Vita Chiesa
Il Papa al Coni: lo sport cammino di autentica maturazione umana
«La Chiesa si interessa di sport, perché le sta a cuore l’uomo, tutto l’uomo, e riconosce che l’attività sportiva incide sull’educazione, sulla formazione della persona, sulle relazioni, sulla spiritualità». Lo ha detto questa mattina Benedetto XVI ricevendo in udienza i dirigenti del Comitato olimpico nazionale (Coni) e gli atleti della nazionale che hanno partecipato alle recenti Olimpiadi di Londra. Nel discorso rivolto alla folta delegazione guidata dal presidente del Coni, Giovanni Petrucci, il Papa ha richiamato le 28 medaglie, di cui 8 d’oro, vinte dagli italiani parlando della «dura disciplina» cui gli atleti si sottopongono per poter puntare a tali traguardi. Ha quindi parlato delle virtù morali che ogni buon atleta deve coltivare: «Lealtà nella competizione, rispetto del proprio corpo, senso di solidarietà e di altruismo e poi – ha sottolineato – anche la gioia, la soddisfazione e la festa», definendo questi comportamenti «un cammino di autentica maturazione umana, fatto di rinunce, di tenacia, di pazienza, e soprattutto di umiltà, che non viene applaudita, ma che è il segreto della vittoria». Benedetto XVI ha poi richiamato l’apprezzamento della Chiesa per lo sport come occasione educativa, richiamando la lunga tradizione degli oratori e centri giovanili dove, in genere, è presente uno spazio ludico-sportivo.
«Penso dunque a voi, cari atleti, come a dei campioni-testimoni, con una missione da compiere: possiate essere, per quanti vi ammirano, validi modelli da imitare»: è stato questo l’augurio che Benedetto XVI ha poi rivolto agli atleti olimpici ricevuti in udienza. A proposito del fenomeno del «doping», ha quindi affermato: «La pressione di conseguire risultati significativi non deve mai spingere a imboccare scorciatoie come avviene nel caso del doping. Lo stesso spirito di squadra sia di sprone ad evitare questi vicoli ciechi, ma anche di sostegno a chi riconosce di avere sbagliato, in modo che si senta accolto e aiutato». Infine ha concluso richiamando l’Anno della fede, con l’invito a «educare la persona (dello sportivo, ndr) anche all’ ‘agonismo’ spirituale, cioè a vivere ogni giorno cercando di far vincere il bene sul male, la verità sulla menzogna, l’amore sull’odio, e questo prima di tutto in se stessi». Chiudendo il suo discorso ha parlato del beato Pier Giorgio Frassati, indicandolo come esempio e tratteggiando la sua figura come quella di «un giovane che univa in sé la passione per lo sport – amava specialmente le ascensioni in montagna – e la passione per Dio».