Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Il mio ricordo del vescovo Angelo Scapecchi»

Domenica scorsa, nella Cattedrale di Arezzo, monsignor Giacomo Babini ha presieduto la S.Messa di suffragio. Toscana Oggi ricorda monsignor Scapecchi con una toccante testimonianza di don Duilio Sgrevi.

Dieci anni fa (20 marzo 1996), nello svolgimento dei festeggiamenti per il bicentenario della manifestazione della Madonna del Conforto, il Vescovo Angelo Scapecchi ritornava alla casa del Padre. Il suo ricordo però rimane sempre vivo nel cuore della Chiesa aretina, cortonese, biturgense. E, come ebbe già ad esprimersi il Vescovo di Fiesole, monsignor Luciano Giovannetti nel discorso commemorativo fatto al clero, non susciterebbe meraviglia una eventuale apertura della sua causa di beatificazione.Il cuore di monsignor Scapecchi, solo Dio sa quanto si profuse, fino all’immolazione, al bene di tutti, non esclusi i più lontani dalla fede. Spiccatamente amò i poveri, gli anziani e gli ammalati. Quanti ne visitò ne confortò, ne aiutò anche concretamente. Per questo alla sua morte non fu trovato altro che qualche spicciolo. Specialissimamente amò i Vescovi e i sacerdoti. Uno tra questi sono stato anch’io. Quanto Bene mi ha voluto e mi ha fatto! Quanta pazienza ha esercitato nei miei confronti e quanta luce, dono dello Spirito, attraverso la sua mediazione ho ricevuto. Oso affermare che anche adesso ne ricevo.Qualche giorno prima della sua morte, forse da lui avvertita, ebbe a dirmi: «Duilio, anche se il mio cuore di carne si arrestasse nessuna cosa potrà separarci dall’amore di Cristo. Stanne certo anche da lassù continuerò a pensarti, ad amarti ed aiutarti». Scherzando gli replicai: «Se post-mortem il Signore Le concederà di ritornare a farmi visita, ne sarò molto contento». Con i suoi occhietti furbi, talvolta anche benevolmente ironici, mi fissò e, prese le mie mani fra le sue, mi rispose: «Se mi sarà concesso tornerò volentieri anche a tirarti le coperte del letto». A tirarmi le coperte non è venuto; però più di una volta in sogno ci siamo incontrati, abbiamo parlato e ci siamo intesi come spesso accadeva.Ricordo che una volta, quando riceveva in Episcopio, fu bussato alla sua porta. «Un momento», disse. Siccome quel momento si prolungava fu bussato un’altra volta. «Avanti», rispose. «Eccellenza c’è il Prefetto». Rivolto a me disse: «Vuoi che lo riceva subito o termino prima con te?». Rimasi stupito di questa sua delicatezza verso la persona umana. Mi sovvenne alla mente la lettera di San Giacomo quando afferma la dignità di ciascun uomo indipendentemente da altri valori. Ovviamente feci posto al prefetto. Avrei tanti altri «fioretti» da raccontare di questo umile e grande Vescovo. Per ora basta così. Ogni tanto chiedo a Don Alvaro la chiave della porticina in ferro del sepolcro dei Vescovi. Scendo giù a pregare sulla sua tomba. Mi inginocchio e, appoggiata la testa sul marmo, continuo con lui il dialogo mai interrotto, attendendo quello eterno in Paradiso a lode e gloria della Trinità.don Duilio Sgrevi