Lettere in redazione
Il grazie di Bocelli alla madre e ai preti a servizio del prossimo
Caro direttore, il tenore Andrea Bocelli in una recente intervista dopo aver espresso riconoscenza a sua madre per averlo fatto nascere, nonostante il parere contrario di alcuni medici, ha parlato anche di tanti sacerdoti che come padre Rick ad Haiti spendono la loro vita a servizio del prossimo. In questo momento, ha proseguito Bocelli, la Chiesa è sotto attacco per via di alcuni scandali di pedofilia, ma per ogni prete che sbaglia ce ne sono decine di migliaia fedeli alla propria missione e non c’è un solo media che celebri queste persone per quello che sono: spesso dei santi, quasi degli eroi nazionali. Si preferisce invece registrare le eccezioni. Credo che Andrea Bocelli abbia intrepretato il pensiero di molti.
Speriamo sia davvero così: che Bocelli abbia interpretato il pensiero di molti. Il nostro senz’altro. Certamente quello del grande tenore toscano è stato un contributo importante alla causa dei sacerdoti santi di cui si parla nella lettera, visto che il suo video-messaggio a padre Rick ha fatto il giro del mondo ed è stato ripreso dalla stampa internazionale, compresa la rivelazione, fatta nella stessa circostanza, di quanto capitato alla madre quando, dopo essersi recata in ospedale per una presunta appendicite, le fu diagnosticata una gravidanza a rischio con probabilità che il neonato sarebbe venuto al mondo con qualche forma d’invalidità. Da qui il consiglio di abortire e il rifiuto della donna. «È solo grazie a lei e al suo coraggio che sono nato», dice oggi Bocelli.
Tornando ai preti, alla Chiesa sotto attacco e ai casi di pedofilia, non possiamo che ribadire quanto già espresso in altre circostanze evitando i due errori opposti di cui a suo tempo ha parlato il Segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata. Il primo errore da evitare è quello di considerare ogni prete come un pedofilo. Ma anche il «credere che le accuse di pedofilia siano soltanto frutto di un complotto architettato contro la Chiesa». Perché, dice monsignor Crociata, «posto che un solo caso di pedofilia è già di troppo, in qualsiasi ambiente, un tale comportamento è doppiamente condannabile quando a metterlo in atto è un uomo di Chiesa, un prete, una persona consacrata». Per questo «non basta dire che, in proporzione numerica, i casi di pedofilia tra il clero sono uguali o addirittura inferiori a quelli che si verificano in altre categorie di persone».
Bisogna «attenersi il più possibile ai fatti, senza lasciarsi sopraffare dal clamore delle notizie ad effetto né da un acritico garantismo, profondamente ingiusto rispetto alle vittime», persone che «hanno bisogno di giustizia e di solidarietà; necessitano di essere protette e difese e poi accompagnate in un lungo cammino di recupero e di riconciliazione anzitutto con la loro storia». Queste dolorose vicende ha detto ancora mons. Crociata devono «costituire l’avvio di un percorso di purificazione e di rinnovamento profondo all’interno della Chiesa», come auspicato in più occasioni da Benedetto XVI a cui va riconosciuto il coraggio e il merito di aver sempre affrontato con estremo rigore questi casi.
Detto questo, resta il fatto che la stragrande maggioranza dei preti sono sicuramente preti santi e ognuno di noi lo può testimoniare raccontando di averne incontrati tanti, di tutte le età, generosi e coraggiosi, di aver trovato in loro un sostegno per la crescita, un’amicizia importante, un giudizio sincero sulle scelte da fare, un conforto nei momenti più duri.