Lettere in redazione
Il Limbo rimane ma non è eterno
Il sensazionalismo giornalistico con cui si dava notizia della conclusione dello studio della commissione teologica internazionale sul problema del «Limbo», mi lasciò un po’ perplesso, perché sono personalmente convinto dell’esistenza del «Limbo» e pertanto mi riservavo di andare direttamente alla fonte come ho fatto non appena è stato pubblicato dall’editrice vaticana l’opuscolo «La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza il battesimo». La lettura di questo documento, peraltro fatto molto bene, mi ha rincuorato perché non si dice affatto che il Papa ha abolito il «Limbo» come scioccamente i giornali titolavano, quasi che il Papa avesse autorità decisionale sull’aldilà.
Lo studio in oggetto, lascia la questione del tutto aperta, affermando che ci sono buone ragioni che lasciano sperare che vi sia una salvezza per i bambini morti senza il battesimo. Ritengo che, certamente, c’è una salvezza per i bambini morti senza battesimo e saranno anch’essi ammessi all’eterna visione beatifica di Dio, perché il «Limbo» non è eterno, Gesù quando parla del giudizio finale, termina dicendo: «E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt 25,46). Per cui al termine della storia dell’umanità, vi saranno solo due regni, l’uno dell’odio e l’altro dell’amore, il Purgatorio ed il «Limbo» avranno cessato la loro funzione e consegnato le anime presenti all’eterna gloria. Credo che sia questo il punto da evidenziare che il «Limbo» c’è ma è temporaneo non eterno.
Nella storia della salvezza noto due picchi, l’uno nella resurrezione di Gesù che liberò le anime dall’attesa e l’altro sarà al suo ritorno quando il «Limbo» sarà svuotato per l’ultima e definitiva volta. I bambini morti senza battesimo ed i pagani vissuti rettamente non possono essere ammessi all’immediata visione beatifica di Dio, perché avendo tuttora il peccato originale, non hanno riscattato con la grazia del sacramento il tempo di loro vita mortale vissuta sotto la «maledizione» e, per ciò stesso, agganciato al prosieguo di questo tempo di condanna che avrà la sua definitiva sconfitta al termine del tempo stesso.
Anche la teologa Ida Tiezzi, rispondendo sul n. 21 di Toscanaoggi (Bambini non battezzati: anche per loro c’è salvezza – 3 giugno 2007) al quesito di un lettore, osservava che «purtroppo molti mass-media hanno dato un resoconto a dir poco superficiale» del testo e citava a tale proposito un’intervista allo storico Le Goff sul «Corriere della Sera», il cui titolo dà la cifra di certi commenti: «Cancellato il Limbo, adesso tocca al Purgatorio. Incerto anche il futuro di Inferno e Paradiso». In verità, la Commissione teologica non ha cancellato niente, non solo perché non ne aveva l’autorità, ma soprattutto perché il Limbo «non è mai entrato nelle definizioni dogmatiche del Magistero», pur essendo stato «per molto tempo dottrina comune della Chiesa». Rimane, ancora oggi, una semplice «ipotesi teologica possibile». È vero che il «Catechismo di Pio X» insegnava che «I bambini morti senza battesimo vanno al limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono; perché, avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il paradiso, ma neppure l’inferno e il purgatorio». Ma il «Catechismo della Chiesa Cattolica», pubblicato nel 1992, aveva corretto il tiro. Senza citare mai la parola «Limbo», annotava al n. 1261 che le parole di Gesù «ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo». E lo stesso card. Ratzinger, nel libro «Rapporto sulla fede» affermava: «Il limbo non è mai stato una verità definita di fede. Personalmente lascerei cadere quella che è sempre stata soltanto un’ipotesi teologica». Non mi sembra però che il testo della Commissione teologica autorizzi l’interpretazione, di per sé suggestiva, di un Limbo come condizione non «eterna». Anche questa è da considerare… un’opinione.