Arte & Mostre
Il Michelangelo di Santo Spirito, un Crocifisso da pregare
Il Crocifisso che Michelangelo fece per compiacenza al Priore di Santo Spirito, per ringraziarlo per l’ospitalità e l’opportunità di studiare anatomia, come è già noto, per secoli è rimasto nel «nascondimento» nel senso che non se ne conoscevano più le tracce. Si sapeva della sua esistenza solo grazie alla fonte del Vasari. Questa fonte ha incoraggiato la studiosa Margrit Lisner a non fermarsi nelle sue ricerche e grazie alla sua insistenza e all’accoglienza dell’agostiniano padre Guido Balestri, possiamo parlare del Cristo di Michelangelo ritrovato. Tutte queste testimonianze sono state raccolte nel libro «Sant’Agostino incontra il Crocifisso di Santo Spirito» di Albino Todeschini ed edito dalla Tipografia Vaticana.
Dal 1962, data del ritrovamento, ad oggi, il Crocifisso ha vissuto una lunga storia, perché dopo il restauro è stato portato a casa Buonarroti dove è rimasto fino al 2000, anno in cui gli Agostiniani, dopo tanti tentativi, sono riusciti a riportarlo a casa, però ormai non si poteva più mettere nel luogo originale, occupato dall’altare del Caccini, e fu scelta la cappella Barbadori della Sacrestia di Giuliano da Sangallo. Da allora il Crocifisso ha fatto sempre più parlare di sé e più volte è stato richiesto per delle mostre e, senza togliere nulla a nessuno, nella mostra di Venaria (Torino), ha trovato una grande visibilità. In questa mostra era al centro di una grande sala e i visitatori potevano ammirarlo a 360 gradi con grande meraviglia e soddisfazione; proprio questa esperienza ci spinse, al momento del ritorno a Santo Spirito, di chiedere agli organizzatori la possibilità di avere la stessa struttura dove era posto a Venaria e così metterla al centro della Sacrestia di Santo Spirito.
Ovviamente era una «collocazione provvisoria», in attesa di poter trovare dei fondi per realizzare una struttura definitiva, ma dopo due anni non siamo riusciti a trovare questi fondi per lasciarlo al centro e così con molta «umiltà» il Crocifisso è stato rimesso nella cappella Barbadori. A distanza di cinque anni, un nuovo progetto in Santo Spirito, ha rimesso in gioco il desiderio di mettere il Crocifisso al centro della Sacrestia. Ed è stato provvidenziale l’aiuto di Friends of Florence che impegnati già a restaurare la pala del San Fiacre dell’Allori (sempre all’interno della Sacrestia), hanno accettato di buon grado, grazie sempre all’intercessione della cara amica Simonetta Brandolini d’Adda, di caricarsi anche la spesa dello spostamento del Crocifisso e la pulizia dell’altare sopra cui è posto l’Allori.
Bisognava allora pensare al progetto per metterlo al centro. Sono state presentate diverse ipotesi, ma alla fine ha avuto successo quella di farlo calare dalla cupola, in fondo l’idea di questa sospensione avrebbe rispettato l’idea originale del grande Michelangelo. E così è stato. Dopo aver risolto tutte le pratiche burocratiche, in poche ore, grazie a diverse persone che si sono operate per questo progetto e che desidero ringraziare di cuore, il Crocifisso è stato calato dall’alto. Un po’ di apprensione perché non era così scontato il successo, però, finito il lavoro, grande è stata la soddisfazione di tutti. Ora il Crocifisso può essere visto in tutte le sue parti e così ammirare la perfetta anatomia.
La visita della Sacrestia con il Crocifisso ora fa parte di un percorso che abbiamo pensato per dare a tutti la possibilità di visitare il Chiostro, le tre cene del Poccetti e la Sala Capitolare. Anche questa apertura ha avuto bisogno di diversi mesi di discernimento perché, come si sa, i Chiostri sono appetibili e richiesti per diverse manifestazioni ed eventi. Qui a Santo Spirito abbiamo sempre respinto la scelta di aprire questi luoghi di silenzio e preghiera, ma il tempo a volte matura le scelte e senza rinnegare il valore della «quiete del chiostro», abbiamo cercato di pensare ad una modalità che da una parte continuasse a rispettare questa prerogativa e dall’altra fargli corrispondere una modalità giusta. Questo ovviamente ha comportato la necessità di rivolgersi a delle cooperative che potessero aiutarci a fare una apertura che mantenesse il decoro dei luoghi e così è stato.
Abbiamo appena iniziato questa esperienza che per noi Agostiniani nuova, e speriamo di poter fare un servizio non solo ai turisti che vengono da fuori Firenze, ma anche ai fiorentini che desiderano trascorrere un po’ di tempo in luoghi che richiamano il silenzio, la pace e la preghiera, per ritrovare un po’ se stessi, lontani dai rumori e dalla confusione che normalmente occupano le nostre menti.
Anche per questo abbiamo pensato di chiedere a tutti i visitatori un certo decoro e soprattutto il silenzio nel momento in cui si entra in Sacrestia perché il momento dell’incontro con l’opera d’arte che Michelangelo ha lasciato agli agostiniani, per i credenti sia una opportunità di fermarsi anche a pregare, e per chi non crede una occasione per porsi delle domande, soprattutto chiedersi perché Michelangelo non ha voluto presentare un Cristo sofferente e che con le sue braccia allargate all’estremo, accoglie chiunque sente la necessità dell’abbraccio del Padre.
*Priore di Santo Spirito