Il Papa “non ha mai creduto nell’esistenza di una ‘pista bulgara’ che incolpava un popolo che egli ama e ammira teneramente”. Sono le parole del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, richiamate nel comunicato congiunto stilato dagli uffici stampa del Vaticano e della Presidenza della Repubblica di Bulgaria, e rilasciato oggi al termine della visita di cortesia del Santo Padre al Presidente bulgaro Georgi Parvanov, nel Palazzo Presidenziale di Sofia. Nel comunicato si ricorda che il presidente Parvanov ha espresso “la stima del popolo bulgaro nei confronti del Santo Padre, che esclude il coinvolgimento della Bulgaria nell’attentato” del 13 maggio 1981. Giovanni Paolo II, da parte sua, ha confermato il suo amore per il popolo bulgaro, il suo apprezzamento “per la cultura e la tradizione spirituale”, per “il modello etnico-religioso e per gli sforzi per costruire una vera società democratica che rispetti i diritti umani fondamentali”. Entrambi confermano “l’importanza di rispettare i principi della libertà religiosa e della libertà di coscienza” ed esprimono “il comune desiderio di sviluppare relazioni bilaterali in ambito sociale, caritativo, scientifico e culturali”. Per questo si sono detti “pronti a preparare un accordo tra Bulgaria e Santa Sede in questo ambito”. Entrambi hanno condannato “razzismo, xenofobia e intolleranza etnica e invocato attive misure contro terrorismo, crimine organizzato, traffico illegale di droga e di esseri umani, pornografia infantile e sfruttamento del lavoro minoriele”: “La globalizzazione deve andare di pari passo con la solidarietà per prevenire il crescente divario tra Paesi ricchi e poveri. L’umanità deve trovare soluzioni alle conseguenze negative della globalizzazione, tra le quali l’aumento della povertà che provoca disoccupazione e analfabetismo”. Sir