Solo col “metodo del dialogo coraggioso e perseverante” si possono “affrontare le non poche tensioni esistenti nel mondo”, tra cui la “situazione in Merio Odiente”, il terrorismo, le guerre “dimenticate” e l’uso indiscriminato dei beni della terra e dell’ambiente. Lo ha detto oggi il Papa, ricevendo Abdulhafed Gaddur, capo della Missione della Gran Giamahiria araba libica popolare socialista, in occasione della presentazione delle lettere credenziali. Dopo aver espresso il suo “costante affetto per il caro popolo della Libia” e aver ringraziato per il messaggio inviatogli dal leader libico Gheddafi, Giovanni Paolo II ha ricordato che “l’azione della Santa Sede nell’ambito dei soggetti di diritto internazionale è caratterizzata da una perseverante ricerca di un dialogo sincero, mettendo in evidenza quanto unisce piuttosto che ciò che divide, al fine di favorire l’intesa tra le nazioni, il raggiungimento della pace e della giustizia, la difesa delle legittime peculiarità di ogni popolo e la concreta solidarietà verso i meno fortunati”.Di qui la necessità del “metodo del dialogo coraggioso e perseverante, particolarmente utile per affrontare le non poche tensioni esistenti nel mondo”, che “per essere risolte” richiedono “la fattiva collaborazione di tutti”. Tra di esse, il Santo Padre ha citato la “situazione in Medioriente”, che sta “molto a cuore” al Pontefice; il terrorismo, che “potendo colpire ovunque indiscriminatamente, rende insicuri città, popoli e persino l’intera umanità”; i conflitti “che impediscono agli abitanti di molte regioni dell’Africa di costruire il proprio sviluppo”; l'”iniqua distribuzione dei beni della terra e dei frutti della ricerca tecnologica, umana e spirituale”. Al contrario, ha affermato il pontefice ricevendo oggi l’esponente della Libia, “è da incoraggiare con ferma determinazione la via del dialogo e della mutua comprensione nel rispetto delle differenze, così che la vera pace possa essere perseguita e l’incontro fra popoli diversi avvenga in un contesto di solidale intesa”. Questo perché, ha spiegato il Papa, il dialogo “basato su solide leggi morali facilita la soluzione dei contenziosi e favorisce il rispetto di ogni vita umana”. Rivolgendosi, poi, alla “piccola e attiva comunità cattolica” libica, il Papa ha sottolineato che “la sincera volontà di onesta collaborazione costituisce la base per una proficua cooperazione fra i credenti e fra tutti gli uomini”, soprattutto tra “i seguaci dell’islam e i cristiani. Di fronte a taluni tentativi di travisamento della religione e a un uso illegittimo delle sacre tradizioni ha ammonito il Pontefice -, occorre con forza ribadire che sono contrarie a Dio e all’uomo quelle pratiche che incitano alla violenza e al disprezzo della vita umana”. Da parte sua la Chiesa, ha assicurato il Papa citando la “Pacem in terris”, “consapevole del ruolo che ricopre la religione nel suscitare e consolidare la cultura dell’incontro, della reciproca comprensione e della fattiva collaborazione, desidera portare avanti la sua missione di pace, esortando tutti a farsi carico l’uno dell’altro per costruire un mondo più giusto, più solidale e più libero”. Sir