Opinioni & Commenti

Il Natale della Parola

DI ENNIO ANTONELLICardinale Arcivescovo di FirenzeNella società dell’informazione la comunicazione si infittisce, si estende e si fa sempre più veloce. Viviamo immersi in un universo di parole e di immagini. Tra tante notizie c’è il rischio di non dare più l’attenzione necessaria alla buona notizia del Vangelo, la più bella e sorprendente che ci possa essere: il Figlio di Dio si è fatto uomo per salvarci, «Vi annuncio una grande gioia […] Oggi vi è nato nella città di David un salvatore, che è il Cristo Signore».

Gesù Cristo è la grande Parola di amore che Dio ci ha rivolto. Tutta la sua esistenza dal principio alla fine è autocomunicazione personale di Dio: i gesti, i comportamenti, le situazioni, l’insegnamento, gli avvenimenti, specialmente la sua morte e risurrezione. In lui Dio ha detto e ha donato se stesso. «Chi ha visto me ha visto il Padre».

Gesù Cristo è la Parola fatta carne, una parola che si ascolta con le orecchie, si vede con gli occhi, si tocca con le mani: parola umile e gloriosa che attrae con una bellezza e un fascino senza paragoni; parola che risponde alla domanda più intima e urgente che ognuno di noi si porta dentro, domanda di vita, di felicità, di amore, di significato e di speranza.

Accogliere questa autocomunicazione di Dio ci rende partecipi della sua vita, suoi figli. Ci porta a condividere il suo amore gratuito e misericordioso per tutti gli uomini e a valorizzare tutte le dimensioni autentiche dell’umano. Ci apre a comunicare con gli altri nel rispetto reciproco per crescere insieme nella fraternità e nella verità.Più è forte l’identità cristiana, intesa come identificazione con Cristo e comu-nione ecclesiale, e più generosa è l’apertura al dialogo, a livello di famiglia e di rapporti interpersonali e a livello sociale, intraecclesiale, ecumenico, interreligioso e interculturale. Come il fanciullo Gesù nel tempio di Gerusalemme era seduto tra i dottori per ascoltarli e interrogarli, così il cristiano sta tra gli uomini pronto a donare e a lasciarsi arricchire.

Nell’epoca della globalizzazione i cristiani avvertono l’appello a costruire, come auspica il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes, una cultura planetaria comune e nello stesso tempo rispettosa delle culture particolari. Si sentono chiamati a valorizzare tutto ciò che trovano di vero, di buono e di bello, a purificarlo da errori e deformazioni, a elevarlo a più alti significati. Hanno il compito di far emergere dalle diverse culture, che sempre più intensamente vengono a contatto tra loro, la verità e i valori universali che possono assicurare una convivenza pacifica, quali la dignità della persona, il diritto alla vita e alla salute, la libertà di coscienza, la parità uomo-donna, la centralità della famiglia, la giustizia sociale, la solidarietà, la salvaguardia dell’ambiente. È questa la via per costruire un mondo più umano e far avanzare la storia della civiltà, che è essenzialmente storia della comunicazione dai mugolii primordiali agli odierni linguaggi sofisticati.

I cristiani sanno che la verità e i valori, disseminati nelle varie culture, sono semi del Verbo che si è fatto carne in Gesù Cristo. È la loro stessa fede che li spinge al dialogo. Così nel loro stesso aprirsi ai diversi rendono testimonianza all’unico salvatore di tutti gli uomini e di tutto l’umano.