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Il Papa ad Assisi: «Mai più la guerra»!
“No” alle “nubi” del terrorismo e dell’odio “Chi utilizza la religione per fomentare la violenza – ha ribadito il Papa – ne contraddice l’ispirazione più autentica e profonda”. In passato, ha ricordato infatti il Pontefice, “tragici conflitti sono spesso derivati dall’ingiusta associazione della religione con interessi nazionalistici, politici, economici o di altro genere”. Per questo, “è doveroso che le persone e le comunità religiose manifestino il più netto e radicale ripudio della violenza, di ogni violenza, a partire da quella che pretende di ammantarsi di religiosità, facendo addirittura appello al nome sacrosanto di Dio per offendere l’uomo. L’offesa dell’uomo è offesa di Dio. Non v’è finalità religiosa che possa giustificare la pratica della violenza dell’uomo sull’uomo”. Il Papa ha definito quello di Assisi un “pellegrinaggio di pace” in cui “testimoniare il nostro comune anelito verso un mondo più giusto e solidale”, per “allontanare le nubi del terrorismo, dell’odio, dei conflitti armati, nubi che in questi ultimi mesi si sono particolarmente addensate all’orizzonte dell’umanità”. “Ascoltarci gli uni gli altri”, ha detto il Santo Padre, è già “un segno di pace” che “serve a diradare le nebbie del sospetto e dell’incomprensione. Le tenebre non si dissipano con le armi; le tenebre si allontanano accendendo fari di luce”. “L’odio si vince solo con l’amore”, ha aggiunto il Papa ricordando la figura di Francesco, “un singolare profeta della pace amato non solo dai cristiani, ma da tanti alti credenti e da gente che, pur lontana dalla religione, si riconosce negli ideali di giustizia, di riconciliazione, di pace che furono suoi”.
“sì” alle religioni “al servizio della pace”. “Edificare la pace nell’ordine, nella giustizia e nella libertà richiede l’impegno prioritario della preghiera, che è apertura, ascolto e dialogo e unione con Dio, fonte originaria della pace vera”. Lo ha detto il Papa, dedicando l’ultima parte del suo discorso ad Assisi al tema della preghiera. “Pregare – ha precisato Giovanni Paolo II – non significa evadere dalla storia e dai problemi che essa presenta”, ma al contrario “è scegliere di affrontare la realtà non da soli. L’uomo religioso, di fronte alle insidie del male, sa di poter contare su Dio per ottenere il coraggio di affrontare le difficoltà, anche le più dure, con personale responsabilità, senza cedere a fatalismi o a reazioni impulsive”. Riferendosi ai momenti di “preghiera per la pace” che i partecipanti alla Giornata di Assisi hanno tenuto in luoghi diversi, il Papa ha sottolineato: “Unico è lo scopo e medesima è l’intenzione, ma pregheremo secondo forme diverse, rispettando le altrui tradizioni religiose”, con l’intento di “mostrare al mondo che lo slancio sincero della preghiera non spinge alla contrapposizione e meno ancora al disprezzo per l’altro, ma piuttosto ad un costruttivo dialogo, nel quale ciascuno, senza indulgere in alcun modo al relativismo né al sincretismo, prende anzi più viva coscienza del dovere della testimonianza e dell’annuncio”. Il Papa ha, poi, invitato a “superare decisamente quelle tentazioni di ostilità che non sono mancate nella storia anche religiosa dell’umanità”, e che in realtà “esprimono un volto profondamente immaturo” della religione, quando si richiamano ad essa. “Il genuino sentimento religioso”, ha fatto notare Giovanni Paolo II, “costituisce una sorgente di rispetto e di armonia tra i popoli” ed è “il principale antidoto contro la violenza e i conflitti”. Assisi, come quindici anni fa, ha concluso il Papa, “diventa nuovamente il ‘cuore’ di una folla innumerevole che invoca la pace. Giovani del terzo millennio, chiedo a voi di essere, come Francesco d’Assisi, ‘sentinelle’ docili e coraggiose della pace vera, fondata nella giustizia e nel perdono, nella verità e nella misericordia!”.