Opinioni & Commenti

Il Papa e l’Islam. Dialogo o silenzio?

di Andrea DriganiIl silenzio, qualche volta, può essere opportuno per il bene della pace. Qualche volta. Ma il dialogo, anche quello inter-religioso, che tutti sembrano auspicare, è l’esatto contrario del silenzio. Dialogare significa parlare in due, cioè confrontarsi su opinioni differenti ed anche contrastanti, chi non vuol saperne di differenze e di contrasti, non dialoga, bensì monologa, cioè parla da solo ed il confronto cede il passo allo scontro, che talvolta, purtroppo, non è solo verbale.

Il dialogo, in particolare quello di natura teologica, tra le varie religioni, come ha osservato in una recente intervista il patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo I, è assai arduo e molto difficile, tant’è che lo stesso patriarca si è fatto promotore di incontri e di iniziative rivolte a tutte le fedi, che escono però dall’ambito più propriamente teologico, per riguardare aspetti sociali , quali, ad esempio la salvaguardia dell’ambiente e del creato. A questo si potrebbe aggiungere la tutela e lo sviluppo dei diritti della persona umana.

Le relazioni tra la Chiesa Cattolica con l’Islam si presentano complesse e complicate poichè l’Islam non è soltanto una religione, ma è pure il fondamento giuridico di numerose istituzioni politiche (gli «Stati islamici») dal Marocco all’Egitto, dalla Siria all’Iraq, dall’Iran al Pakistan, dall’Arabia Saudita al Kuwait, dal Sudan all’Algeria. La mancanza di distinzione tra la dimensione civile e quella spirituale (cioè tra la città degli uomini e la città di Dio) genera confusione. Lo si è visto nelle reazioni al discorso, o per essere più precisi alla citazione di un testo medievale contenuto in quell’intervento, pronunciato da Benedetto XVI all’Università di Regensburg. Oltre a manifestazioni di piazza ed articoli roventi, vi sono state deliberazioni parlamentari, richiami di ambasciatori, note di protesta consegnate ai nunzi apostolici. Appare realmente sproporzionato e strano che ad una lezione accademica, sia pur tenuta dal Romano Pontefice, si risponda, peraltro con toni durissimi, con gli strumenti del diritto pubblico o del diritto internazionale. Bene ha fatto il Papa nell’Angelus di domenica ad esprimere il suo rammarico per quella citazione, che non rappresenta il suo pensiero, nella speranza di placare gli animi. E’ da ritenersi che questa precisazione sia stata compiuta anche nell’intento di non mettere a repentaglio la presenza delle minoranze cristiane negli Stati islamici. Benedetto XVI ha concluso invitando ad un dialogo franco e costruttivo con grande rispetto reciproco. Ciò sarà possibile? Solo se si comprenderà che cosa vuol veramente dire dialogare, altrimenti prenderanno il sopravvento i monologhi ed i silenzi.

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