Lettere in redazione

Il Natale traformato in «festa delle luci»

E’ significativo come in tutta Europa la gente protesti contro iniziative tendenti a offuscare i simboli e le tradizioni cristiane. L’anno scorso il comune di Oxford, in seguito alle proteste popolari, ha dovuto retrocedere dall’iniziativa di cambiare il nome alle festività natalizie con «festa d’inverno». A l’Aja in Olanda le autorità scolastiche dell’«Haage Hoge School» avevano comunicato che il grande albero di Natale quest’anno non avrebbe trovato posto all’interno dell’edificio per rispetto ad una parte di studenti di altre fedi, ma l’iniziativa non è piuciuta a gran parte degli studenti che supportati dalla stragrande maggioranza della popolazione olandese, hanno portato un loro albero nella scuola che è stato alla fine accettato. Anche in una scuola di Cremona, sempre con le stesse motivazioni, i docenti hanno pensato di sostituire il Natale con una «festa delle luci» tra le proteste delle famiglie. Queste iniziative nascono dal disagio di qualche spirito laicista che ritiene che la convivenza nasca dall’annullamento delle indentità e non dal loro pacifico comporsi, com’è invece nel contesto tipicamente inclusivo e mite del Natale.

Alessio Nolanindirizzo email

Sono d’accordo con lei. Alla base di questi episodi c’è spesso l’errore di pensare che in una società sempre più multietnica la convivenza nasca dall’annullamento delle identità. Il che non solo è sbagliato, ma è anche pericoloso, perché sradica le persone, le confonde e stimola reazioni xenofobe. Quanto all’episodio della scuola elementare «Manzoni» di Cremona bisogna dire che non si tratta di un’iniziativa recente ma che va avanti da una quindicina d’anni. L’intento – come hanno dichiarato i promotori – non è quello di rinnegare il Natale, tanto è vero che gli alunni preparano anche dei presepi e cantano, assieme a brani di tutt’altra origine, anche alcuni tipicamente natalizi, come il «Tu scendi dalle stelle». Ma se le intenzioni sono buone, il giudizio su questa riduzione del Natale cristiano ad una più generica e vaga «festa delle luci» non può che essere negativo. «Sconcertante» lo ha giustamente definito l’arcivescovo Giuseppe Betori, nell’omelia per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Firenze. Perché il Natale non causa disagio a nessuno, neanche ai bambini e alle famiglie «non cattoliche, ben felici al contrario di condividere una festa che sta a cuore a molti nella società in cui sono venuti a vivere, ma piuttosto qualche spirito di stampo laicista che ritiene che la convivenza nasca dall’annullamento delle identità e non dal loro pacifico comporsi, com’è invece nella natura più vera delle religioni, tanto più nel contesto tipicamente inclusivo e mite del Natale».

Claudio Turrini