Lettere in redazione

Il ricordo di testimoni autentici

Caro Direttore,ho letto che lei ha introdotto e guidato un convegno sulla figura di mons. Bartoletti nei giorni scorsi a Firenze. Come abbonata avrei piacere di vedere sulle vostre pagine un impegno costante nel proporre figure di questo livello e indicarne la grandezza e l’attualità oggi per un pensiero cristiano… in un tempo di corta memoria.

In un articolo pubblicato da «Avvenire», ho letto che Bartoletti parlò coi responsabili di Azione Cattolica prima di proporre il 1° convegno ecclesiale «Evangelizzazione e promozione umana». Oggi mi chiedo quanto è presente nella nostra Chiesa il ricorso ad associazioni e movimenti? Quanto nella formazione del laicato si propone la recente esperienza di Pastori degli ultimi 30 anni dopo il Concilio? Per non citare la Dottrina sociale della Chiesa…

Nemmeno Lucca la città che ha visto Bartoletti suo Vescovo per tanti anni e che si prepara a richiederne la canonizzazione, lo propone ai suoi giovani ed al laicato. Forse dovremo attendere un convegno dal titolo «Evangelizzazione e promozione del laicato?»Milena Paoligià Segretaria nazionale MLAC

Sono pienamente d’accordo con lei, gentile signora Milena: in un tempo, che tende ad appiattirsi sull’immediato, ricordare quelle figure che nella Chiesa hanno seminato, operato, sofferto, ma costruito, è particolarmente importante, soprattutto per far conoscere alle giovani generazioni degli autentici testimoni del Vangelo, che aiutano a non dimenticare la nostra storia, cioè le nostre radici.

Questo non per costruire una specie di museo delle antichità da visitare ogni tanto o da ricordare col «misero orgoglio di un tempo che fu», ma per alimentare quella linfa vitale che spinge all’impegno in una fedeltà costante ai valori, ma nella consapevolezza che la diversità dei tempi e delle situazioni esige un’intelligente creatività.

Ecco quindi l’importanza di ricordare figure significative come il Vescovo Bartoletti, ma anche tanti preti che da posizioni modeste hanno operato con fedeltà e sono stati punto di riferimento per tanti.

Ed è giusto anche far memoria di quei laici cristiani – e non penso solo a un De Gasperi o un La Pira – che hanno segnato la storia italiana dal dopoguerra che non erano però figure solitarie, ma espressione dei tanti laici anonimi che nelle parrocchie, nelle associazioni e nella vita sociale svolgevano, con l’esempio, con la parola e con l’azione, un’opera fondamentale di animazione e formazione: facevano cioè mentalità e opinione.

Anche oggi, certo, sono tanti i laici attivi, soprattutto all’interno della comunità ecclesiale, ma il laicato in quanto tale spesso non riesce ad esprimersi e soprattutto ad essere propositivo, anche se non mancano di recente segnali positivi. E le responsabilità di questa… afasia sono diffuse e a vari livelli.

Eppure oggi senza un ritrovato protagonismo dei laici, che esige certo una maggiore preparazione anche culturale, è difficile evangelizzare e animare cristianamente – per quanto è possibile, ma il più possibile – la società italiana. (dal n. 13 del1° aprile 2007)