Tiziano Torresi, studente di Scienze politiche all’Università di Pisa, è il nuovo presidente della Fuci per il biennio 2006-2008. Affiancherà il lavoro dell’altro presidente, Federica Di Lascio, nominata lo scorso anno dalla Conferenza dei vescovi italiani. Tiziano Torresi, 22 anni, proviene da Tarquinia, ma abita a Pisa ormai da diverso tempo. Negli ultimi due anni è stato presidente del gruppo Fuci di Pisa ed animatore del congresso tenutosi nella nostra città alla fine dello scorso aprile. Proprio in quella occasione si riunì il consiglio centrale della federazione, che lo designò – unanimemente – come presidente nazionale.Quali ricordi di quell’evento?«Il congresso di Pisa è stato assai significativo per la vita dell’associazione. Di più: per l’intera storia della Fuci. L’entusiasmo dei partecipanti – che così numerosi sono arrivati all’ombra della torre pendente – si è felicemente incontrato con la calorosa accoglienza riservata ai fucini dalla diocesi, dall’Università e dal territorio: non dimenticheremo mai l’omelia magistrale dell’arcivescovo Alessandro Plotti in Cattedrale, il suo incoraggiamento a mettere coraggio, coerenza, impegno nella nostra missione in Università. I frutti di quell’evento cominciano a maturare un po’ in tutti i gruppi. A Pisa, ad esempio, diversi nuovi studenti hanno aderito alla Fuci in vista del prossimo anno accademico».Cosa rimane dell’esperienza pisana nel nuovo incarico affidatoti dalla Cei?«In questi giorni ho provato spesso a far chiarezza su cosa hanno significato per me i due anni spesi come presidente del gruppo pisano della Fuci: su cosa mi rimarrà di questa esperienza, su quello che mi ha dato e quello che mi ha dato la possibilità di offrire. È stata una avventura che spesso mi ha messo alla prova; mi ha insegnato a lavorare insieme agli altri, a capire i miei limiti e a fronteggiare tante tentazioni. La cosa più importante è che ora ho chiaro di non avere fatto questo percorso da solo: sono contento del gruppo di Pisa, di quello che nel piccolo è stato capace di portare avanti. È veramente bello l’accorgersi che per delle persone il cammino fatto insieme è stato importante. Basta a riempire di senso due anni di vita».Un’esperienza vissuta all’interno della parrocchia universitaria di San Frediano…«Aldilà della Fuci vorrei dire che sono debitore della pastorale universitaria di Pisa: quando tre anni fa sono sbarcato a Pisa ho trovato da subito un ambiente straordinario e che ha sicuramente inciso in profondità nella mia formazione. Ho trovato spalancate le porte della parrocchia universitaria e ho incontrato tante persone che con entusiasmo evangelico, a cominciare dall’arcivescovo, lavorano sodo e in comunione per accompagnare nella fede la non sempre facile esperienza in università di tanti fuori sede come me».Cosa ti attende nella nuova «avventura» romana?«Sono certo che guarderò spesso a questi due anni a Pisa nella vita di presidenza che mi aspetta: la nostra crescita, la nostra formazione, i nostri percorsi non sono tutti nelle nostre mani. Per quante fatiche, stress, seccature ci diamo, mai niente dipenderà interamente da noi. Può sembrare banale, ma spero che nei prossimi due anni non mi manchi mai la fede, quella fiducia in alto e negli altri che la Fuci mi ha aiutato a scoprire».