Opinioni & Commenti
Il Papa in Usa: preti pedofili, una dura verità
di Mauro Cozzoli
La questione dei preti pedofili negli Usa ha scosso profondamente la società e la Chiesa americana, avendo amplissima risonanza altrove. Il Papa, in visita pastorale in quella grande nazione, non si è sottratto alla sfida che essa rappresenta per la comunità cristiana. Da una parte, egli ha preso l’iniziativa di parlarne espressamente nel discorso rivolto ai vescovi americani. Dall’altra, ha risposto apertamente e accuratamente ad una domanda in tema rivoltagli da un giornalista durante il viaggio aereo verso gli Usa.
Le sue parole sono improntate, per un verso, alla denuncia; per altro verso, al rimedio del male. La denuncia innanzitutto. Il Papa parla dell'”abuso sessuale dei minori come un segno contrario al Vangelo, che causa profonda vergogna”; stigmatizza il comportamento di “uomini di Chiesa che hanno tradito i loro obblighi e compiti sacerdotali con un simile comportamento gravemente immorale”. È “difficile comprendere – aggiunge, con “grande sofferenza” – come sia stato possibile che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare sollievo, di portare l’amore di Dio a questi bambini”. Con parole tanto forti e aperte, il Papa si fa voce di una Chiesa che non si nasconde né minimizza il problema, come taluni hanno voluto insinuare. Non solo non si vuol coprire il peccato, lo si vuole invece far emergere in tutta la gravità oggettiva e la colpevolezza soggettiva. La Chiesa ama e difende i suoi preti. Per questo ne esige la trasparenza e fedeltà sino in fondo.
Alla denuncia segue il rimedio del male, che il Papa delinea ad un triplice livello. “Dovremo agire su tre piani”, egli dice. Quello della giustizia anzitutto, la quale chiede la riprovazione del reo e il risarcimento del danno. La riprovazione del reo è pronunciata in modo fermo e deciso: “Escluderemo rigorosamente i pedofili dal sacro ministero”; la pedofilia “è assolutamente incompatibile e chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote”. Quindi il risarcimento del danno: la pedofilia dei preti ha avuto delle “vittime profondamente provate”; sono bambini e ragazzi da “aiutare in ogni modo”. Il secondo livello è quello pastorale. “Le vittime – esorta il Papa – avranno bisogno di guarire e di aiuto, di assistenza e di riconciliazione. Questo è un grande impegno pastorale”. E, rivolgendosi ai vescovi, chiama alla “compassione e sostegno alle vittime: è responsabilità che vi viene da Dio, quali Pastori, quella di fasciare le ferite causate da ogni violazione della fiducia, di favorire la guarigione, di promuovere la riconciliazione e di accostare con amorevole preoccupazione quanti sono stati così seriamente danneggiati”. Al terzo livello – quello pedagogico – il Papa chiama i responsabili della formazione dei futuri preti ad “esercitare un discernimento molto, molto severo” nell’ammissione al sacerdozio; a “fare quanto è possibile perché i seminaristi ricevano una profonda formazione spirituale, umana e intellettuale. Solo persone sane potranno essere ammesse al sacerdozio e solo persone con una profonda vita personale in Cristo e che abbiano anche una profonda vita sacramentale”. Infatti “è più importante avere buoni sacerdoti che averne molti”.
Parole più nette e ferme non potevano essere pronunciate sulla via della verità. Una verità dura, come altre volte la Chiesa nella storia ha dovuto riconoscere. Nella evangelica persuasione che solo a partire da essa, dalla sua confessione, è possibile quel cammino di purificazione e di riconciliazione che permette di “vincere il male con il bene” (Rm 12,12).