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IL PAPA A BUSH: NORMALIZZARE INSIEME ALL’ONU INSTABILITÀ IN IRAQ E TERRA SANTA

In Iraq la situazione deve essere “normalizzata il più presto possibile”, con l'”attiva partecipazione della comunità internazionale”, e in particolare dell’Onu, in modo da “assicurare un rapido ritorno della sovranità irachena, in condizioni di sicurezza per tutto il suo popolo”. È l’auspicio espresso dal Papa al presidente americano, George W. Bush, ricevuto in udienza oggi in Vaticano. “La sua visita a Roma ha luogo in un momento di grande preoccupazione per la situazione di grave instabilità nel Medio Oriente, sia in Iraq che in Terra Santa”, ha esordito il Papa ricordando al presidente americano l'”inequivocabile posizione della Santa Sede a questo riguardo, espressa in numerosi documenti, attraverso contatti diretti e indiretti, e nei molti sforzi diplomatici che sono stati fatti fin dalla sua visita a Castelgandolgo, il 23 luglio 2001, e poi in questo palazzo apostolico, il 28 maggio 2002″. “È evidente il desiderio di ciascuno – ha proseguito il Pontefice – che questa situazione ora sia normalizzata il più rapidamente possibile, con la partecipazione attiva della comunità internazionale e, in particolare, delle Nazioni Unite, in modo da assicurare un rapido ritorno della sovranità irachena, in condizioni di sicurezza per tutto il so popolo”. Il Papa ha definito, a questo proposito, la recente nomina di un capo di Stato in Iraq e la formazione di un governo “ad interim” degli “incoraggianti passi vero il raggiungimento di questo obiettivo”. “Possa una simile speranza di pace – ha aggiunto – venire riaccesa in Terra Santa, per portare a nuove negoziazioni, dettate da un sincero e determinato impegno per il dialogo, tra il governo di Israele e l’autorità palestinese”. Il Papa ha dedicato un capitolo del suo discorso a Bush alla “sfida del terrorismo internazionale”, che “rimane una fonte di preoccupazione costante”, poiché “ha seriamente minato le relazioni normali e pacifiche tra gli Stati e i popoli a partire dalla tragica data del’11 settembre del 2001”, definita dal Papa stesso “una pagina buia nella storia dell’umanità”. Giovanni Paolo II è poi sembrato riferirsi indirettamente allo scandalo delle torture nel carcere di Abu Ghraib, quando ha ricordato che “nelle scorse settimane altri deplorevoli eventi venuti alla luce hanno turbato la coscienza civile e religiosa di tutti, e reso più difficile un sereno e risoluto impegno a condividere i valori umani: in assenza di tale impegno – ha ammonito subito dopo il Santo Padre – né la guerra né il terrorismo saranno mai vinti”. Di qui l’auspicio: “Possa Dio garantire forza e successo a tutti coloro che non cessano di sperare e lavorare a favore della comprensione tra i popoli, nel rispetto della sicurezza e dei diritti di tutte le nazioni e di ogni uomo e donna”. Non è mancato, nelle parole del Papa, un accenno alle cosiddette “guerre dimenticate”, nell’apprezzamento rivolto all'”impegno” del governo americano e delle “numerose agenzie umanitarie, particolarmente quelle di ispirazione cattolica”, per “sconfiggere le condizioni sempre più intollerabili nei vari Paesi africani, dove le sofferenze causate dai conflitti fratricidi, dalle malattie pandemiche e dalla povertà degradante non possono essere più a lungo trascurate”.Sir