Opinioni & Commenti

Il Papa e Küng: un orizzonte non un angolo

La questione dell'”etica mondiale” (Weltethos) e il “dialogo della ragione delle scienze naturali con la ragione della fede cristiana” sono stati gli argomenti principali del “colloquio” tra Benedetto XVI e il teologo Hans Küng, svoltosi sabato scorso, 24 settembre. “L’incontro – ha dichiarato ai giornalisti il direttore della sala stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls – si è svolto in un clima amichevole. Entrambi le parti erano d’accordo che non avesse senso entrare, nel quadro dell’incontro, in una disputa circa le questioni dottrinali persistenti tra Hans Küng e il magistero della Chiesa Cattolica”. Il teologo, ha riferito Navarro, “ha sottolineato che il suo progetto di Weltethos non è affatto una costruzione intellettuale astratta; si mettono in luce piuttosto i valori morali circa i quali le grandi religioni del mondo convergono, nonostante tutte le differenze, e che possono essere percepibili quali criteri validi – atteso la ragionevolezza convincente di essi – dalla ragione secolare”. Il Papa, da parte sua, “ha apprezzato lo sforzo del professor Küng di contribuire ad un rinnovato riconoscimento degli essenziali valori morali dell’umanità attraverso il dialogo delle religioni e nell’incontro con la ragione secolare. Ha sottolineato che l’impegno per una rinnovata consapevolezza dei valori che sostengono la vita umana è pure un obiettivo importante del suo Pontificato”. Benedetto XVI, inoltre, secondo quanto riferito dal portavoce vaticano, “ha riaffermato il suo accordo circa il tentativo del professor Küng di ravvivare il dialogo tra fede e scienze naturali e di far valere, nei confronti del pensiero scientifico, la ragionevolezza e la necessità della Gottesfrage (la questione circa Dio)”, mentre Küng “ha espresso il suo plauso circa gli sforzi del Papa a favore del dialogo delle religioni e anche circa l’incontro con i differenti gruppi sociali del mondo moderno”. Elio Bromuri Gli ottusi cliché costruiti da opinionisti politici e da politici professionisti, incalliti nel gioco di definire i connotati di Benedetto XVI vengono puntualmente smentiti. Volendo a tutti i costi spingere il ritratto del Papa come il tetragono difensore dell’ortodossia e ritenendo che l’ortodossia cattolica sia di tipo fondamentalista, chiusa nella difesa dottrinale delle regole cattoliche di comportamento e nel tentativo di volerle imporre a tutti, si sono spinti fino al punto da proporre quell’odioso accostamento di Papa Ratzinger all’ayatollah Khomeini (il giornale di Rifondazione comunista “Liberazione” del 24 settembre scorso). Il Papa invece sta depistando quelli che lo vorrebbero stringere in un angolo.

Coloro che vogliono capire possono notare la sua apertura “cattolica” che non ha confini e che, tuttavia, non comporta cedimenti. Quando incontra qualcuno non vuol dire che ne sposa le idee e le posizioni. Significa che accoglie le persone, entra in dialogo con loro, ascolta. Egli sta attuando il programma annunciato all’inizio del pontificato, quello dei “gesti concreti”. L’aveva detto a chiare note che non bastano le buone parole e i nobili sentimenti, ci vogliono gesti concreti che scuotano le coscienze e possano cambiare i rapporti tra persone, Chiese e religioni e determinare un reale rinnovamento.

Questa è la chiave di lettura del suo pontificato in ambito “ecumenico”. La sua apertura in tutte le direzioni, quelle che si è soliti indicare di destra e di sinistra, per intendersi, lo rendono difficilmente strumentalizzabile da una parte e dall’altra. L’incontro con il teologo tedesco Hans Küng è l’ultimo esempio che si aggiunge a quelli avuti con gli altri cristiani, gli ebrei, i musulmani. Forse l’incontro con Küng è anche più delicato, perché va a toccare punti caldi che si dibattono all’interno della Chiesa cattolica e rispondono a sensibilità e orientamenti che hanno sedimentazioni profonde nella cultura germanica da una parte e nella cultura romana dall’altra. Ratzinger, tedesco, assurto al soglio della Sede romana, dai tempi della Riforma rappresenta la migliore opportunità di superamento dell’atavico “complesso antiromano” sottilmente presente nel mondo germanico.

L’incontro, richiesto da Hans Küng, probabilmente vuol essere il riconoscimento di questa opportunità che viene esperita ponendo al Papa le questioni che a Küng e a coloro che appartengono alla sua cerchia culturale stanno maggiormente a cuore: il dialogo tra le religioni per la pace nel mondo, secondo quel principio più volte ripetuto dal teologo di Tubinga: non c’è pace tra i popoli se non c’è pace tra le religioni e l’altro principio che il terreno d’incontro tra le religioni può essere una comune etica condivisa e praticata. Temi e prospettive che non sono fuori dell’orizzonte cattolico e danno un vasto respiro all’inizio del ministero pontificio di Benedetto che si vuol caratterizzare con la politica dell’amicizia senza confini.