Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il gruppo scout della Valtiberina coi terremotati.

«Procurate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato». Questo è l’ideale che ha lasciato in eredità Robert Baden-Powell, fondatore del movimento scout. Questo è l’ideale che ispira il gruppo Valtiberina 1, che fa capo all’associazione Agesci, associazione guide e scout cattolici italiani. Il gruppo Valtiberina 1, con sede presso la parrocchia Sacro Cuore della cittadina biturgense, è nato nel 2007 dalla fusione dei gruppi Sansepolcro 1 e Città di Castello 3. «Con Città di Castello quasi non ci conoscevamo, è stata una scommessa vittoriosa» spiega Marco Gambuli, capogruppo di Valtiberina 1 assieme con Lucia Anderini. Il gruppo Valtiberina 1 ha il colore del fazzolettone (diverso per ogni gruppo) indaco, a simboleggiare l’unione delle due città: infatti, ciò che unisce Città di Castello e Sansepolcro è il fiume Tevere, dove nasce il guado, pianta da cui si ricava questo colore. Lo scautismo è un cammino educativo diviso in tre tappe: branco, reparto, clan. Il branco è costituito da bambini dagli 8 agli 11 anni, chiamati «lupetti»; questa branca è incentrata soprattutto sul gioco, attraverso i capi che hanno i nomi dei personaggi del «Libro della giungla». Il reparto è formato da adolescenti di età compresa tra i 12 e i 16 anni, organizzati in squadriglie; questo è il momento in cui i giovani imparano a costruire le attrezzature. La branca successiva, il clan, è dedicata ai ragazzi dai 16 ai 21 anni: la responsabilità e il senso del dovere maturati trovano piena applicazione nell’aiuto al prossimo. «Ogni branca fa riferimento a due capi, che sono sempre un uomo e una donna» precisa il capogruppo Marco Gambuli. L’obiettivo principale dello scautismo è la formazione di un buon cittadino attraverso lo sviluppo del carattere, la cura della salute e della forza fisica, l’abilità manuale e servizio al prossimo. «Questo cammino è inoltre sostenuto dall’ideale cristiano, che lega il gruppo Valtiberina 1. Ai ragazzi si propone il servizio come regola di vita. Spesso gli scout sono presenti in centri di accoglienza o si impegnano in campeggi di servizio, come quello fatto per portare soccorso ai terremotati dell’Aquila dopo il tragico sisma del 2009 – spiega il capogruppo -. La metodologia che proponiamo è quella dell’imparare facendo». «Lo scautismo – aggiunge Francesco Del Siena, capo clan – è oggi una proposta dirompente, che permette una continua crescita personale, sia in noi capi, sia nei ragazzi. Spesso ci affidano ragazzi “difficili”, ma con noi migliorano molto e i genitori ci ringraziano». Il Gruppo Valtiberina 1 dispone oggi di pochi fondi, costituiti soprattutto dai contributi delle famiglie dei ragazzi. L’associazione si autofinanzia con mercatini, lotterie e altre manifestazioni per reperire i mezzi necessari alle loro attività. L’anno scout inizia ad ottobre, con un’uscita di apertura, e termina in estate, con un campeggio finale. In questi giorni, si è appena concluso il più importante appuntamento per il movimento scout, ovvero, la giornata internazionale del pensiero: questo giorno, scelto perché compleanno di Baden-Powell, è dedicato alla riflessione sul senso dello scautismo. Tra le altre iniziative a cui Valtiberina 1 ha preso parte ricordiamo la festa della famiglia, a Città di Castello e la visita del Patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, a Sansepolcro. di Eleonora Corgiolu