Cultura & Società
Il grande cuore di Natale e Maria Assunta e il «miracolo» della piccola Silvia
Silvia è il nome di una bambina tutta pepe. Ha otto anni e da sei vive a Ronta, a 5 km da Borgo San Lorenzo, nel Mugello, in una villetta bifamiliare di 110 mq. Gode delle coccole e si cruccia dei rimproveri di papà Natale Grieco, 53 anni, dipendente dell’Enel, mamma Maria Assunta, 52 anni, insegnante elementare, e dei fratelli Francesca, 24 anni, detta Kikka, segretaria in un’azienda del territorio, Simone, 19, perito aziendale e Angela, 16 anni, di origine romena, l’altra sorella adottata, come lei, dai genitori. L’altro fratello, Carmine, 28 anni, psicologo, un lavoro da precario, fa ormai vita autonoma.
Silvia fu abbandonata in ospedale dalla donna che l’ha messa al mondo. Una possibilità che la legge offre alla genitrice, stabilendo che il bambino non riconosciuto debba essere registrato all’anagrafe come figlio di donna che non intende essere nominata.
La nostra nacque con il labbro leporino. Di lì a poco manifestò i segni di una malattia rara, la sindrome Phace. Lei, un esserino dal volto sfigurato, fu ricoverata all’ospedale Bambin Gesù, e successivamente, trasferita alla casa famiglia Il Girotondo a Roma. Fin quando sei angeli… Ci racconta tutto mamma Maria Assunta: «Su Famiglia Cristiana avevo letto del sito web di una nuova associazione familiare, www.famiglienumerose.org. In home page un annuncio: “Silvia, 20 mesi, cerca una famiglia”. Ne parlai a cena con i miei. Decidemmo insieme di conoscerla meglio…».
Mamma Maria Assunta, calabrese doc, ha un cuore duro quanto la panna. È cresciuta all’ombra del campanile della chiesa dei santi Simone e Pietro a Rossano (Cosenza). Qui lei e Natale si sono conosciuti, hanno maturato la loro vocazione alla vita matrimoniale, sognando da subito una famiglia grande, aperta alla vita e disponibile ad accogliere chi una famiglia non ce l’ha.
Tra Maria Assunta, suo marito, i quattro pargoli e Silvia è stato amore a prima vista. Dopo pochi mesi di visite alla casa famiglia, colloqui, momenti speciali, la vicenda poteva concludersi in un solo modo: la bambina è stata adottata dalla famiglia Grieco. La scelta della famiglia di tenere Silvia è stata accolta con sorpresa dalle educatrici della casa famiglia romana. Dai medici poche speranze: Maria Assunta e Natale avrebbero dovuto abituarsi all’idea di veder crescere un vegetale: Silvia sfigurata, sulla sedia a rotelle, e per di più autistica e con ritardo mentale. «Ed invece oggi parla, ride, piange, corre. È una forza della natura».
Se un miracolo c’è stato, lo si deve alla preghiera dei sei Grieco e dei loro amici. Alla consulenza dei medici dell’istituto di ricerca Eugenio Medea di Bosisio Parini (Lecco) – dove i genitori portano la bambina due volte all’anno per una valutazione del suo stato cognitivo. Alle operazioni cui Silvia è stata sottoposta, fino al recente passato, all’ospedale Gaslini. Interventi eseguiti dal noto chirurgo francese Patrick Diner, e dall’èquipe del dipartimento di chirurgia vascolare della struttura genovese.
«Nel 2012, purtroppo, il dottor Diner, sembra per motivi di salute, ha interrotto la collaborazione con l’ospedale pediatrico di Genova. Una doccia fredda, anche perché in Italia non esistono altri centri specializzati nella riduzione degli angiomi devastanti come quello di Silvia».
Dopo un po’ di ricerche, la famiglia Grieco è riuscita a contattare un chirurgo americano di fama mondiale, il dottor Milton Waner, che opera frequentemente con la sua èquipe al St Joseph Krankeahus di Berlino. La prima visita: il 26 agosto 2012 «Il dottor Waner ci ha dato molte speranze. Ci ha detto di aver già risolto casi simili a quello di Silvia. Dovrà però operarla diverse volte, almeno una dozzina». Gli interventi chirurgici, il volo ed il soggiorno della famiglia a Berlino (ogni intervento esige una decina di giorni di ricovero), sono molto onerosi, tra i dieci ed i quindicimila euro per ogni viaggio della speranza. Una famiglia con due stipendi medi e già diversi figli a carico da sola non può farcela.
Chi vuol contribuire ai viaggi della speranza, alimenterà un sogno. «Ogni centesimo in più rispetto a quanto necessario (magari, ndr) sarà destinato ai genitori di quei bambini che, come mia figlia, soffrono di questa malattia rara. Genitori che non sanno dove battere la testa».
Intanto, la famiglia Grieco, non stanca, ma anzi rinvigorita dall’esperienza dell’adozione di Angela e Silvia, ha chiesto di poter accogliere in casa un altro bambino… Sarà l’indipendenza di Carmine, la sindrome del nido vuoto (lo scriviamo per scherzo) quell’impagabile desiderio confessato prima di ritrovarsi di fronte all’altare di voler dare un papà o una mamma a chi non ce l’ha… sarà per tutto questo che i nostri ci stanno riprovando. L’istanza è stata respinta: «il contesto familiare – si legge nella motivazione della sentenza del tribunale – è già eccessivamente oneroso per la presenza di molti figli tra i quali due adottivi che presentano impegnative situazioni personali), con conseguente necessità di assidue cure ed attenzioni; in tali condizioni l’equilibrio ad oggi raggiunto dal nucleo non è di per sé sufficiente a garantire ai minori che dovessero essere inseriti con nuovi procedimenti adottivi, le migliori e più adeguate condizioni di crescita». «Cosa vuol dire? Che la presenza di una famiglia numerosa rappresenta un handicap? Faremo ricorso» promette Maria Assunta.
Maria Assunta, Natale e tutta l’allegra brigata dei Grieco riceveranno domenica 1° settembre, all’oratorio di Sant’Andrea Corsini a Montevarchi, il premio Due cuori e una tribù. Glielo consegneranno Giuseppe e Raffaella Butturini, presidenti nazionali dell’associazione famiglie numerose, e genitori di dieci figli.