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IL PAPA AGLI AMBASCIATORI: NO A GUERRA E TERRORISMO, SÌ A PACE IN TERRA SANTA

“La guerra, che ha di nuovo prevalso, non può esere considerata come mezzo per risolvere i conflitti”, perché “colpisce gravemente le persone e fa sprofondare il mondo in squilibri profondi”. Ricevendo, oggi, in udienza i nuovi ambasciatori di 12 Paesi per la presentazione delle lettere credenziali, Giovanni Paolo II è tornato a condannare guerra e terrorismo. Riguardo a quest’ultimo – ha detto il Papa rivolgendosi la nuova ambasciatrice della Siria, Siba Nasser – occorre impegnarsi nella “ricerca delle cause profonde”, per poter “lottare efficacemente” contro un fenomeno che “mettere in pericolo in maniera insopportabile il bene comune della pace, della dignità delle persone e dei popoli”. Il metodo proposto, invece, dalla Santa Sede è quello della “concertazione delle nazioni, nel quadro della legittimità delle istanze internazionali, per evitare qualsiasi azione unilaterale che rischi di condurre ad un indebolimento del diritto internazionale e che renda più fragile la pace esistente tra le nazioni”. Riguardo al Medio Oriente e alla Terra Santa, il Papa ha sottolineato le “legittime aspirazioni di tutti i popoli che lì risiedono”, ed il loro diritto “a vivere finalmente sul proprio suolo nella dignità e la sicurezza, nell’indipendenza e nell’autentica sovranità, per ottenere il loro posto legittimo nel concerto delle nazioni”.

Di qui l’appello di Giovanni Paolo II ai capi dei quelle regioni affinché dimostrino “uno spirito coraggioso ed audace per non lasciarsi scoraggiare dalle sconfitte già subite e per mantenere fermo l’obiettivo di una ricerca autentica della pace, nel rispetto della giustizia”. Da parte sua, la Santa Sede assicura di “continuare ad operare senza sosta” in questa direzione, chiedendo che “la comunità internazionale raddoppi gli sforzi e si assuma le sue responsabilità in questo conflitto troppo lungo”.

Rivolgendosi, infine, all’ambasciatore della Lettonia, Alberts Sarkanis, Giovanni Paolo II ha rinnovato la richiesta che la futura Costituzione europea “contenga nel preambolo un esplicito riferimento alla religione e all’eredità cristiana dell’Europa” e che il futuro trattato riconosca “l’importanza della libertà religiosa, non solo nei suoi aspetti individuali e collettivi, ma anche nella sua dimensione istituzionale; la necessità del dialogo e della consultazione tra l’Unione europea e le comunità dei credenti; il rispetto dello statuto giuridico già raggiunto dalle Chiese e dalle istituzioni religiosi all’interno degli Stati membri dell’Unione”. Sir