Lettere in redazione
Il Natale cancellato dai canti natalizi
Credo che non possa essere accettata come presunzione di affermazione di diritti di libertà la manifestazione di volgare laicismo che ha portato nella scuola elementare Ambrosoli di Firenze alla decisione di «mutilare» una canzone della recita natalizia, perché qualche parola è stata ritenuta da un genitore lesiva del pluralismo educativo. Ormai il buonismo di taluni, accompagnato purtroppo dal colpevole lassismo di altri, ha invaso la nostra cultura e offende anche valori che non sono esclusivamente riconducibili a radici confessionali. Troppo superficiale cancellare il Natale come festa della natività di Cristo cercando di sostituirgli neutrali surrogati come la festa della luce e ritenere che il Presepe offenda l’altrui sensibilità; per me questa è pura ipocrisia ammantata di disonestà intellettuale, perché in Italia a nessuno è impedito di professare un culto diverso da quello cattolico, né di fare aperta professione di ateismo, ma in verità dietro queste posizioni a mio avviso non c’è l’opinione di chi teorizza la libertà di religione , ma la «libertà dalla religione», specialmente se cattolica.
Episodio inquietante, sul quale siamo subito intervenuti con un commento sul nostro sito www.toscanaoggi.it («Il Natale “sbianchettato” a scuola»). Insegnanti e dirigenti avranno agito sicuramente in buona fede, ma dimostrando di non aver chiaro cosa significhi «educare». Quale possibilità di incontro può esserci tra culture, tradizioni e fedi diverse se ciascuno deve nascondere la propria identità?
Claudio Turrini