Opinioni & Commenti
Il Papa Giovanni televisivo. E così La Pira anticipò i conclavi
Per noi, più anziani, rivedere Papa Giovanni «ricostruito» ha suscitato un’ondata di emozioni e di ricordi collegati ad esperienze direttamente vissute, a parole già ascoltate. Non soltanto quelle, celebri, della carezza ai bambini la sera inaugurale del Concilio.
Qualche esempio. Il rapporto fraterno di Giovanni XXIII con l’oriente cristiano nel cui ambito, sempre tenendo presente la necessità inderogabile della «pace sulla terra» nell’epoca nucleare (pacem in terris), si devono collocare l’udienza alla figlia di Krusciov, Rada, e al genero Adjubei che, in quel tempo, provocò non pochi malumori.
«Per chiudere il nostro convegno aveva aggiunto andremo a Messa nella basilica francescana di Santa Croce e ci sarà, per tutti, la benedizione del Cardinale Dalla Costa. Per i credenti sarà la benedizione dell’Arcivescovo ma tutti gli altri, ne sono certo, non rifiuteranno la benedizione di un vecchio ».
Ricordo lo stupore della funzionaria del telegrafo. «Ma questo Papa a cui devo mandare il telegramma è proprio il Papa di Roma?». «Si». La giovane donna si fece il triplice segno della croce ortodosso. «Dio mio! Stasera lo dico in famiglia, probabilmente è il primo telegramma spedito da Mosca a un Papa di Roma da quando c’è stata la grande rivoluzione d’ottobre».
Quando La Pira tornò a Firenze ed infuriavano le polemiche, trovò un telegramma di Papa Giovanni firmato dal cardinale Tardini che ringraziava per le preghiere di Mosca. Vanamente avevo insistito perché mi autorizzasse a pubblicarlo. «Quando fai una cosa che ti sembra giusta, la devi fare senza mai coinvolgere chi ha responsabilità maggiori delle tue». E il buon La Pira si prese tutte le polemiche senza coinvolgere Papa Giovanni che aveva, del resto, i suoi problemi con la curia. Gli scrisse: «Beatissimo Padre, come avverrà questa conversione della Russia? Non certo con la bomba atomica! Avverrà nella pace; con l’orazione, con la fede, con la speranza, con l’amore; avendo molta pazienza, sapendo comprendere, sapendo accompagnare, con estrema delicatezza, accompagnare passo, passo l’azione tanto sottile e tanto delicata del disgelo. Mai come oggi è urgente la delicata parola del Signore: non spegnere il fumignolo acceso! Le mani rozze, l’azione grezza, la strumentalizzazione razionalista e tattica e furba, non servono a nulla: serve solo l’Amore di Dio che incontra, che infonde speranza, che lavora dal di dentro, coma la semente vitale che, a poco a poco, rompe la terra». Dove vediamo tracciata, in un comune sentire cristiano, la metodologia stessa di Giovanni XXIII. E si può dire che a Mosca, già dal 1959, La Pira «telegrafava» al Papa la certezza di aver distribuito, in suo nome, «la semente vitale che, a poco a poco, rompe la terra».
Nello sceneggiato televisivo ha fatto impressione la ricostruzione del conclave che ha eletto il Cardinale Roncalli. Agli storici il compito di misurare la prossimità oppure la distanza fra i personaggi e gli eventi di allora e le rievocazioni di oggi. Di fatto, a mio parere, sono ancor più impressionanti al di là delle cronache alcuni brani di quel singolare epistolario che sono le lettere di La Pira alle suore di clausura. Sono certo che non conosceva segreti, del resto, in quel tempo, veramente inviolabili. Più semplicemente meditava pregando.
E scriveva alle claustrali, in quell’ottobre del 1958, dopo il trapasso di Pio XII: «La presenza del Cardinale Wyszynski, Primate di Polonia, al conclave è la Chiesa che, perseguitata, avanza e vince. È Pietro prigioniero, cui si sono miracolosamente aperte, le porte della prigione. L’impero comunista, nonostante tutto e malgrado le apparenze, è già colpito al cuore. La presenza del Cardinale Wyszynski ha appunto, mi pare, questa significazione profonda. La Russia si convertirà, disse, con tanta precisione, la Madonna ai bambini di Fatima. Il Papa nuovo sarà appunto il Papa che vedrà il compimento (già iniziato) di questo autentico miracolo storico». Dove mi sembra straordinariamente anticipato il ruolo della Chiesa di Polonia, con Karol Wojtyla, nel futuro comune.
E ancora il 9 ottobre 1958 il giorno stesso della morte di Pio XII: «Ora questo Papa, Pio XII, il Papa dell’udienza invisibile (alle claustrali, via radio, sollecitata da La Pira e Fioretta Mazzei n.d.r) è partito per il cielo Il Papa di domani vede idealmente tracciato il viaggio che lo condurrà presso tutti i popoli per stabilire tra di essi, ordinatamente, l’unità e la pace. Egli sarà il Papa dell’Oriente e dell’Occidente, del mezzogiorno e del settentrione, il Papa che estenderà a tutte le nazioni la benedizione di Abramo che è la benedizione stessa di Cristo: il Papa che sarà infiammato dal desiderio massimo del cuore di Cristo: ut unum sint». Dove mi sembra straordinariamente scolpito il ritratto di Papa Giovanni. Nel 1958 e prima del conclave.