Cortona ha sempre tenuto nel massimo onore la sua Santa patrona. Il 1897, sesto centenario della morte di Margherita, è considerato, nella storia civile e religiosa cortonese, come l’avvenimento principale, che seppe tradursi, oltre che in uno straordinario coinvolgimento popolare, nella ristrutturazione e nel completamento del suo santuario. Nel 1928 fu ricordato il secondo centenario della sua canonizzazione. Nel 1947 Cortona ebbe la gioia di commemorare il settimo centenario della nascita della Santa, ad un anno di distanza dall’inaugurazione dei mosaici della via crucis di Gino Severini che costeggiano l’erta che dalla città conduce alla basilica. Nel 1972 fu celebrato il «singolare centenario» della conversione e della venuta a Cortona della penitente francescana. Infine nel 1997, il settimo centenario della sua morte, avvenuta il 22 febbraio 1247. Ma è proprio quest’ultima data, il 22 febbraio, che viene solennemente commemorata ogni anno a Cortona, con grande concorso di fedeli provenienti anche dai paesi vicini, soprattutto dalla vicina Umbria, che vanta in Laviano il suo paese natale. È una celebrazione che si inserisce generalmente nel periodo quaresimale e sottolinea l’impegno di ogni cristiano nel cammino di conversione; il passaggio, cioè, da una visione terrena della vita ad una visione soprannaturale, dal modo di vivere proprio di chi cammina secondo la carne alla maniera di chi, pur vivendo nel mondo, non vive più secondo una concezione puramente materialista. La conversione di un uomo o di una donna è sempre una grazia. San Paolo, Sant’Agostino, San Francesco, Santa Margherita sono la prova evidente del trionfo della Grazia sull’oscuro regno del peccato; sono anche il segno dell’accoglienza, da parte dell’uomo, dell’invito evangelico alla penitenza, nel suo immediato ed essenziale significato a trasformare una visione troppo umana della realtà in quella più elevata presentata da Gesù, divino Maestro. La nostra società, troppo spesso incline a forme di vita non ispirate al messaggio del Vangelo, trova nell’esempio di Santa Margherita, nelle sue lacrime, nella sua penitenza, nella sua effettiva conversione, un valido criterio di giudizio e un modello da imitare. «Convertitevi e credete al Vangelo», cioè cambiate mentalità, cambiate vita come io l’ho cambiata, ci dice Margherita riecheggiando il Vangelo di San Marco; «le cose terrene passano come ombra che fugge, quelle eterne rimangono». Margherita è stata una di quelle persone che possono anche sbagliare, ma non si adagiano nell’errore; che possono anche peccare, ma non arrivano ad amare il peccato; che possono anche perdersi, ma portano nel cuore l’ansia di riguadagnare i passi perduti. È una di quelle anime che, toccate dalla grazia di Dio, si donano senza mezzi termini e, se anche iniziano con «dilazione» il cammino sulla via della santità, riguadagnano nel tempo in «dilezione». È per questo che noi cortonesi, dopo le brume e le gelide notti dell’inverno, celebriamo la «memoria» di Santa Margherita, come una rinnovata giovinezza dello spirito, guardando alle sublimi virtù che hanno fatto di Lei la «terza Luce francescana».