Lettere in redazione
Il ritorno del bipolarismo muscolare
E a proposito di questo mi domando cosa ne è di quella «Costituente di Centro» nella quale in molti abbiamo creduto? Non se ne sente più parlare. Dobbiamo proprio rassegnarci a questo bipolarismo così poco democratico e costruito su forze contrastanti? E quei cittadini che non si riconoscono in nessuna delle due parti?
Dopo il chiaro intervento del cardinal Bagnasco al Meeting di Rimini, come cristiano, sento ancora più vivo il dovere di «interessarmi alla cosa pubblica», di farmi costruttore, sia pure con i miei piccoli mezzi e senza partecipazione diretta, della storia, come è (sono ancora parole di Bagnasco), «compito di ogni uomo». Seguo con attenzione, ma non trovo lo spazio che accetti la totalità dei valori propri della persona. Rispetto ogni interpretazione dell’opinabile e del mutevole, ma di fronte alla vita, alla morte, alla giusta distribuzione dei beni, alla libertà personale e dei popoli, le risposte dovrebbero essere univoche , invece….. ci dobbiamo rassegnare a partecipare con riserva?
Il discorso, che il card. Bagnasco ha pronunciato domenica 24 agosto al Meeting di Rimini, in parte almeno, risponde alle sue domande e soprattutto offre interessanti spunti di riflessione alla comunità cristiana in quanto tale e vince lo scoraggiamento che diciamolo pure opera e dà nei nostri ambienti.
Intanto risponde ad obiezioni correnti sulla Chiesa in Italia che ne minano il volto e la missione. La Chiesa si dice dovrebbe restare nell’ambito della sacrestia e dei suoi riti perché….. incapace di cogliere i veri problemi della gente. La Chiesa in Italia, risponde Bagnasco, è un popolo «da sempre in mezzo alla gente e ne conosce i problemi senza occhiali ideologici». E li conosce meglio di chiunque altro e questo vale «per i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici». E può farlo perché non li legge con schemi ideologici, spesso fuorvianti e interessati né tanto meno dai sondaggi, ma li vive in prima persona. E i Vescovi quando intervengono non lo fanno da esperti in politica, ma per dar voce alla loro gente. Altro che relegati in sacrestia.
Per questo la Chiesa stimola sempre più i laici, ovunque politicamente collocati, a partecipare alla costruzione del bene comune puntando proprio dall’educazione cattolica.
Servono dunque laici disposti a impegnarsi per questi fini: l’urgenza del momento. Ma ci sono questi laici? È questa una domanda necessaria, nella consapevolezza che senza un laicato, preparato spiritualmente e culturalmente, si va poco lontano.