio della comunità cristiana e che svolta il fondamentale compito che gli è proprio: quello di adunare». L’arcivescovo Riccardo Fontana indica la rotta che la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro intende percorrere nei prossimi mesi e che vuol essere una risposta sia alla sfida educativa su cui punta la Chiesa italiana, sia all’urgenza di «rivedere» il volto delle parrocchie di fronte alla continua diminuzione di sacerdoti. Per presentare l’itinerario, Fontana ha scelto il Consiglio pastorale diocesano che si è riunito la scorsa settimana nel Seminario di Arezzo e che ha affrontato il tema dell’identità presbiterale nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro anche alla luce dell’Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI che si concluderà a giugno. Il lavoro del Consiglio pastorale che proseguirà anche nelle prossime sedute confluirà nella Commissione che l’arcivescovo ha istituito per definire il ruolo dei sacerdoti in diocesi.I DATI. L’analisi di Fontana è partita dalla fotografia del clero in diocesi. «Il mio predecessore, Gualtiero Bassetti ha detto Fontana ha celebrato nei suoi dieci anni di episcopato qui cento funerali di sacerdoti. Io ne ho presieduti quattro in sette mesi». Poi l’arcivescovo ha fornito alcune cifre. «Oggi la nostra Chiesa conta 305 presbiteri fra i quali una parte è rappresentata da religiosi che vanno coinvolti nella vita pastorale della diocesi». Fulcro sono le parrocchie. «Sono 245, affidate a 162 presbiteri». Poi gli altri elementi da considerare, secondo Fontana. «Il 30% del clero ha più di 70 anni e il ritmo con cui il presbiterio si assottiglia è di dieci sacerdoti l’anno». A questo si aggiunge un ulteriore fattore. «Un altro 20% è costituto da preti che provengono da fuori diocesi e che sono una realtà preziosa ma da valutare con attenzione». Il quadro abbozzato dall’arcivescovo dovrà essere approfondito. «Durante i ritiri zonali mensili con i sacerdoti ha annunciato Fontana è emersa la proposta di un questionario da distribuire ai sacerdoti che permetta di avere un’immagine chiara della situazione locale legata a clero e parrocchie. E non è escluso che possa essere commissionata anche un’indagine sociologica ad alcuni esperti».I MINISTERI. Nel suo intervento Fontana ha indicato le linee su cui è necessario muoversi. «Per avere un laicato cristiano formato e attivo che entri da protagonista nella società, serve aver presente che la Chiesa vive il principio dell’incarnazione e che essa non ha nemici. L’unico suo nemico è il diavolo». Da qui la proposta che l’arcivescovo lancia: «C’è bisogno di una Chiesa tutta ministeriale in cui ciascuno possa avere il suo posto». Il presule cita alcuni esempi. «Sogno una coppia di giovani che si avvicina al matrimonio consapevole di rispondere alla chiamata del Signore e non soltanto perché stanno insieme. Penso alla vita consacrata che è così ricca nella nostra diocesi e che rappresenta un polmone spirituale per il territorio. Penso all’impegno nella vita professionale che consente di dare un’anima al mondo e di costruire una vera civiltà cristiana».IL SACERDOTE. In questo contesto si inserisce la riflessione sul ministero sacerdotale. «Serve rimotivare tutti a partire dal presbiterio afferma Fontana . Occorre affidarsi all’opera dello Spirito per leggere i segni dei tempi». Di fronte al richiamo a una Chiesa tutta ministeriale, l’arcivescovo sottolinea che «è necessario puntare su tutti i ministeri, compreso quello del vescovo che è chiamato a fare arrivare la rugiada dello Spirito sulla porzione di popolo di Dio che gli è stata affidata». Poi le questioni da considerare: «Osservando la nostra situazione ritengo che il modello tridentino di parroco non sia più adatto alla nostra Chiesa». È da questo suggerimento che si dipana la futura analisi. «Una proposta interessante che ho trovato arrivando ad Arezzo riferisce Fontana è quella delle aree pastorali che non vanno considerate come una strada per risparmiare sacerdoti, ma come un diverso modo di concepire il rapporto fra il sacerdote e la comunità». Ed ecco «l’avvio di un percorso di riflessione sull’identità presbiterale nella nostra Chiesa». Per l’arcivescovo, il punto di partenza è quello di evitare «la sacramentalizzazione del ministero, quasi che il prete fosse soltanto un “dicitore di Messa”». Invece, avverte il presule, va privilegiata la dimensione dell’annuncio. E l’evangelizzazione va inserita nel solco della tradizione. «Durante il Convegno ecclesiale nazionale di Verona ricorda Fontana uno dei cinque ambiti era proprio quello della tradizione che non significa, ad esempio, fare una processione ma tramandare un patrimonio di fede alle giovani generazioni». Quindi l’arcivescovo ha toccato il tema degli abusi sessuali da parte dei consacrati che stanno tenendo campo sulla stampa nazionale e internazionale. «Non è vero il volto del presbiterio che viene mostrato in questi giorni. Siamo tutti peccatori in cammino verso la santità ma il nostro clero è sano e santo». Poi Fontana ha riaffermato il suo impegno personale: «Nei dodici anni che guiderò questa Chiesa il mio servizio sarà il migliore che possa offrire».IL SEMINARIO. L’arcivescovo ha riservato un posto di rilievo al Seminario. Durante il Consiglio pastorale diocesano, ha dato un annuncio significativo: «Entro poche settimane entreranno quattro nuovi seminaristi. E sono tutti della nostra diocesi ha affermato . Si tratta di un segnale importante in una fase delicata per la nostra Chiesa particolare». L’arcivescovo ha aggiunto: «Ho pregato molto perché il Signore toccasse il cuore di qualche giovane e lo persuadesse a rispondere alla sua chiamata. Come vescovo sono chiamato a vedere i segnali soprannaturali che Dio ci offre. L’arrivo di questi nuovi seminaristi va interpretato come il fatto che Cristo non ci abbandona mai».di Giacomo Gambassi