Vita Chiesa

IL PAPA A TEOCTIST: LA «CRISI» DELL’EUROPA HA BISOGNO DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

In un’Europa (e un mondo) in preda ad una “preoccupante crisi spirituale”, diventa “urgente la comune testimonianza dei cristiani”, chiamati alla “piena comunione” attraverso un ecumenismo che “presuppone la conversione”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata ieri, nella Basilica vaticana, al termine della visita a Roma del patriarca della Chiesa ortodossa romena, Teoctist.

Chiamando Teoctist “amato fratello” e ricordando il “cammino comune intrapreso verso il riavvicinamento” delle due Chiese, il Papa ha invitato a “portare a compimento” quello che ha definito un “pellegrinaggio di comunione”. “Un giorno ci sarà chiesto conto di quanto abbiamo fatto per l’unità dei cristiani”, ha detto Giovanni Paolo II, ed ha aggiunto: “Questa nostra reciproca divisione è contraria alla sua volontà”. La “comunione profonda” tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, ha sottolineato quindi il Papa, deve diventare “piena comunione”: ma “non c’è ecumenismo senza interiore conversione e rinnovamento della mente, senza superamento dei pregiudizi, dei sospetti; senza che si eliminino parole, giudizi, atti che non rispecchiano con equità e verità la condizione dei fratelli separati; senza la volontà di giungere a stimare l’altro, ad instaurare una reciproca amicizia, ad alimentare un amore fraterno”.

“Superare con coraggio le nostre pigrizie e ristrettezze di cuore, coltivare la spiritualità della comunione, alimentare la passione per l’unità”: questa la “ricetta” del Papa affinché la “comune testimonianza dei cristiani” possa porre rimedio alla “preoccupante crisi spirituale” che attanaglia l’Europa e il mondo, “largamente secolarizzati”.

La “porta santa” di quella “nuova primavera della Chiesa” che è stato il Giubileo, ha osservato Giovanni Paolo II prima della recita dell’Angelus, è il Concilio, che a quarant’anni dalla sua apertura – di cui il Papa stesso conserva “indimenticabili memorie” – resta attuale nel suo invito a “rimanere da un lato fedeli alla tradizione cattolica e dall’altro a riproporla in modo adatto ai tempi nuovi”. Il Concilio, per il Papa, “ha segnato l’inizio solenne e universale” di quella che oggi viene chiamata “nuova evangelizzazione”, e i suoi documenti “vanno conosciuti, assimilati e consegnati alle nuove generazioni”.Sir