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Il groviglio del Caucaso. L’appello del Papa

Le molteplici tensioni che percorrono il Caucaso da ormai quasi vent’anni, cioè dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica sono nuovamente scoppiate con il conflitto tra Russia e Georgia per l’Ossezia meridionale. Antiche differenze e conflitti si coniugano con le questioni geo-strategiche legate all’energia. Se gli Stati Uniti hanno cercato di aprire nuove relazioni con i nuovi Stati sorti dalla dissoluzione dell’Urss nel Caucaso, la Russia di Putin risponde ora rivendicando il suo rango di grande potenza.

Nel mezzo la sofferenza delle popolazioni. E da queste è partito Benedetto XVI per il suo appello al secondo Angelus pronunciato da Bressanone. Proprio ricordando le vittime innocenti ha auspicato una immediata cessazione delle azioni militari ed è andato al cuore del problema, la necessità cioè che si arrivi a delineare un orizzonte di sviluppo e una definitiva sistemazione dell’intera area “anche in nome della comune eredità cristiana”. Ha insistito sulla preghiera comune in questo senso, “insieme ai nostri fratelli ortodossi”. La regione del Caucaso, infatti, da sempre è un crogiolo straordinariamente ricco e complesso di popoli e di religioni, in particolare di Confessioni cristiane. Proprio mentre i conflitti politici, strategici ed energetici vengono al pettine, cruciale risulterebbe fare riferimento ai grandi valori e principi di civiltà, alla comune eredità cristiana. Anche su questa base fondamentale ha chiesto che “ si riprenda il cammino del negoziato e del dialogo rispettoso e costruttivo”.

Non solo: ha richiamato “l’intera comunità internazionale e i Paesi più influenti nell’attuale situazione a compiere ogni sforzo per sostenere e promuovere iniziative volte a raggiungere una soluzione pacifica e duratura, in favore di una convivenza aperta e rispettosa”.

È la prospettiva infatti che sembra mancare,in questi anni convulsi di crisi dei vecchi assetti sovietici, ma anche di difficile costruzione di nuove e stabili prospettive. Pochi giorni prima del cruento, improvviso blitz bellico in Ossezia era scomparso il grande scrittore russo Aleksandr Solzenicyn, testimone per molti versi “inattuale” di questi anni di lunghissima transizione. Vigoroso oppositore al comunismo sovietico, non aveva mancato poi di ammonire tutti, ad Est come ad Ovest, sui grandi temi del futuro della civiltà, dell’umanesimo, delle radici cristiane.

È probabilmente ripartendo da qui che si può dipanare il grande groviglio del Caucaso. Senza dimenticare che il Caucaso da sempre è una delle grandi porte verso “il grande gioco”, cioè quel corridoio asiatico che dall’Iran arriva fino in Cina: e in Cina non è mancato, proprio alla vigilia delle Olimpiadi, un attentato, ad avviso di molti osservatori, di matrice islamica proprio nella regione che di questo antico e cruciale territorio è il terminale verso Est. Dai Giochi, però, è arrivato anche un segnale di fraternità e di pace tra un’atleta russa e una georgiana. Dimostra che la pace è possibile, è una questione di civiltà.

Francesco Bonini

BENEDETTO XVI: Appello per la pace in Georgia “È mio vivo auspicio che cessino immediatamente le azioni militari e che si astenga, anche in nome della comune eredità cristiana, da ulteriori confronti e ritorsioni violente, che possono degenerare in un conflitto di ancor più vasta portata”. Giunge da Bressanone l’accorato appello di Benedetto XVI per la fine delle ostilità in Georgia. Domenica scorsa, 10 agosto, al termine della preghiera dell’Angelus recitata in piazza Duomo davanti a novemila persone, il Papa ha sollecitato il cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati sul futuro dell’Ossezia del Sud, regione filo-russa che chiede l’indipendenza da Tbilisi.

“Torni immediatamente la pace”. “Sono motivo di profonda angustia le notizie, sempre più drammatiche dei tragici avvenimenti che si stanno verificando in Georgia – ha detto il Papa – e che a partire dalla regione dell’Ossezia meridionale, già hanno causato molte vittime innocenti e costretto un gran numero di civili a lasciare le proprie case”. “Si riprenda risolutamente il cammino del negoziato – ha incalzato Benedetto XVI – e del dialogo rispettoso e costruttivo, evitando così ulteriori, laceranti sofferenze a quelle care popolazioni”. Un accorato appello, il Papa lo ha rivolto anche alla Comunità internazionale e ai “Paesi più influenti nell’attuale situazione”, affinché compiano “ogni sforzo per sostenere e promuovere iniziative volte a raggiungere una soluzione pacifica e duratura, in favore di una convivenza aperta e rispettosa”. Una preghiera, quella per la pace, che vede insieme cattolici e ortodossi. “Insieme ai nostri fratelli ortodossi – ha concluso il Papa – preghiamo intensamente per queste intenzioni, che affidiamo fiduciosi alla intercessione di Maria, Madre di Gesù e di tutti i cristiani”.

“Momento molto preoccupante”. “Purtroppo il Caucaso è una di quelle regioni del mondo dove ci sono tante tensioni che magari rivengono alla luce dopo un certo numero di anni di relativa calma. Questo è un momento molto preoccupante”. A parlare è il portavoce della Santa Sede, p. Federico Lombardi. Rivolgendosi ai giornalisti sabato 9 agosto, aveva sottolineato la grande angoscia di Benedetto XVI e di tutta la Santa Sede per la nuova “escalation” di sangue e guerra nella regione caucasica. “Speriamo proprio che la ragionevolezza, la volontà di pace e di trattativa possano prevalere rispetto all’uso delle armi, che non sono mai la via migliore per costruire la pace”. (I.A.)