Cultura & Società
Il mistero della Sindone, la corona di spine, la colonna della flagellazione, la tunica di Cristo, il Volto Santo di Manoppello. Alla scoperta delle reliquie di Cristo
«Di regola gli oggetti sacri del culto cristiano attirano di più gli scienziati accademici che i fanatici religiosi. Affascinano maggiormente i freddi ricercatori che i devoti ardenti. Sono stati sottoposti ad analisi da parte di esperti di fama mondiale in settori quali la storia, l’archeologia, la filologia, la biblistica, la patristica, il diritto, l’antropologia, l’orientalistica, la numismatica, la paleografia, la chimica, la fisica, la biologia, la medicina legale, l’anatomia, la genetica, la spettrografia, l’ottica. Alle ricerche e indagini sono state impegnate decine di équipe – esperti di criminologia, ematologia, palinologia, matematica, informatica e polarizzazione dell’immagine – questo solo per rispondere a una domanda: si tratta di una reliquia autentica?». Lo scrivono il giornalista Grzegorz Górny e il fotografo Janusz Rosikoń nella prefazione al libro «Testimoni del Mistero. Le reliquie di Gesù» pubblicato dalla Libreria editrice vaticana. Il volume è una ricerca, frutto della collaborazione di storici e scienziati, che indaga le reliquie legate alla passione, morte e sepoltura di Cristo, scavando tra gli enigmi che ancora albergano nella comunità scientifica. Tra quelle studiate e fotografate nel volume, sono presenti la Sacra Sindone di Torino, la croce, i chiodi, la corona di spine, la colonna della flagellazione, la tunica di Cristo, il Volto Santo di Manoppello, il sudario di Oviedo.
Il percorso prende le mosse dalla Sindone di Torino e, dopo aver narrato la storia e presentato gli studi più importanti a riguardo, conclude sostenendo che «la scienza moderna – grazie all’uso delle più recenti conquiste tecnologiche – arriva oggi alla stessa conclusione della tradizione tardo-cristiana: l’immagine della Sindone può essere con certezza definita acheiropoietos, cioè ‘non fatta da mano d’uomo’». È poi la volta della Santa Croce e della vicenda dello storico tedesco Michael Hesemann, che quando nel 1997 entrò nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme «rideva tra sé e sé, perché sapeva già come esaminare scientificamente e confermare l’autenticità della reliquia più sacra per i cristiani» e «non poteva certo sospettare – così come quasi cent’anni prima Secondo Pia – a quali sensazionali scoperte sarebbero approdate le ricerche da lui stesso iniziate».
Parti di croce sono presenti in tante città d’Europa perché, dopo l’iniziale divisione in tre parti della Santa Croce operata da sant’Elena, da questi tre pezzi cominciarono a essere tolti dei frammenti più piccoli che vennero inviati alle chiese cristiane anche dei luoghi più remoti e collocati in preziosi reliquiari chiamati stauroteche.
C’è poi il mistero dei Santi Chiodi: quali tra le decine conservati nelle varie chiese del mondo, sono quelli che hanno realmente inchiodato Gesù alla Croce? Dalle fonti storiche si sa che tra gli strumenti della Passione di Cristo c’erano chiodi con cui il corpo di Gesù di Nazareth venne inchiodato alla Croce. Nel 1868 lo storico dell’arte tedesco Franz Xaver Kraus pubblicò un documento in cui enumerava 36 posti in Europa dove erano conservate reliquie considerate sacri chiodi. Non c’è alcun dubbio che non tutti questi elementi possano essere autentici. Ma come riconoscere quali di queste reliquie sono vere?
E cosa dire dell’indagine avviata l’8 dicembre 1989 in Spagna, dove una squadra investigativa formata da circa 40 scienziati di diverse discipline – criminologia, ematologia, palinologia, matematica, informatica e polarizzazione dell’immagine – che erano riusciti a risolvere più di un crimine si trovarono di fronte a un compito insolito: rispondere alla domanda che cosa fosse la misteriosa reliquia di Oviedo chiamata Sudario, e riconosciuta dal mondo cattolico come uno dei teli della sepoltura di Cristo.
E ancora il Volto di Manoppello, una delle scoperte più sorprendenti nella storia della sindonologia. Le impressioni di chi osserva il Velo, conservato nella basilica dell’omonimo paese abruzzese, richiamano i racconti dei pellegrini medievali sulla Veronica: tutti lo vedono in modo diverso, basta guardare il telo da un’altra angolazione o sotto una luce differente per vederlo in modo diverso.
I colori cambiano in base alla posizione del tessuto sotto la luce e alla posizione di chi lo guarda. Vanno dal bruno al rosso passando per il grigio. Gli occhi dell’immagine sul velo sono marroni, le labbra hanno un colore leggermente rosso.
Le pupille di entrambi gli occhi sembrano essere leggermente irregolari. I capelli appaiono come ombre luminose di capelli naturali. Sembra che l’intera immagine sul velo sia l’ombra luminosa di un volto completamente illuminato e trasparente. Per spiegare perché il Velo ha proprietà così insolite, i ricercatori decisero di rispondere a due domande: di che materiale è fatto e come si è formata l’immagine visibile su di esso. Risultò che è fatto di bisso, il tessuto più prezioso dell’antichità, un tempo chiamato fili d’oro.