Lettere in redazione
Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi
Un giorno, su «La Voce», Indro Montanelli scrisse: «Sono vecchio e di bugiardi ne ho conosciuti tanti, ma uno come lui…». Ormai anche la grande maggioranza degli italiani sa bene quanto «lui» sia refrattario alla verità.
Per questo la notizia che Berlusconi vuole ricandidarsi nel 2013 non ha sorpreso più di tanto. Semmai, ricordando le sue precedenti dichiarazioni che affermavano il contrario, sarebbe stato da meravigliarsi se non lo avesse fatto. Preoccupa però, e non poco, che anche le cancellerie ed i mercati del mondo intero conoscono l’inaffidabilità del nostro personaggio. E nessuno si fida di lui… Conseguenze per l’Italia? Non ce ne dovrebbero essere. Ad una condizione: se scende in campo basta… lasciarlo solo in mezzo al campo. Soluzione questa che appare, oggi come oggi, più che una probabilità una certezza.
Al di là dei toni un po’ irriverenti della lettera, che non sono mai positivi in un dibattito pacato, non si può dire che Berlusconi non sappia stupire: ha scompaginato ancora una volta le carte della politica, facendo abortire sul nascere l’ipotesi di «primarie» all’interno del Pdl. In questo modo ha anche messo fuori gioco il suo «delfino», Angiolino Alfano, che pure aveva indicato come suo autorevole successore appena qualche mese fa. Non credo però che tutti i giochi siano già fatti. La situazione è di grande confusione e la mossa a sorpresa del Cavaliere ne aggiunge solo dell’altra, in un quadro politico di estrema incertezza che certo non aiuta nel far uscire il Paese dalla grave crisi economica in cui è caduto. Ad oggi un Berlusconi di nuovo candidato premier difficilmente potrebbe ricucire con l’Udc di Casini e con la Lega del nuovo corso maroniano. E questo Berlusconi lo sa. È sa anche che così facendo spinge l’Udc ad allearsi a sinistra oppure a rimanere ancora autonoma, come fu alle ultime politiche. Ma anche sull’altro fronte regna tanta confusione, specie all’interno del maggior partito del centro-sinistra, il Pd, incerto sulle alleanze e profondamente diviso al suo interno su qualsiasi questione, dalle primarie alle coppie gay. Basta vedere quello che è successo nell’ultima assemblea nazionale o, per rimanere più vicini a casa nostra, alla crisi delle amministrazioni di Siena, Livorno e Arezzo, alle polemiche continue nei confronti di Matteo Renzi e al braccio di ferro tra il presidente della Regione Enrico Rossi e alcuni sindaci Pd della Piana sulla questione aeroporto.
Credo che la vera partita – almeno a livello nazionale, ma la questione esiste anche qui in Toscana – si giochi sulla legge elettorale. Dimenticata in fretta la lezione dei «grillini», la tentazione di non cambiare nulla è di nuovo forte e trasversale. Perché nessun partito vorrebbe «perderci» e gli attuali eletti – nella maggior parte dei casi – son ben contenti di esser stati «nominati». Sarò pessimista, ma temo che questa classe politica, che pure aveva dimostrato senso di responsabilità in un momento di grave crisi, facendo un passo indietro e dando vita all’esecutivo Monti, abbia di nuovo perso di lucidità e di generosità. Se è così, purtroppo, abbiamo davanti tempi ancora più duri.
Claudio Turrini