Vita Chiesa
Il nuovo Papa c’è già… Le Messe dei cardinali
Il tempo liturgico, quarta domenica di Quaresima, ci porta a riflettere su un brano del Vangelo di Luca che bene si accosta al tempo, non liturgico, che la Chiesa sta vivendo in questi giorni, dopo la rinuncia di papa Benedetto e alla vigilia del Conclave – si aprirà martedì 12 – che consegnerà alla cristianità il 266° successore di Pietro.
Il brano è quello del figliol prodigo che torna alla casa del padre e chiede di essere trattato come uno dei tanti salariati, perché si sente in colpa per aver sperperato il denaro ricevuto. E c’è il fratello maggiore che non ci sta, perché si sente in un certo senso defraudato: io da tanti anni ti servo ma non mi hai dato nemmeno un capretto per festeggiare con gli amici.
Prima immagine il servo, il servire. Il figlio maggiore non ha mai abbandonato il padre e ritiene di essere maggiormente ricompensato proprio in base a quanto ha fatto nella casa del padre. L’altro, il minore, è in un qualche modo il lontano, colui che torna e che vede nel volto di Dio il padrone. Ma ecco che il padre rifiuta le due immagini: nessuno è servo. Si festeggia il ritorno di chi si era allontanato, ma non si dimentica chi è rimasto accanto: tu sei sempre con me, ricorda al maggiore. Forse siamo un po’ tutti figli maggiori in questa stagione della vita; crediamo che abbiamo diritti, se così possiamo dire, che non possono essere ignorati.
Celebrando nelle parrocchie in questa domenica senza Papa, i cardinali ci hanno ricordato, con questa parabola che Dio non legge la storia con i nostri occhi, che non vede servi ma figli e che rifiuta di essere trattato da padrone. I servi devono portare al figlio l’abito lungo, l’abito della festa, l’abito del signore della casa e non del servo. Devono poi mettere l’anello al dito del figlio che viene così reinserito nella sua dignità filiale. È l’anello con il sigillo, il simbolo della famiglia. Infine ecco l’immagine dei sandali, segno che si tratta di un uomo libero: il servo non indossa calzari nuovi.
Ecco l’immagine del tempo di attesa, certo della Pasqua che celebreremo tra pochi giorni; ma anche del Conclave che si aprirà ancora prima. L’immagine del figlio, della veste, dell’anello e dei calzari si può leggere quasi in filigrana con ciò che dovrà accadere all’interno della Sistina nel giorno della fumata bianca. Il successore di Pietro, di Benedetto XVI, dovrà indossare la veste bianca, mettere l’anello al dito; dovrà ricordare al mondo, ai cristiani questa appartenenza filiale con Dio. Un Dio che apre le sue braccia, che ridà all’uomo la sua dignità perduta, che guarisce dalle ferite che deturpano il volto.
Messaggio ai credenti, ma anche volto di una Chiesa che sta vivendo uno dei suoi momenti più alti con l’elezione del nuovo Papa, che dovrà prenderne in mano il governo in un tempo difficile ma certamente gioioso e pieno di speranza, come ha detto il cardinale brasiliano Pedro Odilo Scherer (video). Un tempo che deve portare ad avere un pastore che edifichi la Chiesa con la testimonianza della sua vita, per ricordare le parole del cardinale Angelo Scola (video), arcivescovo di Milano; un uomo che lo Spirito Santo ha donato alla Chiesa perché possa condurla sulle orme segnate dai grandi Pontefici degli ultimi 150 anni.
Nella basilica di Santa Balbina è l’arcivescovo di Budapest, Péter Erdő, che incontra i fedeli; omelia in lingua ungherese e poi breve sintesi in italiano per dire che «ora è il tempo opportuno; ora dobbiamo alzarci, levare il nostro capo e, se non troviamo la via che conduce a casa, allora dobbiamo chiedere agli antichi quale era la strada buona, quale il sentiero che porta dalla prigionia verso la casa unica e vera».
Sullo sfondo rimane il brano del Vangelo di Luca, l’immagine del figlio minore che il padre festeggia. Il Vangelo non ci dice come si è comportato l’altro fratello; non ci dice se il maggiore si è riappacificato con il fratello minore e con il padre, e non ci fa sapere nemmeno se ha preso parte alla festa voluta dal genitore. L’immagine è anche un messaggio per dirci che il padre accoglie sempre e comunque: prima ancora di ascoltare le nostre parole, le nostre scuse, ha già perdonato; anzi è andato oltre e ha fatto preparare la festa. Ecco il messaggio che viene da questa giornata fatta di messe e incontri con i fedeli: il nuovo Papa c’è già, anche se noi non lo conosciamo ancora. Ha celebrato questa domenica con i fedeli, ma ha aperto le braccia anche verso coloro che sono lontani o che sono appena «tornati».