Pisa

Il postulatore  Domenico Sorrentino: «Toniolo uomo di speranza»

di Andrea Bernardini

«Ero studente di teologia a Roma nel periodo del “sessantotto”. Anni in cui spirava aria di “superamento” per molte cose e persone, rispetto alle quali la Chiesa del Vaticano II sembrava aver voltato pagina. Tra esse anche il Toniolo. Mi piacque vederci più chiaro, avvicinandomi a questa figura storica del cattolicesimo italiano con un interesse propriamente teologico. Ne scaturì la mia tesi di dottorato presso l’Università Gregoriana. Fu un incontro, quello col Toniolo, che ha segnato la mia vita. E ciò non perché non veda, nel Toniolo, anche delle posizioni datate. Ma c’è tanto di valido e di attuale». Così monsignor Domenico Sorrentino , 64 anni, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, da quattordici anni postulatore della causa di beatificazione del venerabile Toniolo. «Fui cooptato  poi come consulente nel comitato per la sua beatificazione. Nel 1998 l’Azione Cattolica mi affidò il lusinghiero incarico di postulatore» ricorda a «Toscana Oggi».Qual è l’aspetto della vita del venerabile che più di ogni altra cosa l’ha affascinato?«Il suo essere un uomo di sintesi e di speranza. Visse in un tempo segnato da acerbi contrasti  persino tra i cattolici. Dopo la breccia di Porta Pia, i cattolici si erano posti, per lo più, sul fronte reattivo degli intransigenti, organizzati nell’Opera dei Congressi. Altri, i “conciliatoristi”, avevano assunto un atteggiamento di mediazione. Toniolo si colloca sul primo fronte, ma con una strategia tutta sua, che individuò nell’impegno sociale il punto di gravità di un rinnovato impegno dei cattolici. Nei rapporti Chiesa-società c’era il muro contro muro tra la cultura cattolica e quella di segno illuministico, positivistico e socialista. Toniolo non ebbe ombra di cedimento: fu un uomo cattolicissimo. Seppe tuttavia dialogare con la cultura avversa raccogliendone le principali istanze e preoccupandosi di dare una risposta costruttiva. Di qui il suo impegno per un programma sociale di stampo democratico-cristiano e, ancor più largamente, il  suo disegno di una  “enciclopedia” del sapere ispirata ai valori evangelici. Fu un vulcano di iniziative,  con quella speranza operosa radicata nella profonda convinzione che la storia, nonostante i suoi alti e bassi, è attraversata dalla potenza della risurrezione di Cristo».Il suo servizio di ricerca come postulatore della causa di beatificazione è stato difficile, faticoso?«Non sono mancate le difficoltà. Il fatto che, con il passare degli anni, la memoria del Toniolo andasse attenuandosi anche negli ambienti cattolici, mi rendeva difficile promuovere ciò che invece, dal 1971 in poi, e cioè dal decreto di venerabilità di Paolo VI, era diventato, ai fini della beatificazione, la cosa più importante: la preghiera per ottenere un miracolo per intercessione del Servo di Dio. Il fatto poi che la sua figura fosse quella di un intellettuale, rendeva ancor più difficile questo tipo di approccio alla sua persona. Gradatamente il clima è cambiato. I risultati, con l’imminente beatificazione, sono sotto i nostri occhi».La causa di beatificazione è andata avanti per molti anni…«Che Toniolo fosse uomo di santa vita, non era dubbio nemmeno lui vivente. Ma l’iniziativa del processo verrà solo quindici anni dopo la sua morte, nel 1933. Furono i giovani fucini che, in un tempo di travaglio spirituale per il contesto di un regime anti-libertario, si ricordarono del vecchio maestro, che era stato insieme maestro di spiritualità e di libertà, e presero l’iniziativa della causa di beatificazione, seguiti dall’intera Azione Cattolica, e poi dall’Università cattolica. Era un modo di riscoprire il “maestro” non soltanto come sociologo e leader di azione cattolica, ma come esempio di autentica spiritualità laicale. Si chiese di iniziare il processo all’arcivescovo di Pisa, dove Toniolo era stato professore all’Università ed era morto nel 1918. Furono coinvolti, con processi rogatoriali, il vescovo di Vittorio Veneto, la diocesi in cui, a Pieve di Soligo, sono venerate le spoglie mortali del Toniolo, ed altri vescovi interessati. Nel 1971 si chiuse la parte del processo che stabilì le virtù eroiche del professore pisano. Diversi postulatori nel frattempo si avvicendavano: monsignor Guido Anichini, il padre Tarcisio Piccari, infine il sottoscritto. Dal 1971 si aspettava il segno dal cielo. È venuto qualche anno fa, quando il signor Francesco Bortolini, di Pieve di Soligo, è stato salvato in modo prodigioso, in forza delle preghiere elevate per intercessione del Toniolo. Il resto è storia di oggi, con il riconoscimento del miracolo, il 14 gennaio 2011. Il prossimo  29 aprile, come è noto, la  beatificazione».Toniolo non è stato, fino ad oggi, un personaggio particolarmente «popolare». Potrà diventarlo da «beato»?«Non ho dubbi che lo diventerà. Basta entrare un po’ di più nella sua figura e nel suo pensiero. Penso poi che la beatificazione di un economista nel pieno di una crisi economica possa essere colta come un grande auspicio di cui tutti abbiamo bisogno».