Toscana
Il mondo intero saluta Arafat
Dopo l’indecoroso balletto al suo capezzale, iniziato il 4 novembre scorso quando per la prima volta venne annunciata la sua morte, si è spento alle 3,30 di giovedì 11 novembre, all’ospedale militare Percy di Clamart, alla periferia di Parigi, il presidente dell’Anp Yasser Arafat. La salma verrà trasferita al Cairo, dove sono in programma per venerdì 12 i solenni funerali, ai quali prenderanno parte delegazioni da tutto il mondo. Dopo il braccio di ferro con le autorità israeliane (Arafat aveva lasciato detto di voler essere sepolto nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme), alla fine la sua sepoltura (provvisoria, si sono affrettati a dire i leader palestinesi) sarà all’interno della Moqata, il suo quartier generale a Ramallah, dove era stato confinato ormai da tempo dagli israeliani.
«Il presidente Yasser Arafat sarà ricordato come colui che nel 1988 ha portato i palestinesi ad accettare il principio di una coesistenza pacifica fra Israele e un futuro Stato palestinese. Firmando gli accordi di Oslo nel 1993 ha fatto fare un passo gigante a questa prospettiva: è terribile che non possa vivere per vederla concretizzarsi, ha dichiarato il Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, che in un comunicato diffuso dal Palazzo di Vetro ha lanciato anche un’esortazione: Ora che lui se n’è andato, israeliani e palestinesi, insieme agli amici di questi due popoli nel mondo, devono compiere sforzi ancora più grandi per consentire la realizzazione pacifica del diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. Intanto, un portavoce delle Nazioni Unite da Ginevra ha fatto sapere che le bandiere della sede Onu rimarranno a mezz’asta in omaggio ad Arafat, aggiungendo che Annan ha voluto che per la morte del presidente palestinese venga applicato lo stesso protocollo riservato ai capi di Stato.
In Palestina, intanto, col diffondersi dell’annuncio della morte del leader dell’Anp decine di migliaia di palestinesi si sono riversati nelle strade di Gaza e di Ramallah (Cisgiordania), sparando in aria in segno di omaggio ad Arafat mentre gli altoparlanti riproponevano le più famose frasi pronunciate dal presidente palestinese. L’Autorità Nazionale palestinese ha dichiarato 40 giorni di lutto nazionale in Cisgiordania e a Gaza. Molti consolati occidentali, a Gerusalemme, hanno subito issato la bandiera a mezz’asta in segno di lutto. Intanto Israele ha decretato lo stato di massima allerta per le forze armate e la polizia. Dopo l’annuncio ufficiale, infatti, è scattato il piano di sicurezza messo a punto nei giorni scorsi che prevede l’aumento dei controlli lungo i valichi della Cisgiordania e l’annullamento di tutte le licenze concesse a poliziotti e soldati israeliani.
Le Brigate Al Aqsa hanno accusato in un comunicato il governo di Gerusalemme di essere responsabile della morte di Arafat e hanno affermato di volere colpire Israele “ovunque”. Nel documento il gruppo armato vicino al movimento al Fatah di Arafat ha detto di considerare “il nemico sionista e il governo (del premier israeliano Ariel) Sharon totalmente responsabili dell’assassinio” di Yasser Arafat “per averlo assediato” per tre anni nel palazzo presidenziale della Muqata, a Ramallah. Il gruppo integralista islamico Hamas ha affermato che la morte di Arafat accentua il suo impegno a “continuare la Jihad contro il nemico sionista fino alla vittoria ed alla liberazione”.
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